I cinesi raddoppieranno la produzione estera anti dazi Ue auto elettriche

Ippolito Visconti Autore News Auto
Orientali scatenati, approfittando della debolezza della politica occidentale.
produzione auto cina

L’Unione europea ha piazzato extra dazi provvisori sulle auto elettriche made in China: la risposta degli orientali? Raddoppieranno la produzione estera anti tasse. Si volerà da 1,2 milioni di veicoli nel 2023 a oltre 2,7 milioni entro il 2026 (fonte Bloomberg). Se le vetture sono fatte fuori Ue, non pagano dazio. Aggiramento geniale, contro le normative schiocche del Vecchio Continente, che ragiona come un pugile anziano sul ring. Cinesi scatenati, approfittando della debolezza dei tecnocrati di Bruxelles, ormai sotto assedio nella loro torre d’avorio. Con l’ex Celeste Impero che prende d’infilata da tutte le parti l’Unione, nel panico totale fra mercato ko, disoccupazione, fabbriche chiuse e tensioni sociali. È il Green Deal, bellezza, il presunto verde che porta all’incubo nero.

Invasione mondiale

BYD, Chery, Changan, GAC e SAIC hanno annunciato 10 nuovi progetti per i loro stabilimenti all’estero dal 2023. I siti più popolari includono Thailandia, Indonesia e Brasile. Ma manche Asia sudorientale e centrale, America Latina e Medio Oriente. BYD sta costruendo uno stabilimento in Ungheria e ha anche annunciato piani per un altro in Turchia. Anche la Polonia, che ha accordi con i fornitori di batterie cinesi, sta diventando popolare tra i produttori di veicoli elettrici cinesi. La Spagna cerca investimenti: si dice che Geely, Dongfeng e Xpeng stiano cercando sedi per uno stabilimento nella regione. Per adesso, cinesi alla larga dall’Italia, con troppa burocrazia e tasse pesantissime.

Fame di auto elettriche non troppo care

Così, Pechino sfama i consumatori europei, che cercano auto elettriche non troppo care. E vogliono macchine di qualità, con batterie efficienti, in grado di garantire autonomia estesa.

In parallelo, il mercato dei veicoli elettrici in Cina si satura: la crescente concorrenza interna e la sovracapacità stanno spingendo i marchi cinesi di veicoli elettrici fuori dalla Terra di Mezzo. Per adesso, i cinesi hanno costruito e commissionato impianti di produzione in nove Paesi, con una capacità annuale di 1,2 milioni di mezzi. Il doppio nel 2026. Con le quattro fasi principali: stampaggio, saldatura, verniciatura e assemblaggio finale. Per farlo, serve una montagna di denaro, tenacia, desiderio di battersi sul libero mercato in una libera concorrenza. Cina e libertà, binomio vincente contro la decrepita Europa, che si chiude a riccio con gabelle medievali.

auto cina

Punti di ricarica: prima o poi ci penserà la Cina

Prima delle auto elettriche a prezzi ragionevoli, servirebbe l’ecosistema: colonnine pubbliche veloci e diffuse, che oggi non ci sono. Poi occorrerebbe un collegamento immediato con la rete elettrica, spesso assente. Chissà, magari un giorno i cinesi potrebbero occuparsene risolvendo annosi problemi che si trascinano senza soluzione, con pezzi di carta da timbrare che saltano da una scrivania all’altra di qualche anonimo burocrate in malattia o in ferie. D’altronde, la Cina ha già in mano il fotovoltaico planetario, dopo essersi fatta beffa dei dazi sui pannelli cinesi da parte della solita perdente Ue.

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