Gruppi auto cinesi interessati a due fabbriche tedesche Volkswagen: per quattro motivi 

Ippolito Visconti Autore News Auto
Dragone scatenato, all’attacco nel Vecchio Continente stanco e malandato: mire su due fabbriche Volkswagen in Germania.
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Celeste Impero pieno di energie politiche, economiche e sociali, pronto a mangiare due fabbriche tedesche Volkswagen (in crisi) in Germania, in un Vecchio Continente stanco e malandato, che arranca in una transizione verde sempre più disastrosa imposta dall’Ue. La Cina – coi suoi politici ultra selezionati e con le antenne sempre dritte – attende che l’Europa mostri al mondo le proprie debolezze strutturali, per poi affondare il colpo. Secondo la Reuters, i siti di Dresda e Osnabrück fanno gola.

Quattro colpacci in una botta

Uno: le Case cinesi, producendo in Germania, non pagherebbero i dazi Ue sulle elettriche fatte nel Paese della Grande Muraglia. Due: avrebbero un avamposto straordinario per invadere l’Europa. Funzionari e Case automobilistiche cinesi stanno tenendo d’occhio le fabbriche tedesche destinate alla chiusura. Tre: l’economia cinese ha messo radici in terra teutonica, ma poco in fatto di auto: ecco la grande occasione. Le offerte possono provenire da aziende private, aziende statali o joint venture con aziende straniere: servono l’ok delle autorità cinesi, del futuro governo tedesco (l’attuale di sinistra è in disfacimento dopo la transizione flop ultra green) eletto a febbraio 2025, e dei sindacati germanici. Quattro: un bel modo per rinsaldare le relazioni fra i due popoli.

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Questione dazi

Molti produttori di automobili cinesi stanno cercando sedi per gli stabilimenti in Europa, il secondo mercato mondiale di elettriche, per aggirare le tariffe imposte dalla Commissione europea. Finora la maggior parte ha optato per la costruzione di nuove fabbriche in Paesi a basso costo con sindacati più deboli, come BYD in Ungheria e Turchia. Leapmotor sta pianificando la produzione con Stellantis in Polonia: sta valutando l’utilizzo di un sito in Germania per la produzione di veicoli elettrici. Chery Auto inizierà a produrre in uno stabilimento ex Nissan in Spagna. Gli investitori cinesi hanno già esaminato gli impianti nell’Europa occidentale: l’impianto Ford a Saarlouis in Germania e di Audi a Bruxelles. Chery analizza varie opzioni per la produzione in Europa e che dovrebbe prendere una decisione quest’anno. 

Romanzo automotive scritto da un cinese

Quindi, Volkswagen sta esplorando utilizzi alternativi per i suoi stabilimenti di Dresda e Osnabrück nell’ambito di una spinta al taglio dei costi per ridimensionare le sue attività tedesche. La più grande casa automobilistica europea, che possiede marchi tra cui Porsche, Audi e Skoda, ha visto le vendite calare a causa della crescente concorrenza delle aziende cinesi. Ora la Cina può comprare le sue fabbriche. Paradosso in salsa orientale, un romanzo automotive con pagine appassionanti. D’altronde, la Cina che colpe ha se la Germania politica ha voluto suicidarsi con gli ecoinvasati delle auto elettriche?

Nulla in contrario

I dirigenti VW volevano chiudere diversi stabilimenti, ma hanno incontrato la resistenza dei sindacati. In un accordo raggiunto prima di Natale, hanno concordato di porre fine alla produzione a Dresda, uno stabilimento da 340 lavoratori che produce l’ID.3 elettrica, dal 2025, e a Osnabrück, dove 2.300 dipendenti producono la T-Roc Cabrio, dal 2027. VW sarebbe aperta a vendere la fabbrica di Osnabrück a un acquirente cinese. Stephan Soldanski, un rappresentante sindacale, ha affermato che i lavoratori dello stabilimento non avrebbero nulla in contrario a produrre per uno dei partner della joint venture cinese della Volkswagen. Servono soldi freschi per occupazione diretta e a livello d’indotto: forze nuove per il futuro, con alle spalle politici che accelerano senza i freni della infernale burocrazia Ue.

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