Dramma auto elettrica: disoccupazione e tensioni sociali in Europa

Ippolito Visconti Autore News Auto
Occhio a quanto accade nel Vecchio Continente: politici a Bruxelles nel panico.
auto elettrica

Auto elettrica, che sciagura europea. I dati sulle vendite di full electric in Europa (-44% ad agosto e una quota di mercato giù dal 21% al 14,4%) sono una tragedia umana, icona del fallimento delle politiche sinistroide dei Verdi Ue, specie dei tedeschi. Sono macchine che nessuno si fila, scomode, costosissime, con valore residuo quasi nullo. L’Associazione dei costruttori europei (Acea) formalizza le sue richieste all’Unione europea: primo, serve lo slittamento al 2027 dei target di emissioni di CO2 previsti per il 2025. Infatti, la contrazione del mercato delle elettriche in Europa è un segnale estremamente preoccupante per l’industria e per la politica, scrivono le Case: “Chiediamo alle istituzioni misure urgenti di sostegno al comparto, prima che entrino in vigore nel 2025 i target di CO2 per auto e furgoni”.

Sullo sfondo, tagli dei Gruppi, disoccupazione crescente, tensioni sociali. Con la politica Ue, smarrita, che non sa cosa fare innanzi al cataclisma elettrico. Si inizia da VW in Germania, con 15.000 a casa, e due o tre fabbriche chiuse. Siamo solo al principio dell’incubo a corrente.

Ma le Case auto che fanno?

È vero che i Gruppi auto si muovono. Investono. C’è però un peccato originale da parte dei costruttori, non del tutto innocenti. Il silenzio tombale quando la politica Ue fissava il bando termico 2035 e i vari limiti alle emissioni. O hanno sbagliato i conti, sperando nel business a batteria. O pensavano in una retromarcia. “L’industria europea dell’auto ha sempre supportato gli accordi di Parigi e gli obiettivi del piano di decarbonizzazione dei trasporti per il 2050, investendo miliardi nei processi di elettrificazione del settore – dice l’Acea -. Oggi la tecnologia e la disponibilità di auto a zero emissioni non sono più un collo di bottiglia: stiamo facendo la nostra parte in questo processo di transizione, ma sfortunatamente altri elementi necessari a questo cambiamento sistemico non sono ancora presenti”. 

Cosa manca? Colonnine. Elettricità low cost. Certezza di fornitura di materie prime e batterie. Incentivi fiscali. In più, ecco la “rapida perdita di competitività dell’Europa, erosa dall’incapacità innata della legge di adeguarsi ai cambiamenti del mondo reale”. Coi rischi: multe per miliardi di euro, tagli alla produzione, perdita di posti di lavoro. Auto in mano al Dragone. “L’industria non può permettersi di aspettare la revisione delle normative sulla CO2 previste per il 2026 e il 2027, abbiamo bisogno immediato di azioni urgenti e di impatto, che invertano il trend negativo, restituiscano competitività all’Europa e riducano le debolezze strategiche”.

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Elettriche cinesi: schiaffo ai consumatori

Ma almeno i clienti possono comprare elettriche cinesi a basso prezzo? No. L’Ue sta valutando di colpire SAIC Motor Corp., la casa madre di Volvo Cars, Geely e BYD con extra dazi rispettivamente del 36,3 percento, 19,3 percento e 17 percento, oltre alla tariffa del 10 percento a cui sono già soggetti gli esportatori dalla Cina. Il Regno Unito potrebbe seguire l’esempio. Negli ultimi 70 anni, le auto giapponesi e poi coreane sono state accolte con scetticismo nel blocco, finché i consumatori non si sono resi conto che Toyota e Kia stavano producendo auto decenti. Oggi, un quarto delle nuove auto vendute in Europa proviene da un marchio asiatico. Ma i cinesi avranno un muro in faccia dalla stessa Ue che voleva l’elettrico: caos totale. Ai nostri extra dazi, seguirà la ritorsione cinese: addio componenti per auto a batteria. Intanto, gli influencer elettrici nei social divagano, occupandosi di altro: non ammettono la sconfitta, perdendo due volte, e molto male. Hanno preso la scossa.

Del papà del Green Deal Timmermans si son perse le tracce a Bruxelles. Breton è ai saluti. Un conto è parlare con schemi e progetti, un conto è fronteggiare la durissima realtà. Restano quei pochi in Ue con la cambiale in mano dei voti di chi è favorevole all’elettrico: se cambiano idea, perdono quel poco di consenso elettorale; se restano della idea talebana ultra ecologica, l’automotive europeo affonda. Un pasticcio da politici poco competenti.

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