Elon Musk non ce la fa proprio a tenersi fuori dalle polemiche. Quello che si è distinto negli ultimi quindici anni come un imprenditore di spicco, spesso anche visionario, ha una straordinaria propensione a buttarsi nella mischi, senza curarsi dei costi, anche a livello d’immagine. Il suo impegno diretto in politica, però, ora potrebbe costargli caro, soprattutto in Germania. La sua dichiarazione di appoggio ad Alternative für Deutschland, il partito di destra che si staglia come un incubo dalle parti di Berlino, non è infatti piaciuta per nulla alla SPD. Che ora si propone di mettere in campo un ostacolo non proprio secondario nei suoi confronti.
Se sino a qualche anno fa, le incursioni del fondatore di Tesla destavano stupore e anche divertimento, da qualche mese non è più così. Dopo aver acquistato Twitter, ribattezzandolo X, ora Elon Musk sembra sempre più deciso a impegnarsi in politica. Lo ha dimostrato in particolare con il suo appoggio a Donald Trump, ampiamente foraggiato con 250 milioni di dollari nel corso della campagna per la Casa Bianca e non meno abbondantemente compensato con un posto nella squadra governativa del tycoon.
Il fastidio nei suoi confronti, però, è sempre più forte. Simboleggiato negli Stati Uniti dai proprietari di Tesla, che hanno deciso di apporre un adesivo sul paraurti del proprio veicolo in cui affermano di dissociarsi dalle idee politiche dell’uomo più ricco del mondo. Troppo smaccato il suo appoggio ai repubblicani per passare inosservato, soprattutto se a farlo è un imprenditore in odore di conflitto di interessi.
Musk, però, sembra non darsene per inteso. Tanto da rilanciare su un terreno estremamente scivoloso, quello creato in Germania dall’ascesa di Alternative für Deutschland (AFD). Un partito che secondo i suoi avversari sarebbe in odore di neonazismo. Nonostante ciò, Musk ha deciso di entrare a piedi uniti nella contesa elettorale appena scoppiata, affermando che solo AFD può salvare la Germania. Una dichiarazione assolutamente improvvida, in un Paese ove peraltro Tesla è attaccata dai sindacati per le sue attività contro di essi.
La SPD non ci sta ed evoca un antitrust contro Musk
Ad accennare alla reazione in Germania contro le chiare ingerenze di Musk, che sono reali e avvengono alla luce del sole, è stato Automotive News. Secondo il quale il chiaro sostegno a AFD è stato interpretato come la classica goccia che fa traboccare il vaso.
La SPD, infatti, ha deciso di non poter restare inerte di fronte a quanto sta accadendo. A farsi interprete di questa reazione è stato in particolare Dirk Wiese, il vice leader del blocco parlamentare socialdemocratico, il quale ha affermato: “Le nuove provocazioni di Elon Musk sono più che irritanti. È tempo di spingere per una versione moderna dello Sherman Antitrust Act”.
Una reazione non proprio da sottovalutare, considerato che si tratta della legislazione in vigore negli Stati Uniti dal lontano 1890, che in pratica vieta le pratiche commerciali monopolistiche. E secondo Wiese, le aziende che fanno riferimento al miliardario di origini sudafricane ne sono un esempio da manuale. Tanto da decidere di condurre l’attacco proprio puntando su quello che potrebbe in effetti rivelarsi un tallone d’Achille per Musk.
L’attacco a Scholz potrebbe costare caro
Se il sostegno a AFD ha destato scandalo, in un Paese ove la memoria storica vale ancora molto, ancora maggior fastidio ha però creato l’attacco diretto a Olaf Scholz, definito dal CEO di Tesla uno sciocco incompetente. Il cancelliere uscente è visto con grande fastidio da molti elettori, alla luce del disastro economico cui ha condotto la Germania durante il suo mandato.
Al tempo stesso, però, i partiti tedeschi sembrano aver ben chiaro un punto: la politica deve restare separata dai grandi potentati economici. I quali, a loro volta, devono stare al loro posto. Un principio apertamente e ripetutamente violato negli Stati Uniti, non solo da Musk. Se stavolta a trovarsi nel mirino di un miliardario è la SPD, nulla vieta che in un futuro possa esserci la CDU-CSU o altri. E questo va a inficiare non solo la lotta politica, ma l’essenza stessa della democrazia.
Ora, quindi, Tesla potrebbe pagare cara l’invasione di campo operata. Anche perché molto spesso quello che nasce a Berlino viene poi portato avanti in altre capitali europee. Con conseguenze che potrebbero infine costare molto care a Elon Musk.