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Dazi USA di Trump sulle auto: mazzata tremenda all’Europa

Dazi USA del 25% sull’importazione di automobili negli Stati Uniti.

Trump ha deciso che i dazi USA sulle auto saranno del 25% dal 2 aprile 2025, ponendo fine all’incertezza che aveva circondato i suoi intenti. Dal presidente degli Stati Uniti, mazzata per qualsiasi produttore in qualunque parte del mondo, perché le tariffe riguardano chiunque. Tasse pure su una serie di componenti. Il nuovo 25% si aggiungerà a barriere del 2,5% già presenti sulle auto estere e al 25% esistente sui light truck.

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Che sconfitta per i politici di Bruxelles: Unione Europea ko per i dazi

Sono dazi indiscriminati contro qualsiasi Paese, senza deroga o esenzione, con l’UE nella lista. Tutte le minacce di Bruxelles contro gli USA non sono servite a proteggere il settore automotive, segno che abbiamo un peso specifico bassissimo. Così, dopo il flop Green Deal 2019 e quello dell’auto elettrica e delle multe alle Case, ecco il fallimento UE nei rapporti con gli States, senza dimenticare che i dazi UE anti Cina non funzionano. Neppure possiamo dire che le tariffe siano deprecabili, in quanto proprio noi per primi ci difendiamo così contro parecchi Paesi, specie contro il Dragone.

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L’automotive vale circa 40 miliardi di euro di export EU verso gli USA. Secondo l’Oxford Economics, i dazi del 25% sull’automotive colpiscono soprattutto l’export di Germania -7,1% e Italia -6,6%. Da noi (Italia) abbiamo Ferrari, Lamborghini e Alfa Romeo, più tutta la componentistica. Un disastro non aver prevenuto tutto questo con sane relazioni politiche fra UE e States. Occorreva prevenire, non curare.

Dazi USA del 25% sull’importazione di automobili negli Stati Uniti.

Liberation Day sull’auto

Da parte sua, Trump protegge l’industria auto USA, che avrà un vantaggio competitivo enorme, il che rappresenta una mazzata per i Gruppi auto europei, già in crisi. Il mercato europeo si sta spegnendo, in Cina non si vende, negli States ci sono i dazi, l’auto elettrica non va: e ora? Ecco perché si parla sempre più di riconversione industriale dall’auto alla difesa: dalla Fiat Panda ai carri armati. Per l’inquilino della Casa Bianca il 2 aprile 2025 sarà un Liberation Day con da analoghe barriere commerciali contro Canada, Messico nonché contro la sporca quindicina di Paesi che hanno un surplus commerciale cronico e strutturale con gli Stati Uniti.

Nessuna sorpresa

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“Sta per arrivare il Giorno della liberazione, il giorno in cui faremo tornare negli Stati Uniti tutti i soldi che ci hanno tolto per secoli. Le aziende stanno già tornando a investire in America, sono già arrivati più di 5 mila miliardi di dollari”. Cautela con le ritorsioni, visto che necessitiamo dell’ombrello nucleare USA anti Russia. Inoltre, numerosi comparti temono un’escalation di dazi, specie nel settore agroalimentare: per l’Italia, sarebbe una seconda rovina. La prima è stata non comprare più gas da Mosca, seguendo l’UE, col costo dell’energia oggi stellare. Qualche politico UE si dice sorpreso. Da cosa? I dazi erano nel programma elettorale di Trump, che ora mantiene le promesse.

I numeri di Stellantis e degli altri

Chi produce quanto in USA e quanto fuori dali USA le auto vendute negli Stati Uniti?

Tesla: 100% Stati Uniti.
Ford: 77% Stati Uniti, 21% Canada e Messico, 2% altro.
Stellantis: 57% Stati Uniti, 39% Canada e Messico, 4% altro.
Nissan: 52% Stati Uniti, 31% Canada e Messico, 17% altro.
GM: 52% Stati Uniti, 30% Canada e Messico, 18% altro.
Toyota: 48% Stati Uniti, 27% Canada e Messico, 25% altro.
Kia: 33% Stati Uniti, 8% Canada e Messico, 59% altro.
Volkswagen: 21% Stati Uniti, 43% Canada e Messico, 36% altro.

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Comunque, in parte, anche chi produce negli USA subisce le conseguenze dei dazi: le materie prime sono soggette alle tasse imposte sempre da Trump. La stessa Tesla verrà colpita per le auto che arrivano dagli altri Paesi (Germania e Cina): quelle che arrivano da California e Texas subiranno dazi alle materie prime.

Stellantis NV produce i SUV Jeep Compass e Wagoneer S in Messico. La società importa i suoi minivan Chrysler Pacifica dal Canada e le compatte Dodge Hornet e Fiat 500 dall’Italia.

Quanti soldi in ballo coi dazi auto

Nel 2024, gli Stati Uniti hanno importato prodotti automobilistici per un valore di 474 miliardi di dollari, tra cui autovetture per un valore di 220 miliardi di dollari. Messico, Giappone, Corea del Sud, Canada e Germania, tutti stretti alleati degli USA, sono stati i maggiori fornitori. Il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha descritto la mossa come “negativa per le aziende, peggiore per i consumatori”, mentre il primo ministro canadese Mark Carney ha etichettato le tariffe come un “attacco diretto” ai lavoratori canadesi e ha affermato che si stavano prendendo in considerazione misure di ritorsione. “Difenderemo i nostri lavoratori, difenderemo le nostre aziende, difenderemo il nostro Paese e lo difenderemo insieme”, ha detto Carney ai giornalisti di Ottawa.

I sindacati USA sorridono dopo i dazi auto

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Gli United Auto Workers, critici di lunga data degli accordi di libero scambio che, a detta loro, hanno distrutto i posti di lavoro americani, lodano la mossa dell’amministrazione Trump. “Queste tariffe sono un passo importante nella giusta direzione per i lavoratori dell’auto e le comunità operaie in tutto il paese, e ora spetta alle case automobilistiche, dalle Big Three a Volkswagen e oltre, riportare buoni posti di lavoro sindacalizzati negli Stati Uniti”, ha affermato il presidente della UAW Shawn Fain in una dichiarazione. VW, il principale produttore di automobili europeo, è nel mirino poiché il 43% delle sue vendite negli Stati Uniti proviene dal Messico, secondo le stime di S&P Global Mobility.