I problemi della transizione elettrica ed il settore auto ne risente, ecco l’analisi

giacomo mazzarella
Auto elettriche
Il mondo dell’auto ad un punto di non ritorno. La transizione elettrica resta l’argomento principale del mondo dell’automobile sia in Italia che nel resto d’Europa. Anche l’Italia ha deciso ormai da tempo di assecondare i diktat europei che vogliono dal 2030 o al massimo del 2035 lo stop ai motori a combustione per un passaggio alla mobilità elettrica che risulta essere fondamentale anche per quanto concerne le questioni ambientali. Le polemiche che accompagnano questa transizione però sono state subito molteplici fin dall’inizio. Soprattutto i costruttori lamentano il contraccolpo che subiranno con questa transizione. Ed a maggior ragione se si pensa al blocco totale delle auto a combustione. Ma c’è chi la pensa in modo differente. C’è chi accusa le aziende di polemizzare per ottenere aiuti di Stato sempre maggiori.

Le aziende fanno il doppiogioco? il sospetto di chi non la pensa come loro

Come si legge sulle pagine del Fatto Quotidiano, secondo il pensiero di Francesco Zirpoli, docente di economia a Cà Foscari, le aziende produttrici polemizzano chiedendo tra le righe al governo più aiuti. Infatti secondo l’analisi del professore, da un lato si lamentano della fine imposta alle auto tradizionali a benzina e diesel, dall’altro adattano le loro produzioni all’elettrico. Per esempio, alcune statistiche che vengono elencate sulle pagine del Fatto Quotidiano da Zirpoli, mettono in risalto come dei 2.400 fornitori di componenti per auto in Italia, ben 2.300 hanno già riconverto le produzioni. E se qualcosa non va è nella politica, che è in concreto ritardo in fatto di transizione.

Anche la Premier Giorgia Meloni scettica sullo stop ai motori endotermici

Le tesi critiche dei costruttori, anche di quelli della componentistica, sposano ciò che ha sottolineato anche la Meloni durante la conferenza stampa di fine anno. La Premier ha parlato anche del settore auto, dichiarando irragionevole lo stop ai motori endotermici del 2035. Irragionevole perché il sistema produttivo italiano ne risentirà. E di fatto, sempre secondo il Fatto Quotidiano, che naturalmente è sempre critico nei confronti della Premier e della coalizione di centrodestra, la Premier ha fatto sponda alla protesta degli industriali dell’auto.

La transizione elettrica ed il ritardo italiano sulla mobilità di nuova generazione

Il problema italiano è che sulla transizione elettrica, se i numeri prima elencati sono reali, è lo Stato ad essere in ritardo. Lo stop alle auto a benzina o diesel se non è accompagnato anche dallo Stato, rischia di penalizzare l’intera industria del settore automobilistico. Almeno secondo ciò che pensano gli industriali. E si torna sempre alle solite cose che producono polemiche da sempre. Incentivi all’acquisto delle nuove auto elettriche devono essere solleciti e soprattutto importanti. Il prezzo delle auto elettriche non può essere così alto come adesso, soprattutto rispetto alle auto tradizionali a combustione. E le aziende chiedono aiuti statali per sostenere una parte dei costi della transizione. Senza considerare le infrastrutture e per esempio, le colonnine di ricarica che devono essere tante e che oggi latitano.
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