Dazi auto elettriche cinesi: lo schiaffo morale degli Stati Uniti all’Unione europea

Ippolito Visconti Autore News Auto
Gli Stati Uniti hanno introdotto dazi auto elettriche cinesi del 102,5%, mentre l’Unione europea ha imposto extra dazi provvisori da un minimo del 17,4% a uno massimo del 38,1%.
Dazi auto elettriche cinesi

Gli Stati Uniti hanno introdotto dazi auto elettriche cinesi del 102,5%, mentre l’Unione europea ha imposto extra dazi provvisori da un minimo del 17,4% a uno massimo del 38,1% (che si sommano a quelli già esistenti). Per cui gli Usa hanno usato la clava, bloccando le vendite di macchine a batteria orientali in territorio yankee. Invece l’Europa non si sa bene cosa abbia fatto di preciso: sono dazi scavalcabili dalle Case auto cinesi che hanno margini di profitto immensi. 

Piccoli dazi, grande Cina

Renderanno i costruttori del Dragone ancora più forti e competitivi, al contempo causando la reazione di Pechino con barriere anti auto e anti beni Ue. Un errore strategico di Bruxelles: non ha usato l’ascia, ma il fioretto, in una sorta di limbo, di terra di nessuno. Ha tirato uno scappellotto a Mike Tyson durante un match di boxe, aprendosi alla controffensiva del rivale. Risultato: più veicoli cinesi venduti in Ue, per recuperare. Per BYD dazio supplementare del 17,4%, per Geely del 20% e per Saic del 38,1%. Poca roba. Andava fatta una scelta: o tentare di ammazzare il Dragone o farselo amico. Ma provocargli solo fastidio con una punturina in una chiappa è deleterio: un boomerang, col Dragone imbestialito che ci farà a pezzi economicamente.

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Bando più dazi: gruppi auto occidentali nel Purgatorio

Prima col bando termico del 2035, poi coi dazi anti Cina, l’Ue ha di fatto creato un Purgatorio: qui, i gruppi auto occidentali non sanno esattamente come muoversi. Puntare tutto sulle full electric è pericoloso, perché Bruxelles potrebbe fare marcia indietro. Insistere col termico è un’incognita. Creare Gigafactory per batterie auto elettriche molto azzardato: vedi ACC Stellantis di Termoli. Si resta nella terra di nessuno. Intanto, la Germania ha le mani nei capelli. Auto elettriche cinesi meno costose delle loro in Europa; vetture di grossa cilindrata tassate in Cina (BMW, Mercedes, VW). Davvero uno schiaffo morale degli Stati Uniti all’Unione europea.

Ma quali sussidi, siamo semplicemente competitivi

Per inciso, l’Ue accusa la Cina di dumping, ma va pure sentita l’altra campana non potendo mai scoprire chi abbia ragione fra i due contendenti: Pechino ha respinto da tempo le accuse di sussidi ingiusti, affermando che lo sviluppo del suo settore dei veicoli elettrici è stato il risultato di vantaggi nella tecnologia, nel mercato e nelle catene di fornitura dell’industria. He Yadong, portavoce del ministero del Commercio, in conferenza stampa, usa parole precise, che profumano di alta diplomazia internazionale: “Si spera che Ue e Cina lavorino nella stessa direzione, per raggiungere una soluzione reciprocamente accettabile. Così da evitare l’escalation degli attriti commerciali che incidono negativamente sulle relazioni economiche e commerciali”.

Gruppi auto europei: pensano al profitto stando dietro alle bizze green

Dopo il Dieselgate del 2015, l’Acea (associazione europea dei costruttori) non si è mai opposta con forza e decisione alle idee ultra verdi della Commissione europea, propinate da Franz Timmermans. I gruppi auto europei sono stati alla larga dalle mega multe Ue in caso di sforamento dei limiti delle emissioni. Come? Acquisto di crediti ecologici Tesla anzitutto e subito (si comprano al volo), poi piano piano con elettriche e ibride plug-in (fatte negli anni dopo investimenti immensi). In un secondo momento, terminati i crediti Tesla, hanno accelerato con le vetture ricaricabili, piazzando altri soldoni pesantissimi. Magari i top manager auto si sono mossi in questa direzione per salvare la Terra dall’inquinamento, ma non dimentichiamoci che i costruttori sono società per macinare profitti, e non enti di beneficenza né associazioni per sensibilizzare il prossimo a rispettare la natura.

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