Rating a lungo termine BBB+ per Stellantis.
Qui crolla tutto: l’agenzia di rating Fitch ha rivisto l’outlook su Stellantis a negativo da positivo. Si prevedono peggioramenti quindi. Prosegue la discesa del Gruppo euroamericano sotto pressione nel mondo: sindacati Usa all’attacco, governo italiano che preme. Tutto questo riflette l’andamento dell’azienda più debole delle attese nel mercato del Nordamerica, determinando un significativo taglio della redditività e dei margini free cash flow. L’agenzia di rating ora stima l’Ebit margin della società al 6,2% e al 7,7% rispettivamente nel 2024 e nel 2025: i motivi? La mancata riduzione delle scorte e la continua concorrenza dei prezzi in Nordamerica ed Europa. Insomma, l’invenduto resta drammaticamente lì. Rating a lungo termine BBB+ confermato per l’azienda.
Rating e outlook: cosa sono
Il rating è un giudizio, un voto. Dato da alcune società specializzate. Su cosa? Sulla salute finanziaria di imprese, Stati e istituzioni pubbliche. Si valuta la capacità degli emittenti di rimborsare il capitale a scadenza e di pagare in modo regolare gli interessi dovuti. Per le imprese esistono due rating, uno a breve e l’altro a lungo. Da A, il massimo. Sino a D, il minimo. O meglio da AAA sino a D. Con AAA hai un rischio minimo, inteso che il rischio zero non esiste. In sostanza, BBB+ di Stellantis è accettabile, e ci mancherebbe pure. Insieme ai rating è espresso anche un outlook (stabile, negativo o positivo) che esprime anche le prospettive del merito creditizio della società.
Parabola discendente senza fine
Insomma, l’ad Tavares è stato sfortunato. Grazie a Marchionne (“Mai coi francesi”), c’erano conti record. Era superiore a Volkswagen e Toyota per redditività operativa. Si è giunti alla semestrale di giugno 2024, con una discesa repentina dei ricavi del 14%: utili dimezzati rispetto a giugno 2023. La gallina dalle uova d’oro, Jeep (Chrysler), si sta trasformando in brutto anatroccolo. I rivenditori hanno i magazzini stracolmi di auto invendute e non sanno più dove metterle: che si fa, si svendono? Il precipizio è dato da questo numero: 6,5 milioni di veicoli l’anno alla fusione FCA-PSA. I primi sei mesi di 2,8 milioni di veicoli. Per il 2024 fatturato a 160 miliardi: altro che 190 miliardi del 2023. Margine operativo giù tra il 5 e il 7%. Free cash flow negativo tra 5 e 10 miliardi.
Italia inferno
Nel nostro Paese, c’è un sentimento di angoscia e mestizia. Cassa integrazione, fabbriche inutili perché tanto le macchine non si vendono, Fiat 500 elettrica flop, Lancia non pervenuta, Maserati in tilt. La Gigafactory di Termoli non parte: se non hai elettriche da vendere, che te ne fai delle batterie per auto elettriche? Pessimo il rapporto sia col sindacato Usa sia con quello italiano sia col governo Meloni. Che ha subìto un contraccolpo: sperava in un milione di mezzi made in Italy da Stellantis e si ritrova in una situazione terribile. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ora picchia duro: l’azienda – dice – dovrebbe ritornare all’Italia quanto l’Italia ha dato all’azienda. Insomma, io Stato negli anni ho messo sul piatto cassa integrazione e bonus, ora tu società impegnati a dare il massimo qui da noi. Nel terzo trimestre 2024, produzione -31% e per l’intero anno la produzione sarà sotto le 500 mila unità. Si preferisce Marocco, Serbia, Polonia: meno costi, più profitti.
Perdita di valore da paura
In parallelo, c’è il -40% del prezzo in Borsa di Stellantis da inizio 2024. E non si vede la fine della discesa. Un tunnel senza lucina in fondo. Oltre 40 miliardi di euro di valore bruciati. Sullo sfondo, la Francia che divora tutto: con la sua partecipazione dentro Peugeot e Renault, può fare il mega Gruppo inglobando la società euroamericana e tutto controllando. La vittoria schiacciante di Parigi e la sconfitta terribile sanguinosa di Roma. Può essere il momento giusto per l’Eliseo: Stellantis vale in Exor 5,4 miliardi su un valore netto dell’attivo della finanziaria di 38 miliardi. Il trionfo di Emmanuel Macron. L’Italia se l’è cercata: siamo nell’Ue, ultimo vagone di un treno con Francia e Germania a fare da locomotiva, indirizzare, controllare.
Cocktail velenoso in Ue
Tutto questo poteva essere evitato o limitato? Sì. I tecnoburocrati europei hanno imposto l’elettrico e i limiti alle emissioni 2025. L’Europa, Stellantis inclusa, aveva competenze per fare auto a combustione interna. Un patrimonio di 150 anni bruciato in un quarto d’ora a beneficio della Cina, con il dogma che la batteria non inquina: favoletta per bambini stupidi. In una gara al ribasso con la furia della Terra di Mezzo, il Vecchio Continente è destinato a perdere in fretta il confronto. In quanto ai micro dazi, sono provvisori e ridicoli: l’Ue è lenta e pasticciona anche in questo caso. Lo smartphone s’è imposto da solo, senza leggi: lo ha deciso il consumatore. Così doveva essere per l’elettrico: avrebbe dovuto essere l’utente a stabilirlo, non una grigia guardia di confine bulgara anni 1970 in una torre d’avorio a Bruxelles, fra le discussioni sulla misura di una cozza e sui tappi delle bottiglie di plastica. Nel pasticcio, i vari governi locali hanno poi dimenticato di mettere in atto le misure auspicate dall’Ue per proteggere industria e occupazione. Un guazzabuglio da anziani per il quale la giovane e veloce Pechino ride e gode.