Dazi auto elettriche cinesi: la Commissione Ue può fare una brutta sorpresa

Ippolito Visconti Autore News Auto
Nessuna decisione presa perché l’Ue è spaccata.
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Come noi abbiamo anticipato, Ue spaccata in mille pezzi sui dazi auto elettriche cinesi: a prendere la decisione definitiva sulle tasse all’importazione di full electric Made in China sarà la Commissione europea. Se dirà sì, allora prezzi delle elettriche più alte, meno concorrenza, con effetto domino sull’usato termico ancora più caro: pagheranno i cittadini. Nelle mani della burocrazia di Bruxelles. In più, molti Paesi che votano sì possono dire addio ai posti di lavoro che i cinesi avrebbero creato in quelle nazioni con le fabbriche del Dragone. Doppio disastro.

Zero decisioni

Il Comitato difesa commerciale del Consiglio Ue non ha deciso niente. In tipico stile da Vecchio Continente stanco e malandato, è uscita di lì solo tanta burocrazia, in un mix di parole e comunicati vuoti. La proposta di Bruxelles di imporre delle tariffe doganali supplementari non è stata promossa, e neppure bocciata. Il tipico limbo europeo, con tanti organi alle prese con la lunghezza delle cozze e i tappi di plastica appiccicati alle bottiglie. Innanzi alla figuraccia epocale Ue, la Cina ride.

Italia, Francia e Polonia erano per il sì. La Germania ha paralizzato tutto e tutti: col suo non so misto a no, ha trascinato tipo locomotiva vari Stati appresso. Il Nord Europa sempre succube di Berlino, storicamente. Un’Ue che ruota attorno ai capricci dei Verdi tedeschi, delle loro auto elettriche intrise di dogmi e ideologie. Vedi la seconda nostra previsione azzeccata.

Italia, Francia, Polonia, Olanda, Irlanda, Lettonia, Lituania, Estonia, Bulgaria e Danimarca hanno detto sì.

Cinque no: Germania, Ungheria, Malta, Slovenia e Slovacchia.

Dodici astenuti (Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Grecia, Spagna, Cipro, Lussemburgo, Austria, Portogallo, Romania, Svezia e Finlandia) che è come se avessero detto no. Perché allora nel voto non si elimina l’astensione se questa vale come un no? Risposta: è la burocrazia Ue. Per questo la Cina ci fa a pezzi: veloce, reattiva, con catena decisionale efficiente, determinata. Il mancato quorum comporta che sia l’esecutivo Ue a prendere la decisione definitiva. Un groviglio di cavilli allucinanti.

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This photo taken on April 18, 2024 shows BYD electric cars for export waiting to be loaded onto a ship at a port in Yantai, in eastern China’s Shandong province. (Photo by AFP) / China OUT (Photo by STR/AFP via Getty Images)

Burocrazia infernale

La Commissione come reagisce? “Oggi, la proposta di imporre dazi compensativi definitivi sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina ha ottenuto il necessario supporto degli Stati membri dell’Ue. Ciò rappresenta un altro passo verso la conclusione dell’indagine anti-dumping”. Insomma, è un sì. Entro il 30 ottobre 2024 dovrà essere pubblicato nella Gazzetta ufficiale un regolamento di esecuzione della Commissione contenente le conclusioni definitive dell’inchiesta. In attesa dei controdazi cinesi e della guerra commerciali di Pechino. Dopo il suicidio elettrico, la flagellazione dei dazi.

Italia sempre in linea con Bruxelles

“L’Italia – spiega il ministro delle Imprese, Adolfo Urso – si è espressa in linea con le analisi tecniche della Commissione tese a ripristinare condizioni di equità commerciale. Auspichiamo che il negoziato riprenda sia in bilaterale sia in sede di Wto per giungere, come sempre sostenuto, a una soluzione condivisa nel pieno rispetto delle regole internazionali. Noi siamo contrari a ogni ipotesi di guerra commerciale e lavoreremo insieme per evitarla. Occorre preservare la partnership industriale e commerciale con la Cina con cui vogliamo continuare a lavorare in una logica win-win basata sul principio della reciprocità anche ai fini della stabilità economica globale”. Mistero: se inizi la guerra coi dazi, come fai a dire che sei contro la guerra? Il paradosso del Belpaese. E ciao ciao costruttore cinese che viene in Italia a fare auto al posto di Stellantis.

Pannelli solari, precedente drammatico col flop dazi Ue

Il fallimento totale Ue nell’imporre tariffe sui pannelli solari cinesi un decennio fa non ha insegnato niente a Bruxelles: la Cina ha una quota di oltre il 90% del mercato fotovoltaico comunitario. Lo stesso accadrà con l’auto elettrica. Anche perché si stuzzica l’orgoglio del fuoriclasse, Pechino. Alle prese con un ronzino che vuole barare ostacolando la libera concorrenza, come un Paese sovietico anni 1970: la perdente Ue. 

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