Clamorosa indiscrezione del principale quotidiano dei Paesi Bassi, il De Telegraaf: “Denaro alle lobby Ue per spingere il Green Deal”, che vede l’auto elettrica come massima protagonista, col bando termico 2035 imposto dall’alto ai cittadini e alle Case. Soldi dati in segreto a gruppi ambientalisti per i piani dell’ex commissario olandese Frans Timmermans. Non coinvolto. Vedremo se e come risponderanno alla tremenda accusa alla Commissione europea. L’inchiesta sta scatenando una bufera senza precedenti.
Soldi pesantissimi
La testata autorevole (dei Paesi Bassi, nazione principessa nell’Ue, con peso specifico enorme) cita contratti riservati. Ce n’è uno perfino da 700 mila euro. Più quattrini a palate: sovvenzioni alle lobby per orientare il dibattito sull’agricoltura, e per fare pressioni a favore del Green Deal.
Target precisi
Si va oltre. “Alle organizzazioni sono stati assegnati obiettivi per risultati concreti di lobbying presso eurodeputati e Paesi membri”, dice l’inchiesta, Esiste un fondo multimiliardario che Bruxelles avrebbe utilizzato. In che modo? Montagne di denari sotto forma di “sussidi climatici e ambientali”. Più euro alle “lobby ombra”. Le politiche ambientali dovevano andare in cima all’agenda europea, tipo una campagna a favore della Nature Restoration Law.
Ma Timmermans dov’è?
Il padre del Green Deal e del bando termico 2035, Timmermans, s’è ritirato nei Paesi Bassi per fare il deputato. Niente Commissione bis, molto debole e fragile, anche perché la sinistra tedesca barcolla. Era nella Commissione uno di Ursula von der Leyen, fortissima: preistoria. C’era il presidente Usa Biden a sostegno. Ora Trump è del tutto contro. E quante sarebbero le associazioni ambientaliste? Un numero pazzesco: 185. Con le liste redatte dalle lobby: dentro, “i nomi di tutti i politici che dovevano essere contattati”, ha spiegato al Telegraaf l’eurodeputato olandese del Ppe, Dirk Gotink. È la gola profonda, che ha avuto accesso ai documenti riservati visionati dallo stesso quotidiano.
Rendicontazione
Le associazioni green rendicontato i risultati, come nel caso dell’European Environmental Bureau. Una sorta di bilancio: i soldi usciti, le leggi entrate. “Questa non è una campagna diffamatoria contro il movimento ambientalista, ovviamente è loro diritto fare lobbying – dice Gotink -. Il problema è l’atteggiamento della Commissione Europea: ora vorrei sapere se questo tipo di attività è avvenuto anche su altri temi come la migrazione”. Siamo nel campo delle voci, delle illazioni: nessuna prova né processi giudiziari. Manca poi l’elemento chiave di tutta la faccenda, ossia il mandante: chi c’è dietro le lobby, sempreché le accuse del giornale siano vere.