Luca de Meo esorta la Commissione Europea a rivedere la tabella di marcia per quanto riguarda il bando delle auto termiche. Il numero uno del gruppo Renault, nonché presidente dell’associazione dei costruttori Acea, è dell’avviso che le parti incaricate al processo di transizione abbiano sottovaluto le difficoltà oggettive, dato il punto di partenza. Ai microfoni dell’Ansa, ha messo nel mirino il protocollo di emissioni Euro 7. Già in precedenza aveva espresso delle critiche a tal riguardo, e nemmeno in questa occasione ha cambiato idea.
“Il 2035 è troppo vicino per il bando delle auto termiche”
Con totale franchezza, ha sottolineato come sia necessario rivedere completamente le regole, mantenendo, comunque, la nuova politica attenta alle emissioni nocive dell’ambiente, proveniente da freni e pneumatici. Premesso ciò, secondo de Meo è “assolutamente impossibile” osservare le limitazioni del protocollo Euro 7 nel giro di un paio d’anni. Oltretutto, la normativa esatta da osservare non è stata ancora definita nei minimi particolari, il che impedisce alle aziende di attrezzarsi in merito.
Senza la possibilità di attrezzarsi a dovere in precedenza, ha spiegato, è ulteriormente complicato programmare gli investimenti. Inoltre, per il numero uno della Losanga l’Euro 6 final va benissimo. È la stessa linea di pensiero espressa da altri capi d’industria, a cominciare dall’amministratore delegato, Carlos Tavares, a sua volta mai andato tanto per il sottile in merito.
Il top manager italiano si è, quindi, soffermato sui nuovi standard per le emissioni ai microfoni della Repubblica. Nel corso dell’intervista ha giudicato in maniera tranchant l’Euro 7, definito privo di senso, sotto ogni punto di vista. Tuttavia, le dichiarazioni più interessanti le ha espresse in merito allo stop delle auto termiche dal 2035 in avanti.
Alla domanda se, nei panni delle autorità comunitarie, adotterebbe delle revisioni nella revisione del bando previsto per il 2026, de Meo non si è nascosto. Il treno ha già lasciato la stazione, ragion per cui un dietrofront è da escludere poiché andrebbe a ripercuotersi in senso negativo sull’intera filiera produttiva. Hanno già destinato decine e decine di miliardi al processo e ne metteranno altrettanti da qui in avanti.
Il sentiero è ormai tracciato. Eppure, è dell’idea che l’Unione Europea abbia l’onere di guardare in faccia alla realtà. Per esempio, un rinvio dal 2035 al 2040 darebbe modo di consentire il consolidamento delle vetture a trazione 100 per cento elettrica. E sarà tanto di guadagnato se a ciò corrispondesse pure un riconoscimento della neutralità tecnologica.