Si discute molto della crisi del mercato automobilistico, a partire da quello europeo. Riducendo però troppo spesso la discussione ad una sterile polemica tra fautori dell’elettrico e tradizionalisti legati ai motori termici. Ora, però, a riportare una discussione lunare sulla terra provvede Luca de Meo, il numero uno del gruppo Renault. Il quale afferma senza mezzi termini che il problema dell’auto non è rappresentata dalle scelte tecnologiche, ma dal fatto che è in atto una crisi sociale devastante. Ma andiamo a vedere meglio le affermazioni di quello che è considerato da molti uno dei più lucidi manager dell’automotive globale.
Luca de Meo: le auto non si vendono perché il ceto medio si sta impoverendo
Henry Ford fu abbastanza chiaro, nel passato secolo, affermando la necessità di pagare bene i propri operai in modo da metterli in condizione di poter acquistare le auto che producevano. Una lezione che, però, non sembra essere stata recepita al meglio, nella nostra epoca, in cui i bassi salari sembrano essere diventati una regola.
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E ora ci prova Luca de Meo a rispolverare quelle ormai celebri parole. Il CEO di Renault lo ha fatto nel corso di un convegno organizzato dalla corrente del PD “Energia popolare” al Kilometro Rosso, sede del gruppo Brembo, oltre che uno dei principali parchi tecnologici e scientifici dell’Italia settentrionale. Un intervento avvenuto in video, con il collegamento da Parigi, che si è rivelato estremamente interessante, proprio per i temi toccati.
Tra di essi, quello relativo all’ormai evidente invecchiamento del parco auto. Il cui mancato rinnovamento è da ascrivere in particolare al fatto che la classe media, ormai in fase di impoverimento, non ha sufficiente potere d’acquisto. Soprattutto se rapportato al prezzo di veicoli che continua a crescere anno dopo anno, rivelandosi in definitiva proibitivo per un gran numero di persone.
E per supportare la sua tesi, ha rispolverato proprio le parole di Henry Ford. Questo quanto da lui affermato: “Cento anni un’operaio poteva permettersi con il suo stipendio di comprarsi una Ford-T, ora non può comprarsi nemmeno una Dacia“.
Auto efficienti e meno inquinanti? Sicuramente auspicabile, ma manca il mercato
Le parole di Luca de Meo non sono eccessivamente sorprendenti, considerato come il tema di una eccessiva compressione salariale alla base della crisi del mercato automobilistico sia stato da lui affrontato anche nel recente passato.
La speranza è che anche altri dirigenti di alto livello inizino a comprendere come il tema degli stipendi troppo bassi vada affrontato. Invece di limitare la discussione alla ormai sterile contrapposizione tra motori elettrici e termici. Con le attuali politiche salariali e costi produttivi, per un gran numero di persone la prima necessità non è contribuire ad un modello sostenibile di mobilità, ma trovare veicoli in grado di non affossare i bilanci domestici.
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Si tratta di un problema che, del resto, va a riflettersi in maniera evidente anche sull’ambiente. A spiegarlo è ancora l’amministratore delegato del gruppo francese: “In Europa, negli ultimi due decenni, l’età media del parco auto è passata da 7,5 a 12 anni. Aldilà del fatto che abbiamo migliorato la performance delle vetture la massa dell’anidride carbonica che va in atmosfera è dovuta a vetture più vecchie”.
Quindi, a prescindere da EV o motori termici, sarebbe auspicabile favorire un ammodernamento del parco auto circolante sulle nostre strade. Ma come è possibile farlo se un numero sempre crescente di persone è costretto a convivere con la scarsità di risorse da destinare agli acquisti, preferendo logicamente indirizzarle verso beni ritenuti più necessari di un’auto nuova? Un tema che sembra destinato a diventare sempre più d’attualità nel corso dei prossimi anni. In particolare in Europa, ove la crisi sociale si sta riflettendo in maniera del tutto evidente sul mercato automobilistico.