Dazi auto elettriche cinesi in Canada: Pechino contro resto del mondo

Ippolito Visconti Autore News Auto
Oltre alle partite di calcio Euro 2024, c’è un altro grande match in mondovisione: Pechino contro resto del mondo, sul campo dei dazi auto elettriche cinesi, perché anche il Canada vuole piazzarli.
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Oltre alle partite di calcio Euro 2024, c’è un altro grande match in mondovisione: Pechino contro resto del mondo, sul campo dei dazi auto elettriche cinesi, perché ora anche il Canada vuole piazzare tariffe anti Dragone. Imitando gli Usa di Trump, gli Usa di Biden (che ha quadruplicato le barriere), l’Ue della von der Leyen. Il Canada (riporta reuters.com) ha dichiarato che sta valutando se imporre dazi sui veicoli elettrici prodotti in Cina nel tentativo di allinearsi con gli alleati contro quella che vedono come un’industria cinese fortemente sovvenzionata.

Nazione della Grande Muraglia accerchiata, attaccata da mille fronti, non per niente gli orientali eressero un confine invalicabile, sapendo come vanno le cose sul globo terracqueo. Pure per questo il Partito Comunista Cinese spinge la Germania a persuadere l’Unione europea a eliminare gli extra dazi del 4 luglio 2024: il pericolo si chiama emulazione. Si va a scimmiottare l’Ue. E sempre per questo i funzionari della potenza mondiale di Xi Jinping intendono reagire con una controffensiva di dazi paurosa: un avvertimento a chi volesse andare a ruota di Usa, Ue, Canada e compagnia.

Errore strategico: sindrome da accerchiamento contro il nemico

Paesi, continenti, unioni che impongono tutti assieme dazi anti auto cinesi commettono un gravissimo errore sotto il profilo economico (nel settore automotive), finanziario, politico e psicologico. Per Pechino, scatta la sindrome da accerchiamento contro il nemico, tale da ricompattare ancor più la nazione. E da stimolare i colossi auto: BYD, Geely, SAIC e compagnia. Pronti a fare macchine elettriche meno costose per avere sempre e comunque margini di profitto giganteschi nonostante i dazi di  Usa, Ue e Canada. Una dimostrazione di potenza e di superiorità della Cina. Accade anche nelle dinamiche internazionali e perfino a livello micro, nelle aziende, quando uno pseudo manager sciocco e incapace si allea con un capetto “zerbino” imbranato e grigio per mettere all’angolo un dipendente fortissimo: questi reagisce e li sconfigge lasciandoli sciogliersi nel loro brodo.

Cosa farà il Canada contro la Cina

Il ministro delle Finanze canadese, Chrystia Freeland, ha affermato che il settore automobilistico nazionale si trova ad affrontare una concorrenza sleale da parte della “politica di sovraccapacità diretta dallo stato” della Cina. Ottawa aprirà un periodo di consultazione pubblica di 30 giorni il 2 luglio sulle possibili risposte. “I produttori cinesi stanno intenzionalmente generando un eccesso di offerta globale che mina i produttori di veicoli elettrici in tutto il mondo, incluso qui in Canada”, ha detto Freeland ai giornalisti a Vaughan, in Ontario, facendo eco alle preoccupazioni sollevate dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea.

Prossimo passo: i componenti

Non tanto gli Usa, che ha già provveduto in parte, quanto Ue e Canada si infilano in un altro guaio: le macchine elettriche sono stracolme di componenti cinesi. A partire dalle batterie. Che si fa? Si tassano tutte le vetture, anche quelle fatte da produttori occidentali. Quelle componenti son create grazie a materie prime di miniere di proprietà della Cina in Africa, in Sud America e nel globo: che si fa, si tassano le auto fatte con componenti cinesi piene di materie prime cinesi? È un tunnel infernale dove solo una politica debole e incoerente poteva ficcarsi. Senza considerare le mazzate che arrivano a Tesla e BMW (Mini elettriche) costruite in Cina: un caos illimitato.

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Masochismo in salsa canadese

La Cina è il secondo partner commerciale del Canada. Le importazioni di auto dal Dragone nel porto sono aumentate del 460% ogni anno, quando Tesla ha iniziato a spedire veicoli elettrici prodotti a Shanghai in Canada. Il premier dell’Ontario, la provincia più popolosa del Canada e principale centro di produzione automobilistica, la settimana scorsa ha esortato Ottawa a imporre tariffe almeno del 100% sui veicoli.

I chiodi sull’asfalto nella corsa: comportamento anti sportivo

Perdipiù, col pericolo che dazi, extra dazi e altro facciano solo il sollecito a Pechino: vedasi i dazi anti pannelli solari cinesi, i quali oggi sono ovunque sul pianeta. Gli uomini del Dragone sono ultra concorrenziali: o ci si mette a fare concorrenza vera, o il destino è segnato. Ci si ricordi della metafora del numero uno Ferrari, Vigna: “Competere nella corsa fra auto. Non buttare chiodi sull’asfalto per bucare le gomme del rivale”. Sentite l’amministratore delegato della società canadese Northern Graphite, Hugues Jacquemin: qualsiasi azione potenziale limitata ai veicoli elettrici non sarebbe sufficiente; Ottawa dovrebbe includere anche minerali critici essenziali per la produzione di batterie.

Poi ci sono i cittadini, i consumatori. Esistono prove certe di quanto Ue e Canada vanno dicendo? Come dimostrare l’eccesso di sovvenzioni dello Stato alle Case auto cinesi? Nel resto del mondo, è tutto trasparente al 100% o ci sono sovvenzioni analoghe se non peggiori? La Cina respinge le accuse di sussidi ingiusti o di avere un problema di capacità eccessiva, affermando che lo sviluppo del suo settore dei veicoli elettrici è stato il risultato di vantaggi nella tecnologia, nel mercato e nelle catene di approvvigionamento dell’industria.

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