Dazi contro le auto elettriche cinesi: la vendetta del Dragone farà molto male alla Germania green

Ippolito Visconti Autore News Auto
Extra tasse contro la Cina: adesso, la controffensiva anti Ue e anti Germania.
auto cina

La Commissione europea piazza extra dazi contro le auto elettriche cinesi, chiudendo ufficialmente l’indagine iniziata un anno fa. Le tariffe sono applicate a partire da oggi e rimarranno in vigore per i prossimi cinque anni. Nel frattempo, Bruxelles (dimostrando di avere paura, gravissimo errore) continuerà i negoziati con Pechino nel tentativo di raggiungere un accordo sui prezzi minimi che possano sostituire le barriere. Insomma, l’auto elettrica cinese dovrà costare almeno un tot: per esempio 30.000 euro. Perché oggi costano troppo poco e l’industria occidentale esce perdente. 

Extra dazi oltre ai dazi

Si aggiungono all’attuale aliquota del 10% e variano a seconda del marchio.

Tesla: 7,8%

BYD: 17%

Geely: 18,8%

SAIC: 35,3%

Alcuni produttori di veicoli elettrici in Cina che hanno collaborato all’indagine ma non sono stati sottoposti a campionamento individuale: 20,7%. Altri produttori di veicoli elettrici in Cina che non hanno collaborato: 35,3. È una mossa contro la libertà di mercato e contro la libera concorrenza di Bruxelles: vedremo i tribunali internazionali cosa ne penseranno. I dazi doganali non paiono compatibili con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC). 

Panico Germania: sinistra verde terrorizzata

La Cina ha denunciato l’indagine della Commissione fin dall’inizio come un atto protezionistico palese, negando costantemente l’esistenza di sussidi, minacciando misure di ritorsione contro le industrie lattiero-casearie, del brandy e della carne suina dell’Ue. Germania nel panico: colpita al cuore. Inoltre BMW, Mercedes e VW (Audi e Porsche) potrebbero costare di più in Cina, per i dazi sulle premium vendute nel Paese orientale. Disastro per l’economia tedesca e per il loro automotive già in ginocchio

La Germania, la più grande economia Ue e il principale produttore di auto, si è opposta alle tariffe in una votazione di questo mese in cui 10 membri le hanno sostenute, cinque hanno votato contro e 12 si sono astenuti. Il ministero dell’Economia tedesco ha affermato che Berlino sostiene i negoziati in corso con la Cina e spera in una risoluzione diplomatica per mitigare le tensioni commerciali proteggendo al contempo l’industria Ue. Il governo federale è a favore dei mercati aperti, a un’economia interconnessa a livello globale, ne dipende.

Pechino non ci sente

Ma la Cina vede la Germania come colpevole: Berlino non ha saputo bloccare i dazi. Eppure, Pechino s’era tanto raccomandata. Quella stessa nazione che, coi suoi verdi, ha spinto in Ue per il bando termico 2035. Il Green Deal ha prodotto alla fine in modo indiretto i dazi contro i cinesi, in un meccanismo infernale che la sinistra tedesca ha azionato. Di cui ora pagherà le conseguenze in termini di consenso elettorale: avanza l’estrema destra. Presto o tardi, i verdi perderanno le poltrone d’oro sia in Germania sia in Ue. Questo li spaventa a morte. In più, per colpa loro, ci sarà l’invasione di auto termiche cinesi: a benzina con la batteria, ricaricabili. Le famigerate PHEV, o termiche ibride plug-in. Un caos dietro l’altro, e tutto per il dogma, l’ideologia: full electric non inquinante. Bugia colossale: le batterie delle auto elettriche uccidono Madre Terra durante lo smaltimento. E la produzione di elettricità è altamente nociva per l’ambiente. 

export ue cina

Guerra d’immagine

“Adottando queste misure proporzionate e mirate dopo un’indagine rigorosa, stiamo difendendo pratiche di mercato eque e la base industriale europea”, ha affermato Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione responsabile del commercio. I generosi aiuti finanziari hanno consentito ai produttori cinesi di vendere le loro auto a prezzi artificialmente più bassi rispetto ai loro concorrenti europei, attesta la Commissione. Ma la Cina dice l’inverso. Pechino pulita e casomai Europa sporca: sono loro che danno aiuti alle aziende. Allora, ecco i dazi cinesi contro le merci in arrivo dall’Ue verso la Terra di Mezzo.

Le vendite di veicoli elettrici delle aziende cinesi in Europa sono aumentate a un ritmo straordinario: la loro quota di mercato è balzata dall’1,9% nel 2020 al 14,1% nel secondo trimestre del 2024. Un merito, non una colpa. Sono bravi e il consumatore ne gode. Invece, così il cittadino si vede strangolato: tutte le elettriche care, transizione addio.

Errore gravissimo dell’Ue

In parallelo, l’Ue ha dimenticato di varare misure comunitarie tese a sostenere la riorganizzazione aziendale automotive, per riportare l’industria europea al vertice dell’offerta di prodotti all’avanguardia sotto il profilo tecnologico. Bruxelles se la prende con l’avversario, troppo forte, ma non cura le proprie debolezze interne.

Se Trump vincesse, sarebbero dolori per la Germania

Non finisce qui. La Berlino sinistroide s’è messa in un guaio gigantesco: vaso di coccio in mezzo a Usa e Cina. Con la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali statunitensi, le ipotesi di un’escalation della guerra commerciale tra Unione europea e Stati Uniti salirebbero: con The Donald, le tariffe sulle importazioni potrebbero salire del 10 o del 20 per cento. Germania devastata: gli Usa sono uno dei maggiori partner commerciali del Paese. Per cui, la sinistra tedesca con le sue auto elettriche non ha pensato ai due drammi per l’economia del Paese: primo, la battaglia Ue-Cina; secondo, quella fra Usa e Ue. 

Lo dice il rapporto dell’Istituto economico tedesco (IW). Il primo scenario delinea cosa accadrebbe se Trump aumentasse le tariffe su tutte le importazioni al 10 per cento e quelle sui beni importati dalla Cina al 60 per cento a dal 2025: l’Ue si rivale con una tariffa del 10 per cento sulle merci importate nel blocco dagli Stati Uniti. La Germania potrebbe subire una perdita di prodotto interno lordo (Pil) di oltre 127 miliardi di euro. Il secondo scenario: sia Bruxelles che Washington impongono tariffe del 20 per cento. Secondo il Comtrade database delle Nazioni Unite, il valore delle esportazioni tedesche verso gli Stati Uniti è di 158,75 miliardi di euro nel 2023: auto, farmaci confezionati, sangue, vaccini, antisieri, colture e tossine. L’economia tedesca potrebbe perdere circa 180 miliardi di euro, che si tradurrebbero in un calo dell’1,5 per cento del Pil a conclusione del mandato di Trump.

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