I sogni muoiono all’alba: dopo le pie illusioni dei mesi scorsi, a novembre 2024 il mercato europeo dell’auto torna in territorio negativo. Secondo i dati diffusi dall’associazione dei costruttori Acea, le immatricolazioni nell’area Ue più Efta più Uk si sono attestate su 1.055.319 unità, ossia il 2% in meno rispetto allo stesso mese del 2023. Nei primi 11 mesi 2024, si galleggia a 11.876.655 vetture, con un +0,6% tristissimo, segno che gli europei sono poco convinti dalle macchine nuove. Francia a -12,7%, seguita dall’Italia a -10,8%, Regno Unito -1,9% e Germania -0,5%. Fa eccezione la Spagna che cresce grazie a un +6,9%.
Il bluff elettrico
Le Bev guadagnano lo 0,9% in Europa. Nella sola Ue, le auto a batteria perdono ben il 9,5% a causa di una discesa in Germania (-21,8%), Francia (-24,4%) e Italia (-17,4%). Pertanto, la quota precipita dal 16,3% al 15%, portando i primi 11 mesi al 13,4%. Pessimo. Perché allora in tutta Europa stanno a galla? È un bluff: c’è la spinta del mercato britannico, dove gli obblighi del mandato Zev spingeno le Case a promuovere le auto a corrente. Se non lo fanno, subiscono multe pesantissime in Gb. Da sommarsi alle multe Ue nel 2025. È una situazione pessima per le Case auto, che devono vendere tante elettriche e poche termiche, alzano il prezzo delle macchine a benzina: profitti ai minimi, fabbriche che traballano, dipendenti che tremano. Signori, la transizione energetica concepita malissimo, coi cinesi che spaventano tutti. Appena in Uk questa ondata di elettriche forzate (mega sconti di listino e altre pratiche) passerà, il full electric tornerà ad avere numeri tragici.
Confronto viziato per le elettriche
Il caos elettrico arriva dalla Germania: nel 2023 incentivi, ora zero. Non è dato sapere cosa i verdi sinistroidi vogliano fare né coi bonus né in Ue. In più, il Partito popolare europeo confonde le idee a tutti, trasformandosi da fautore del Green Deal col bando termico a fazione che intende stoppare il full electric. Francia ko perché a novembre 2023 c’è stata la rincorsa al bonus quasi finito. Gli esecutivi di Berlino e Parigi fanno e disfano in Ue e nei loro Paesi in materia di vetture a batteria, disorientando consumatori e Case.
Serve ragionare su un dato elettrico
Detto questo, un benedetto numero va analizzato. Non è possibile che ogni volta – se l’elettrico crolla – esista qualche giustificazione: le quote, le intenzioni di acquisto, i contratti in via di sottoscrizione, le macchine elettriche Made in Cina prima dei dazi. La colpa non è dell’auto elettrica, gioiello da proteggere, ma di chi ha creato queste condizioni senza tutelare aziende, dipendenti, indotto e consumatori: l’Ue nel 2019, che ha spinto per il bando termico senza ecosistema tipo Tesla Supercharger e senza scudo anti Dragone. Oltretutto, le vetture a corrente vendute nell’Ue crescerebbero in futuro se non ci fossero le tasse ai danni di Pechino, che sono una mazzata per i potenziali clienti.
Quali i fattori chiave?
Prezzi delle vetture stellari (per i dispositivi di sicurezza e per allontanare i clienti dalle macchine a benzina che fanno alzare le possibilità di multe Ue), consumatori sotto pressione a causa dell’aumento del costo della vita, finanziamenti delle auto carissimi, eliminazione dei sussidi per i veicoli elettrici in alcuni Paesi, politica Ue disorientante, princìpi sull’ecologia che vengono sbandierati e ammainati dalla politica. Mentre Volkswagen e Stellantis accelerano per tagliare i costi cercando nel contempo di placare i sindacati e i governi, la crisi ha ripercussioni anche sui fornitori e sulle startup come la società svedese di batterie Northvolt AB, che ha presentato istanza di fallimento ai sensi del Capitolo 11 a novembre 2024. La Germania è in fiamme: VW nei guai; Robert Bosch GmbH, ZF Friedrichshafen AG e Schaeffler AG sono tra i produttori di componenti che stanno perseguendo migliaia di tagli di posti di lavoro; le aziende tedesche di difesa stanno cercando di assumere lavoratori dell’auto, con il produttore di radar Hensoldt AG già in trattative per assumere team completi da due diversi fornitori di componenti per veicoli.
Ibride superstar
Le motorizzazioni al top restano le ibride non ricaricabili con un +16,4% di tutti i tipi: classiche, leggere e altro (esiste di tutto ormai che viene definito a doppio motore). In calo le Phev, ossia le termiche ibride plug-in (-8,6%) e i modelli classici: -12,4% per le auto a benzina e -15,4% per i diesel.