Elon Musk domanda ai follower: “Dovrei vendere il 10% di azioni Tesla?”

Walter Gobbi
musk tesla

Come nel suo stile, provocazione di Elon Musk, che domanda ai follower su Twitter: “Dovrei vendere il 10% di azioni Tesla?”. Il ragionamento è questo: “Il grosso delle mie plusvalenze virtuali sono una forma di elusione fiscale”. Quindi potrei valutare di vendere il 10% delle mie azioni Tesla. “Che ne pensate?”.

Lo dice il funambolico capo della Casa californiana in un tweet pubblicato sabato 6 novembre. Al tweet è allegato un sondaggio: sì o no che. Adesso, siamo grosso modo a un 55% di sì. In un secondo tweet, Musk ha detto che rispetterà l’esito della votazione.

Ma di che soldi parliamo? Quanto vale il 10% di azioni Tesla? Musk, l’uomo più ricco del mondo secondo Forbes, detiene 244 milioni di azioni Tesla (il 23% del totale) il cui valore si aggira attorno ai 300 miliardi di dollari. Eseguendo calcoli complicatissimi, siamo tra i 20 e i 30 miliardi di dollari. D’altronde, il titolo capitalizza 1227 miliardi di dollari.

Musk, con Tesla uomo più ricco al mondo

Vediamo in quale clima politico-economico arriva la provocazione. Negli Stati Uniti, si parla di aumentare la tassazione sui miliionari. In due anni, il valore del pacchetto azionario del fondatore è passato da 14 a 208 miliardi di dollari, secondo S&P Market Intelligence. Una plusvalenza virtuale da aggredire, stando ad alcuni ambienti del partito democratico.

Eccoci al punto: l’unico modo in cui questa ricchezza potrebbe essere tassata sarebbe attraverso la tassa sul capital gain. Questa scetterebbe imposta nel caso in cui queste azioni fossero vendute.

Musk non percepisce alcun salario da Tesla. L’ unico modo per lui di pagare le tasse è vendere le azioni in suo possesso. Una scelta che tuttavia rischia di comportare perdite per gli azionisti di Palo Alto. Tra cui tanti elettori democratici.

Aggiotaggio: scenario improbabile per Elon

Adesso, ecco lo scenario. In caso di mancato rispetto della promessa (vendere se vincono i sì), Musk si esporrebbe all’accusa di aggiotaggio da parte della SEC, l’autorità di regolamentazione dei mercati finanziari Usa. L’aggiotaggio è infatti una speculazione (punibile per legge) sul crescere o diminuire del costo dei pubblici valori o sul prezzo di certe merci. Operata valendosi di informazioni riservate. O divulgando notizie false o tendenziose. Col target di mutare le quotazioni, allo scopo di avvantaggiarsi illecitamente. Sarebbe un guaio. Improbabile.

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