È francamente incomprensibile l’astio dell’Europa contro gli Usa di Trump, che intende porre dazi anti Vecchio Continente sulle auto e su altri beni. In realtà, l’Ue i dazi auto e di altro genere se li è messi da sola negli anni. Col bando termico 2035 e le multe alle Case c’è una sorta di tassazione mostruosa interna, tale da devastare il tessuto economico e sociale: vedasi la crisi VW, più altri Gruppi che hanno la febbre alta, più i fornitori con almeno 56.000 licenziamenti. Una sorta di tassazione che è andata a fare del male all’auto termica, favorendo la Cina con le sue elettriche. Sono barriere sia contro la macchina a benzina o diesel sia contro le full electric: come possono mai avere successo questi mezzi se le colonnine non ci sono e l’elettricità è cara come il fuoco. La ciliegina sulla torta è il no al gas russo che ha fatto schizzare alle stelle il prezzo dell’energia, con l’automotive che ne paga le conseguenze. Non è certamente stato Trump a decidere tutto questo.
Burocrazia infernale per le colonnine
Solo per mettere una colonnina e attaccarla alla rete servono mille passaggi all’interno di un girone dantesco di burocrazia che in Italia raggiunge il culmine: da noi, il 20% delle stazioni è scollegato. L’Ue avrebbe potuto favorire l’industria auto col digitale legato all’Intelligenza Artificiale, ma le regole sono così piene di vincoli bizantini da ostacolare la crescita delle aziende tecnologiche europee impedendo all’economia di realizzare incrementi di produttività. Senza dimenticare la politica fiscale legata alle esigenze di bilancio imposte dalla Ue stessa: una pressione dell’erario che da noi danneggia le auto aziendali, in particolare. In quanto al denaro fresco, l’Ue ha immesso 2.500 miliardi di euro tra il 2009 e il 2024: pochissimi. Contro 14 mila miliardi di euro piazzati dagli Usa.
Le critiche alla Cina
Di contro, all’Ue non sta bene che la Cina aiuti troppo le Case auto. A parte che Pechino respinge le accuse, comunque l’auto elettrica non sta in piedi con le sue gambe, perché servono investimenti poderosi. Abbiamo reagito coi dazi anti full electric Made in China anziché attivarci per somigliare al Dragone. Il Dialogo strategico dell’auto è il trionfo della burocrazia e della lentezza Ue: il Piano d’Azione dovrebbe arrivare a marzo 2025. Tardissimo, considerando che le sconfitte interne sono note dal 2019, quando è stato avviato il Green Deal, il quale ha portato disoccupazione e tensioni sociali. Chiaro che la destra in Germania adesso spaventi la sinistra verde, responsabile numero uno dello sfacelo. Intanto, è in ballo anche il nuovo Competitiveness Compass della Commissione europea. Un cumulo di programmi pieni di parole, nel mentre che Usa, Russia e Cina agiscono.
Da mentalità perdente a mentalità vincente: cosa serve per l’auto
Serve un cambiamento radicale di mentalità in Europa. Oggi, abbiamo finanze pubbliche deboli e scarsa autonomia, con pressioni esterne notevoli. Occorrono decisori che abbiano il coraggio di investire, creando occupazione.
![L’Europa ha fatto tutto da sola da anni, con un paralisi dello sviluppo automotive da paura.](https://www.motorisumotori.it/wp-content/uploads/2025/02/auto-2-1280x853.jpg)
Quella via di mezzo che porta solo sconfitte
L’Europa ha scelto l’elettrico senza investire davvero in questa tecnologia. Si trova tuttora innanzi al bivio. Strada uno: accelerare sul full electric, con un Piano Marshall da paura per bonus, colonnine, protezione degli addetti, scudo anti Cina. Strada due: cancellare Green Deal e bando termico, e puntare tutto su benzina e diesel puliti. Attenzione perché la via di mezzo, con le ibride plug-in o gli e-fuel avranno solo un risultato: peggiorare la situazione. Lo staff di Trump e gli alti funzionari del Partito Comunista in Cina ci attendono al varco.
![L’Europa ha fatto tutto da sola da anni, con una paralisi dello sviluppo automotive da paura.](https://www.motorisumotori.it/wp-content/uploads/2025/02/Screenshot-2025-02-16-alle-19.45.46-1280x1031.jpg)
Energia: dramma Italia per l’auto
Per il 2025, l’Ufficio studi della CGIA stima che il costo complessivo delle bollette possa gravare sul sistema imprenditoriale italiano per ulteriori 13,7 miliardi di euro rispetto al 2024, corrispondente a un incremento del 19,2%. All’interno di queste realtà, un’industria energivora come quella dell’auto. La spesa totale prevista raggiungerebbe quindi gli 85,2 miliardi: di questi 65,3 miliardi per l’elettricità e 19,9 miliardi per il gas. Tutto sull’ipotesi di un prezzo medio dell’energia elettrica nel 2025 fissato a 150 euro per MWh e del gas a 50 euro per MWh. Ma occhio: proseguendo a dire no al gas di Mosca, i prezzi voleranno.