Triste e drammatico incontro a Roma sulla Gigafactory di Termoli. Al ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), si è tenuto il tavolo relativo alla fabbrica di batterie. Siccome Stellantis non la vuole creare (in quanto le elettriche non si vendono), allora il dicastero dirotta i fondi del Pnrr destinati al nuovo stabilimento di batterie di ACC (Automotive Cells Company, la joint venture tra Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies). La guerra fra il Gruppo guidato da Tavares e il governo Meloni si fa asperrima.
Elettriche flop
Al vertice erano presenti il ministro Adolfo Urso, i rappresentanti di Acc e Stellantis, il presidente della Regione Molise e i sindacati confederali e di categoria. ACC conferma l’incertezza in merito ai tempi di realizzazione degli impianti di Termoli e Kaiserslautern. Per più motivi: il mutato contesto di mercato dell’auto elettrica, i dubbi sulla domanda futura di componenti per l’industria automotive e la possibilità di adottare nuove tecnologie produttive per la realizzazione di batterie meno costose del 20-30%.
O i soldi vengono messi sul piatto, o l’Ue ci toglie quei denari. Per non pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, i quattrini verranno dunque convogliati verso altri investimenti coerenti con la transizione energetica del comparto, al fine di avere certezze sull’utilizzo delle risorse europee.
Pertanto, il governo italiano sta tagliando i fondi per un impianto di batterie per veicoli elettrici Stellantis e Mercedes-Benz dopo che il progetto ha subito ritardi dovuti a un rallentamento della domanda di veicoli elettrici in Europa. Riassegnerà 200 milioni di euro di fondi dell’Unione europea che aveva stanziato per il progetto di costruzione dell’impianto ad altre iniziative di energia verde. All’inizio, Automotive Cells Company (ACC), una joint venture per batterie i cui azionisti includono le due case automobilistiche e TotalEnergies, aveva in programma tre Gigafactory in Europa in siti in Francia, Germania e Italia per un investimento totale di 7 miliardi di euro. La sua fabbrica nel nord della Francia ha avviato la produzione.
ACC a Termoli: situazione
A Termoli, ACC ha acquistato 74 ettari di terreno, avviando lavori di movimentazione terra, scavo e carotaggi preliminari alle fondamenta della struttura. C’è l’autorizzazione ambientali col permesso di costruire. Tutto condiviso con i sindacati, compresi le caratteristiche del processo produttivo, i profili professionali, l’organizzazione del lavoro. Era pronta a partire con la costruzione della Gigafactory a fine giugno 2024, ma ha dovuto fare i conti col flop elettrico. Si punta a nuove chimiche di celle a basso costo. Se ne riparla nel primo trimestre del 2025 (e lo stesso per la Germania).
Tanti dissapori fra governo e Stellantis
Il governo di Giorgia Meloni e Stellantis si sono scontrati negli ultimi mesi dopo che la casa automobilistica ha annunciato piani di tagli di posti di lavoro in Italia a causa di un rallentamento della domanda in tutto il settore. La scorsa settimana, Stellantis ha dichiarato che sta pianificando di interrompere la produzione della Fiat 500 elettrica a Torino, in Italia, nel mese prossimo a causa della mancanza di ordini in Europa.
A ottobre altre parole
Incontri, colloqui, parole… Ma zero fatti negli anni. A ottobre 2024, un nuovo tavolo per fare il punto della situazione, in particolare per capire quali sono le intenzioni di ACC sul piano occupazionale. Occhio: col tempo che passa, l’elettrico è sempre più flop. Quindi, addio Gigafactory. Il ministro conferma altresì la disponibilità del governo a valutare altri fondi “di altra natura” da destinare a Termoli quando ACC “sarà in grado di presentare il nuovo piano industriale, comprensivo della nuova tecnologia”. Sì: quando? Il full electric è destinato a morire.
Terrore fra i sindacati
Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr dichiarano di non poter accettare lo stato di perdurante incertezza e di progressivo declino in cui versa lo stabilimento di Termoli. Da una parte Stellantis ha assicurato la continuità dello stabilimento con la produzione degli attuali motori. Dall’altra non ha individuato nuovi prodotti in grado di compensare il progressivo calo dei volumi e la preannunciata fine del Fire, che costringe al ricorso massiccio di ammortizzatori sociali.
Morale: nei prossimi giorni saranno decise le forme di una mobilitazione. Target? Uno: chiedere ad ACC di sciogliere le riserve sulla costruzione della Gigafactory. Due: domandare a Stellantis di rafforzare l’attuale produzione di motori. Tre: che il governo mantenga a disposizione di Termoli i fondi indispensabili al rilancio di un grande progetto industriale. Per ambiente e occupazione.
Insomma, auto elettrica, psicodramma disoccupazione in Italia e in Europa: suicidio industriale di Bruxelles. Il governo Meloni e il ministro Urso innocenti: hanno ereditato una situazione infernale. Non si riesce né a fare la Gigafactory né a far produrre un milione di auto annue a Stellantis in Italia per il 2030 né a persuadere una cinese a costruire da noi: troppa burocrazia, troppe tasse, elettriche troppo giù. Incutiamo timore. Per l’esecutivo, dura pure staccarsi dall’Ue: se lo fa, addio soldi europei, niente rate in entrata. Situazione bruttissima.
Torneranno a trovarci
Il ceo di ACC Yann Vincent ha affermato che l’azienda riprenderà le discussioni sui possibili piani di finanziamento con il governo italiano nella prima metà del prossimo anno. “Se torneremo a trovarli lìanno prossimo con un progetto per una batteria più economica che funzioni, per la quale abbiamo clienti, avremo la conferma che lo Stato italiano ci aiuterà”.