Pur non avendo ancora assunto la carica di presidente degli Stati Uniti, Donald Trump si staglia già alla stregua di un autentico convitato di pietra, in molte parti del globo. Una presenza che si è già avvertita con il crollo delle azioni delle case europee conseguente all’annuncio sui nuovi dazi che la sua amministrazione eleverà su tutto ciò che entrerà nel territorio statunitense.
Com’è ormai noto, il miliardario tornato alla Casa Bianca ha già affermato che il giorno stesso in cui tornerà nello studio ovale provvederà ad apporre la sua firma sui documenti necessari per l’imposizione di nuovi dazi a carico dei prodotti stranieri. Resta da vedere se nel farlo non violerà le leggi sul commercio internazionale e gli accordi firmati dal suo Paese, in particolare quello di libero scambio con Messico e Canada. Le premesse, però, sono queste.
I nuovi dazi contro Messico e Canada potrebbero colpire soprattutto Stellantis e Volkswagen
Tra i nuovi dazi prefigurati da Trump, un discorso a parte meritano quelli su Canada e Messico, che nei suoi piani dovrebbero essere aumentati del 25%. Il motivo da lui enunciato consiste nell’evitare che i produttori possano approfittare dell’opportunità di costruire in loco ed evitare le tasse di importazione. Mentre nel caso della Cina, i dazi d’importazione, già aumentati a poco più del 102% dall’amministrazione uscente, aumenteranno di un ulteriore 10% .
Secondo molti analisti ed esperti, però, la promessa di Donald Trump di imporre dazi sulle importazioni dal Messico negli Stati Uniti potrebbe rivelarsi disastrosa non tanto per la Cina, quanto per i costruttori europei, a partire da Volkswagen e Stellantis. Ovvero coloro che hanno costruito siti produttivi in Messico, invogliati da due motivi: la convenienza della manodopera locale e la vicinanza di un mercato come quello USA. Le attuali tariffe sulle esportazioni dal Messico agli Stati Uniti variano tra lo 0% e il 2,5% in base all’origine dei componenti.
Proprio per questo motivo, non appena Trump ha fatto il suo annuncio, Stellantis e Volkswagen hanno visto scendere il prezzo delle proprie azioni nell’ordine del 4,7% e del 2%. In una nota rivolta ai clienti, gli analisti di Bernstein hanno affermato, in particolare, che le minacce di Trump di applicare tariffe subito dopo il suo insediamento a gennaio lasciano alle case automobilistiche e ai fornitori un lasso di tempo troppo ridotto per adattarsi agli enormi cambiamenti nella catena di approvvigionamento.
Il momento particolare delle case automobilistiche
L’annuncio di Trump arriva in un momento molto delicato per le case automobilistiche. Ovvero mentre sono alle prese con un mix potenzialmente disastroso, formato dal calo della domanda, dai costi crescenti, da una transizione ai veicoli elettrici più lenta del previsto e da una crescente concorrenza da parte dei rivali cinesi. A partire da BYD, ma non solo.
Il mercato USA, infatti, rappresenta un approdo naturale per le esportazioni di auto prodotte in Messico. Basta osservare i dati pubblicati dall’Associazione dei costruttori automobilistici messicani, per capirlo. Quasi l’80% delle auto esportate dal Messico tra gennaio e luglio di quest’anno è stato destinato agli Stati Uniti, per un totale pari a circa 1,57 milioni di veicoli.
Nel caso di Stellantis, ogni punto percentuale aggiuntivo di dazi sulle importazioni dal Messico potrebbe ridurre gli utili ante imposte di circa 160 milioni di euro, ovvero l’1,4% delle aspettative per il 2025. A rivelarlo sono le stime condotte dagli analisti di Intermonte.
In pratica, si tratterebbe di una cifra compresa in una forbice tra 3,6 miliardi di euro e 4 miliardi di euro. Tanto che, secondo il CEO di Ram, Chris Feuell, la casa automobilistica franco-italiana sarebbe pronta a rivedere il suo piano di espansione nei paesi a basso costo, tra cui appunto il Messico. Una dichiarazione che è stata rilasciata la passata settimana a Bloomberg. Naturalmente non sarebbero toccati i due stabilimenti di assemblaggio che realizzano veicoli ad alto margine di profitto, ovvero Saltillo e Toluca. Il primo produce pick-up e furgoni Ram, il secondo il SUV di medie dimensioni Jeep Compass.
Per i veicoli di Volkswagen i dazi di Trump sarebbero una mazzata
Per quanto concerne Volkswagen, sono gli analisti di Stifel a ricordare che circa il 65% delle auto vendute dal gruppo negli Stati Uniti non sarebbe più competitivo in caso di dazi aggiuntivi sulle importazioni messicane.
La fabbrica automobilistica di Puebla è la più grande del Messico e una delle più grandi all’interno del gruppo VW. Nel corso del 2023 ha assemblato circa 350mila auto, tra cui la Jetta, la Tiguan e la Taos, destinate proprio al mercato statunitense.
Le attività statunitensi della casa automobilistica tedesca sono peraltro molto più esposte al Messico di quanto non lo sarebbero le sue attività europee. I dati relativi alle spedizioni denotano come Volkswagen US abbia importato durante l’anno in corso circa 10 volte di più dal vicino meridionale rispetto a quanto arrivato dall’Europa. In questo quadro, la minaccia di Trump è destinata a rivelarsi uno tsunami.