Giorgia Meloni vuole Toyota in Italia? Si fanno largo varie ipotesi

Ippolito Visconti Autore News Auto
Niente cinesi con le loro elettriche, ma i giapponesi di Toyota con le loro ibride: il presidente del Consiglio Giorgia Meloni pare voglia i nipponici in Italia, il colosso numero uno al mondo.
Meloni giappo

Niente cinesi con le loro elettriche, ma i giapponesi di Toyota con le loro ibride: il presidente del Consiglio Giorgia Meloni pare voglia i nipponici in Italia, il colosso numero uno al mondo. A confermare le indiscrezioni è stato, nelle scorse ore, Giuseppe Sabella, direttore di Oikonova (think tank specializzato in lavoro e sviluppo sostenibile). Stellantis resterebbe il primo costruttore con qualche fabbrica, mentre il secondo operatore sarebbe la Casa delle tre ellissi. “Il sogno di Palazzo Chigi resta quello di portare Toyota in Italia. Nel suo viaggio in Giappone, a febbraio, Meloni ha confermato di avere incontrato i vertici dell’industria automobilistica nipponica. Toyota ha serie intenzioni di sviluppo della produzione europea e punta a crescere all’interno del mercato europeo. Sarebbe un grande colpo”, ha detto Sabella a rainews.it.

Stellantis produce la Leapmotor T03 in Polonia: “Nessuna sorpresa” 

Inoltre, per Sabella, non sorprende il fatto che Stellantis produca la Leapmotor T03 in Polonia, a Tychy. E non a Mirafiori. A febbraio, in occasione della presentazione dei risultati finanziari dell’anno 2023, “Tavares ha detto chiaramente che era intenzione di Stellantis portare la produzione della Leapmotor a Mirafiori. Non ha fatto riferimento alla T03, ma lo ha detto chiaramente. Questa era l’intenzione dell’azienda. E la cosa non si è realizzata. Qualcosa si è messo di traverso in questa operazione”, secondo il direttore del think tank. 

meloni

Casa auto cinese in Italia: “Improbabile”

L’ipotesi di portare in Italia il costruttore cinese non è mai piaciuta a Palazzo Chigi, dice Sabella: “Il governo è più orientato infatti a favorire l’ingresso di un costruttore occidentale, americano o giapponese”, sostiene Sabella. Il motivo? Ecco la sua tesi: la filiera occidentale si sta riorganizzando per arginare l’espansione di quella asiatica. Anche da un punto di vista politico, un costruttore cinese in Italia sarebbe dissonante rispetto a quella che è sempre stata la linea del governo italiano, molto impegnato a puntare sull’evoluzione del motore endotermico, linea che troverà risonanza nel nuovo corso europeo. Inoltre, si consideri anche che l’esperimento con i cinesi di Silk-Faw in Emilia (la nostra Motor Valley) non è finito bene. 

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