Euro 7: tutti i paradossi della nuova normativa sulle emissioni

Natale LiVecchi Autore Auto
CO2
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Ogni volta che vengono implementate normative più severe in termini di emissioni per i tradizionali veicoli dotati di propulsori a combustione interna, i costruttori sono costretti a cambiare il loro prodotto o a smettere di venderlo. Ecco allora una previsione di cosa potrà accadere a partire dal 2025, quando la normativa Euro 7 entrerà effettivamente in vigore.

La settima fra le normative Euro antinquinamento è dietro l’angolo e più di un costruttore si è già lamentato di non avere il tempo materiale per sviluppare, testare e omologare in tempo i motori Euro 7. Di recente, il CEO di Stellantis, Carlos Tavares, è stato uno di quelli che ha messo in guardia sulle problematiche relative all’applicazione di questa nuova normativa.

Affinché i motori rispettino gli standard Euro 7, secondo Tavares, i costruttori devono stanziare risorse finanziarie, devono pagare ingegneri, realizzare prototipi, effettuare migliaia di chilometri di test, analisi di laboratorio quindi prove ed errori. Tutto ciò che viene investito per superare tale standard è denaro che non viene utilizzato per rendere popolari le auto elettriche.

Ma supponiamo che i costruttori trovino il modo di investire in entrambe le possibilità, ovvero sia sull’elettrico che sui sistemi relativi a propulsori endotermici sempre più puliti. Se non ne acquisiscono una parte proveniente dai profitti, allora hanno solo un modo a disposizione se le loro spese aumentano ed è quello di aumentare i ricavi: ovvero aumenteranno ulteriormente i prezzi finali dei veicoli. Ovvero uno dei prodotti di quel “non serve, costa e non porta benefici” ragionato da Carlos Tavares. Si può ammettere inoltre che i primi modelli che non varrà la pena aggiornare nei confronti della normativa Euro 7 saranno quelli che producono il minor valore aggiunto, ovvero quelli che realizzano il minor margine commerciale a disposizione.

La normativa Euro 7 potrebbe avere effetti dannosi sui prezzi e sulle conseguenti decisioni degli utenti

Per quanto riguarda invece i modelli più costosi in questo caso il discorso cambia, dal momento che possono disporre di un potere di acquisto più elevato e sono meno sensibili alle fluttuazioni dei prezzi. Nelle auto più economiche c’è già stata una strage con l’Euro 6, con l’Euro 7 ce ne sarà un’altra.

ibride plug-in

Se questo fattore coincide con il fatto che la produzione di massa di auto elettriche a prezzi accessibili non è diventata popolare, si verificherà un fenomeno dalla doppia entità: nel frattempo, con le incombenze della normativa Euro 7, non ci saranno né auto elettriche a buon mercato né auto termiche a buon mercato per proseguire su questa strada, motivo per cui sarà espulsa dal mercato quella clientela o la invieranno ad un costruttore concorrente. C’è anche un altro modo, che è quello di compensare questo futuro deficit di auto economiche con unità usate con pochi chilometri; cosa che spingerà a ondate simili a ciò che accade nel gioco del domino, a poco a poco, per tutti i gradi di auto usate comprese le più vecchie. Se mancano nuove auto, dovranno provenire da qualche altra parte.

La vita utile delle auto dotate di propulsori endotermici, già esistenti, risulterà essere ancora più lunga e l’adozione della mobilità elettrica di massa potrebbe essere ritardata da coloro che non possono permetterselo. Certo, prima che entrino in vigore i limiti imposti dalla normativa Euro 7, i costruttori faranno bene ad accumulare tutto lo stock possibile e registrarlo al momento giusto.

Oggi i prezzi del mercato dell’usato si stanno scaldando sempre più e le vecchie regole dei tempi dell’abbondanza non saranno più valide. Non è quindi possibile stabilire se i problemi di approvvigionamento saranno risolti entro il 2025, quando la normativa sull’Euro 7 comincerà ad essere operativa. I limiti dell’Euro 7 saranno più facili da rispettare con l’utilizzo di propulsori ibridi plug-in, ma ovviamente non con i motori tradizionali. Le unità a benzina e diesel, non ibridi, stanno per scomparire in gran numero. Per quanto riguarda gli ibridi convenzionali, i microibridi hanno più difficoltà degli ibridi puri e entrambi non risultano collegabili. In altre parole, la maggior parte delle persone non prenderà la decisione di togliere le auto dalla circolazione o di prolungarne la vita utile e starà con i mezzi pubblici o sistemi di mobilità condivisi o a noleggio per mesi o anni fino a quando non arriverà il budget destinato a questi o un ibrido plug-in per quella materia. Si potrebbe dire che resisterà più a lungo a un’auto che non soddisfa i requisiti dell’Euro 7.

Diversi costruttori stileranno una linea retta per smettere di investire denaro nei veicoli a combustione e virare soltanto verso propulsori ibridi o ibridi plug-in con emissioni allo scarico migliorate. Ciò che smettono di produrre avrà le proprie conseguenze sotto forma di perdita di posti di lavoro, chiusure di fabbriche, fornitori che esauriscono i clienti senza margini di manovra. Non è una semplice minaccia da parte di un prepotente, è qualcosa che può davvero accadere.

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