Geely è nota in Europa come uno degli alfieri dell’auto elettrica cinese. Proprio per questo in molti hanno reagito con un certo stupore alle dichiarazioni rilasciate da Gui Shenyue, il suo amministratore delegato sul futuro della casa. In particolare a quelle relative all’intenzione di non escludere le auto a benzina dalla sua gamma. Alla base di questo orientamento la constatazione che rinunciare alla produzione di auto a combustione interna priverebbe la sua azienda di una fonte di reddito significativa. Un lusso che, al momento, nessuno si può permettere, in un mercato automobilistico sempre più concorrenziale.
Nel futuro, le auto a benzina divoreranno meno carburante
La disamina del numero uno di Geely parte da una constatazione condivisibile: “Le auto elettriche non riflettono pienamente le esigenze del settore automobilistico”. Per poi aggiungere un’altra affermazione che sembra aprire nuove strade da battere, per un’industria automobilistica come quella cinese che sinora ha fatto leva sugli EV per affermarsi: “Le automobili a benzina del futuro cesseranno di essere divoratrici di carburante, per diventare economiche e intelligenti”.
Gui Shenyue ha poi messo in evidenza numeri destinati a rafforzare il suo ragionamento: nel 2024 Geely prevede infatti di consegnare circa 820mila auto con motore a benzina. Un dato che andrebbe a segnare una crescita in termini di vendite dell’1% rispetto all’anno precedente. Se non si tratta di un dato esplosivo, occorre comunque metterlo in relazione con un contesto di mercato in grave difficoltà, con le consegne di auto a benzina che in Cina stanno registrando una diminuzione del 20%.
E i ricavi derivanti dalle auto a benzina, peraltro, permettono all’azienda di finanziare gli investimenti necessari per lo sviluppo della sua gamma di veicoli elettrici. E, proprio a tal proposito, Gui Shenyue fa un’aggiunta di non poco conto: i tempi facili per i produttori cinesi di auto elettriche sono ormai agli sgoccioli. Se sino ad oggi le aziende erano in grado di sopravvivere nonostante le perdite, confidando sul sostegno degli investitori, ora non è più così. E nel nuovo panorama che si va stagliando, le auto a benzina sono destinata a giocare ancora un ruolo.
Geely: quali i motivi alla base della sua retromarcia?
Una strana retromarcia, quella di Geely. Tanto da spingere più di un osservatore a dedurne che la situazione delle auto elettriche non è così rosea come in tanti hanno cercato di far credere. Le parole rilasciate dal suo CEO al South China Morning Post, vanno a ricordare una cosa che in molti sembrano aver dimenticato, presi dalla frenesia dell’auto elettrica: vendere auto green non è particolarmente vantaggioso.
Gui Shenyue è molto chiaro in tal senso: “Se non producete auto a benzina sappiate che perderete un importante motore di crescita dei vostri profitti”. Del resto basta vedere le perdite accumulate da molti marchi con la produzione di EV, per capire come sinora a spingere il settore siano stati gli incentivi statali. Che però stanno finendo.
Il caso più eclatante è quello degli Stati Uniti, ove l’avvento di Donald Trump condurrà in breve all’eliminazione del credito d’imposta pari a 7.500 dollari per chi compra auto elettriche. Operazione che del resto arriva dopo la fine degli incentivi in gran parte dell’Europa. E tale da ridare fiato a quelle auto a combustione interna (ICE), che ancora oggi rappresentano il 30% delle vendite di auto a livello globale.
Se è però un marchio cinese, uno dei maggiori, a esternare le proprie perplessità, è del tutto logico che le sue parole siano vagliate con grande attenzione. Soprattutto alla luce della situazione cinese, ove il tasso di adozione dei veicoli elettrici dovrebbe superare il 90% entro il 2027.
Geely si aggiunge agli scettici?
Per quanto riguarda Geely, il gruppo ha venduto 1,97 milioni di auto nei primi 11 mesi del 2024. È quindi sul punto di realizzare i propri obiettivi annuali, che prevedevano la vendita di due milioni di modelli. Un dato ancora lontano da quello del suo principale antagonista, BYD, ma comunque di grande rilievo.
L’azienda cinese, con le dichiarazioni rilasciate da Gui Shenyue, va però ad aggiungersi alla lista degli scettici sull’auto elettrica. Un elenco che continua ad allungarsi di mese in mese e capeggiata da Toyota, il cui presidente Akio Toyoda non ha mai avuto eccessivi timori ad esternare i propri dubbi.
L’approccio “multi-percorso” da lui indicato come la strada migliore da perseguire per il futuro, sta rapidamente prendendo piede, in particolare a forza di ripensamenti sui programmi destinati all’elettrificazione della gamma varati in precedenza da molte case. Basti ricordare in tal senso i ritardi di Porsche, anche se giustificati da ragioni ingegneristiche. O la virata verso gli ibridi plug-in di Volkswagen, tesa a rispondere al raffreddamento del mercato nei confronti dei modelli elettrici. E, ancora, il ridimensionamento dei piani di GM e Ford.
Ripensamenti che se sembrano normali per le case tradizionali, destano però sconcerto nel caso di Geely. in Cina, infatti, l’industria automobilistica si è radicalmente convertita ad un modello di mobilità più sostenibile. Stando ai dati diffusi dalla società di ricerca Rho Motion, lungo il territorio del gigante asiatico nel mese di novembre le vendite di NEV hanno rappresentato il 70% del totale. Tanto da rendere abbastanza incomprensibile la risoluzione di Gui Shenyue, almeno all’apparenza.