Elon Musk è una scoperta continua, nel bene e nel male. Suo malgrado, la banca d’affari del tycoon sudafricano ha deciso di fargli causa, una manovra che avviene assai di rado, specialmente a Wall Street e oltretutto con un cliente di spessore quale Tesla. JP Morgan ha adito le vie legali contro il Costruttore di auto elettriche per oltre 162 milioni di dollari. Il motivo è da ricondursi ai tweet scritti da Musk nel 2018, dove affermava di voler effettuare il delisting del colosso dei motori.
Tesla costretta a difendersi dalla propria banca: il curioso caso di Elon Musk
Nella documentazione inoltrata in tribunale, JP Morgan sostiene che dei warrant ceduti da Tesla hanno spinto la banca a rivalutare e correggere la rispettiva posizione in seguito ai post di Musk, dove spiegava di essersi assicurato i fondi per il delisting di Tesla a 420 dollari per azione. Nel momento in cui la Casa ha successivamente decretato l’abbandono dell’operazione, il valore dei warrant è ulteriormente mutato e JP Morgan si è trovata obbligata a correggere di nuovo il tiro. Tesla parla di un tentativo opportunistico per avvantaggiarsi della volatilità.
Per un grosso istituto finanziario intentare causa contro uno dei suoi clienti è decisamente anomalo, ma il provvedimento attesta quanto sia complicato per le banche lavorare con Musk. Il rumore dei nemici deve evidentemente esaltarlo. Negli scorsi giorni ha avuto, infatti, luogo via Twitter un feroce botta e risposta tra lui e Bernie Sanders, senatore democratico del Vermont, candidatosi alle presidenziali del Partito Democratico in occasione dell’Election Day sia del 2016 sia del 2020. Sanders ha rivendicato la necessità di portare chi è estremamente ricco a pagare la sua giusta quota di tasse allo Stato. Immediata la replica di Musk, il quale – con tono provocatorio – ha affermato di dimenticare che Sanders fosse ancora vivo. In un tweet successivo, il numero uno di Tesla ha rincarato la dose, chiedendogli se desidera che venda ulteriori azioni: basta chiedere.