Dramma auto europea nel 2025: cinque morsi all’industria

Ippolito Visconti Autore News Auto
Si annuncia un anno orribile, ancor più del 2024, per l’industria auto europea.
Dramma auto europea nel 2025 0

Nel periodo da gennaio a ottobre del 2019, le aziende europee hanno venduto 2.911.780 nuovi veicoli, consegnando solo 1.506.185 nello stesso periodo del 2024, un calo di quasi il 50%. L’Europa trema per lo spettro disoccupazione automotive con chiusure delle fabbriche nel 2025. Per cinque ragioni.

Uno: il costo dell’energia

L’Ue in blocco – eccezion fatta per l’Ungheria – non compra gas dalla Russia per punire molto severamente Putin, autore dell’invasione in Ucraina. Così, il costo dell’energia in Europa è spaventoso, con ricadute sull’industria auto. Tremende le ripercussioni sulle aziende tedesche nel settore siderurgia e metallurgia, insomma tutta l’industria pesante energivora con le mani nei capelli. Anomala e traumatizzante per Bruxelles la telefonata del cancelliere Scholz a Putin, dopo che s’era detto di danneggiarlo isolandolo sotto ogni punto di vista. Ignoto il contenuto della chiacchierata (chissà di cosa avranno parlato), alla vigilia delle elezioni in quel di Berlino che stanno letteralmente facendo perdere il sonno agli ultra green, autori del bando termico Ue.

Dramma auto europea nel 2025

Due: il costo del lavoro

La paga oraria media per i lavoratori dell’auto in Germania è di circa 33 euro. Nel frattempo, la paga media di un lavoratore dell’auto cinese è di circa 1.139 dollari al mese, secondo SalaryExpert (dati 2023), con variazioni in funzione della posizione, dell’esperienza e dell’azienda. Il divario salariale è una tragedia. Stellantis ha fabbriche in Polonia, Marocco e Serbia, per esempio, per tagliare i costi.

Tre: l’assalto della Cina

I marchi cinesi sono straordinariamente aggressivi con le elettriche. I dazi Ue? Allora, il Celeste Impero esporta auto termiche a benzina ibride plug-in. Magari Bruxelles potrà mettere dazi anche su queste: si vedrà. In quanto alla barriera, è stata posta bassa e in ritardo, dopo mesi. In Usa, l’imposta è del 100%, messa in piedi al volo. Inoltre, dopo i dazi Ue anti pannelli solari cinesi, il Dragone ci ha divorato vivi col suo fotovoltaico. E allora la storia non insegna proprio nulla, vero? Viceversa, le Case Ue hanno perso quote in Cina: l’Eldorado automotive di Pechino era un sogno tramutatosi in incubo, con le aziende cinesi troppo avanti nel campo dell’auto elettrica, termica ibrida plug-in, e a guida autonoma. I marchi cinesi hanno ampliato la loro quota del mercato automobilistico europeo da un misero 0,1% nel 2019 a circa il 3% nel 2024. 

Dramma auto europea nel 2025

Numeri pazzeschi

A giugno 2024, i produttori cinesi hanno conquistato un record dell’11% del mercato europeo dei veicoli elettrici, registrando oltre 23.000 veicoli a batteria in tutta la regione. Si prevede che raggiungano una quota del 20% entro il 2027. Senza contare la fame di BYD che costruirà auto in Ungheria salutando bellamente i dazi: auto Made by China. Qualcosa di analogo da parte di altre Case in Spagna. Italia fuori dai giochi, dopo il suo sì ai dazi cinesi. Le Case tradizionali stanno rilanciando modelli di veicoli elettrici più accessibili, investendo in modo significativo nella produzione locale di batterie, semplificando le loro catene di fornitura, promuovendo aggressivamente i loro veicoli elettrici e potenzialmente collaborando con altri produttori europei per ottenere economie di scala. Alla fine del 2020, Stellantis, a esempio, aveva una quota di mercato del 23,6%, mentre alla fine del 2024 era del 17,4%. Alla fine del 2020, Volkswagen AG ha registrato un utile prima delle imposte di 11,7 miliardi di euro, con un utile netto di 8,8 miliardi di euro, ovvero un margine di profitto del 4,8%. Volkswagen prevede un margine di profitto di circa il 5,6% nel 2024, in calo rispetto al 6,5%-7% precedentemente annunciato.

Quattro: tecnoburocrazia lenta

L’Ue prende le decisioni con estrema lentezza. Per esempio, le Case (la lobby Acea) ha chiesto di valutare lo stop alle multe subito. Invece, Bruxelles ne vuol discutere solo nel 2025. Una catena tecnoburocratica macchinosa, che rispetto alla iper reattività di Usa (Canada a ruota), Russia e Cina ci condanna alla sconfitta automotive (e non solo).

Cinque: inflazione da paura

In Ue, il costo della vita intimidisce privati, famiglie, aziende. Con la guerra Russia-Ucraina a rendere tutto più difficile. Se poi Trump piazzasse i dazi, sarebbero altri dolori. Dopo decenni di attività relativamente stabili in Europa, le Case automobilistiche tradizionali (Stellantis, Volkswagen, Renault, BMW e Mercedes-Benz) stanno assistendo alla forte pressione sulla loro redditività. I governi europei collaborano da tempo in modo disordinato e spesso disperato per impedire un numero ancora più elevato di licenziamenti e chiusure, anche nell’indotto. La situazione della Germania è una sciagura senza precedenti, un suicidio epocale, visto che sino a ieri dominava coi motori termici a benzina e diesel: s’è consegnata – mani e piedi legati – al Regno di Mezzo. Harakiri alla berlinese

  Argomento: 
X