Disastro colonnine di ricarica in Italia: auto elettrica affossata

Ippolito Visconti Autore News Auto
A vuoto anche il secondo bando delle stazioni. Si spera nel terzo. Situazione incredibile.
ricarica

L’auto elettrica è sempre più un incubo in Italia, perché le colonnine di ricarica sono poche e quelle nuove veloci non arrivano. Addirittura, c’è il secondo flop di seguito per le stazioni dove fare rifornimento di elettroni su strade pubbliche. Il ministero dell’Ambiente ha di nuovo pubblicato nel proprio sito due decreti specifici. Perché? Perché sia il primo bando sia il secondo sono andati deserti. Non c’erano le condizioni. Non hanno partecipato aziende con progetti giusti. Quelle società non han preso i soldi del Piano di ripresa Pnrr (693 milioni di euro). 

Dramma ricariche pubbliche

Alla scadenza del 7 ottobre 2024, solo 39 dei 58 ambiti territoriali coperti; per le strade extraurbane 50 dei 166 macrolotti messi a bando con l’avviso del 28 giugno 2020. No progetti soddisfacenti in pieno da parte di A2A, Be Charge, Enel X e altri. Quale sarebbe l’obiettivo teorico del governo Meloni? In tutto, altre 18.380 colonnine rapide in città e fuori entro il 2025. Grazie a 279.344.000 euro per 10.880 stazioni urbane, e 359.943.750 per le 7.500 su strade extraurbane. Che equivalgono a 36.760 punti. Da aggiungere alle 3 mila colonnine in corso di realizzazione con 42 mila punti. Eravamo e restiamo a 56.992 punti su 28.496 colonnine stando a Motus-E. In crescita dai 15.000 punti del 2020, ma sempre pochissime e mal distribuite, con un quinto di queste scollegate, quindi come se non ci fossero.

In termini di potenza di ricarica, l’88% dei punti di ricarica installati è in corrente alternata (AC), mentre il 12% in corrente continua (DC). Insomma, una lentezza esasperante: ci si mette una vita. Il bando serviva proprio per piazzare colonnine veloci ovunque. Il 58% circa delle infrastrutture è distribuito nel Nord Italia: Paese spaccato, pessima distribuzione.

Discorso a parte per i Supercharger Tesla: per gli altri veicoli elettrici è accessibile solo se i mezzi sono con il connettore CCS. Se una colonnina Supercharger ha due cavi o presenta un adattatore installato, gli altri veicoli elettrici possono effettuare la ricarica solo con il connettore CCS. Alcune configurazioni del sito Supercharger potrebbero non essere adatte per alcune auto.

Com’è messo il resto d’Europa con le colonnine? Malissimo. Infatti l’auto elettrica è un flop europeo: non la vuole nessuno. Morale: in Italia l’elettrico è una micro nicchia ridicola, destinata a restare tale per anni, nonostante l’opposizione degli influencer e delle loro fake nei social.

punti ricarica

Confronto in Europa: Italia solo 15esima, che malinconia

Pessima la posizione dell’Italia considerando le colonnine vive, collegate. Quelle scollegate sono morte, sepolte: o qualcuno vuole raccontare che fa il pieno da punti senza collegamento alla rete elettrica?  Italia in posizione numero 15 in Europa con 8,3 punti ogni 100 km di strade, dietro a Francia (13 con 10,8), Regno Unito (8 con 17,4) e Germania (7 con 18,7). Dati EAFO: European Alternative Fuels Observatory. Ci sono pseudo influencer che dicono: Italia isola felice per il buon rapporto fra punti di ricarica e auto elettriche circolanti. E grazie al cavolo: 261.731 auto elettriche circolanti nel nostro Paese. Numero infimo. Dai su, facciamo ridere.

Fame di velocità

Per il boom dell’auto elettrica, servono tantissime colonnine veloci ovunque. Ma l’Italia è molto indietro. Infatti, nessuno vuole il full electric, scomodo, da nausea. A stoppare tutto è la burocrazia: i potenziali beneficiari non fanno in tempo a presentare i progetti sulla piattaforma del Gse (Gestore servizi energetici). Ora, terzo bando dal 29 ottobre al 28 novembre per toccare 4,3 milioni di auto elettriche circolanti nel 2030, rispetto alle 261.731 attuali. L’esperienza dell’elettrico dev’essere come quello del termico: pieno rapidissimo e via. Tutti amano le auto a benzina e diesel, così comode, pratiche, facili. L’esistenza complicata va lasciata a chi ha tempo da perdere.

Terzo bando colonnine

Il Gse ha pubblicato le istruzioni relative ai bandi per gli incentivi Pnrr all’installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici. Investimento M2C2 – 4.3 “Installazione di infrastrutture di ricarica”, con l’obiettivo di realizzare di oltre 21 mila stazioni di ricarica per veicoli elettrici sulle strade extraurbane e nei centri urbani entro il 2025. Gli avvisi sono rivolti alle imprese di qualsiasi dimensione e operanti in tutti i settori, nonché ai raggruppamenti temporanei (Rti). Le risorse economiche residuate e nuovamente rese disponibili dai nuovi bandi ammontano a 209 milioni di euro per le stazioni di ricarica da realizzare nei centri urbani e a 319 milioni di euro per le stazioni di ricarica da realizzare nelle strade extraurbane. Nei nuovi bandi è stato ridotto il numero di stazioni di ricarica per ogni modulo d’ambito e macrolotto. Grazie alle risorse messe a disposizione, il Gse stima di poter realizzare 8.151 stazioni nei centri urbani e 6.651 stazioni di ricarica rapida superveloci per i veicoli elettrici lungo le strade extraurbane. Il Gse svolge l’attività di soggetto gestore della misura garantendo il supporto tecnico-operativo nei confronti del ministero dell’Ambiente. Sperando che ci sia interesse da parte degli operatori energetici, soprattutto in certe zone geografiche.

ricarica

Inferno burocrazia colonnine auto elettrica

Grosso modo, servono 22 passaggi burocratici per installare una colonnina che richiede 250 giorni lavorativi di pratiche. Alcuni Comuni chiedono la Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) per la manomissione del suolo pubblico anche se non è più necessaria . Una volta installata, urgono 15 passaggi burocratici e altri 90 giorni almeno di attesa per la connessione alla rete. È l’inferno della burocrazia. I cinesi lo sanno e ci stanno alla larga: no alle cose complicate dove c’è tanta pubblica amministrazione, dove le tasse sono pesantissime. Ecco perché le Case auto del Dragone pensano a Spagna, Ungheria, Turchia. Ma proprio da noi non vengono.

  Argomento: