Costruttori auto cinesi si sono stufati delle trattative tra Pechino e Bruxelles, ecco cosa hanno fatto

Dario Marchetti Autore
Nel frattempo, però, proseguono le trattative tra le controparti per la fissazione di un prezzo minimo sulle auto elettriche cinesi
Dazi UE contro auto elettriche cinesi

Come era facilmente prevedibile, le case cinesi non intendono restare ferme a farsi infilzare dall’Unione Europea coi dazi aggiuntivi sui propri veicoli elettrici. Se già nelle passate settimane alcuni di loro avevano esplicitato la propria intenzione di inviare in Europa modelli ibridi al posto di quelli full electric, in modo da bypassare l’apposizione di tariffe aggiuntive ai propri danni, ora la battaglia si allarga al campo giuridico.

Tre delle più importanti case del gigante asiatico, ovvero BYD, Geely e SAIC, hanno deciso di contestare le misure imposte dalla Commissione Europea in sede giudiziaria. In particolare elevando un reclamo presso la Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE), come testimoniato dai documenti depositati nella giornata di giovedì sul sito web dello stesso organismo.

I ricorsi delle case cinesi aprono un nuovo fronte

Il ricorso elevato dalle tre case cinesi, è conseguente alla decisione presa in sede UE alla fine di ottobre, quando dopo un’indagine sulle sovvenzioni concesse dal governo cinese alle case locali, l’UE ha imposto dazi aggiuntivi sui veicoli elettrici prodotti in Cina. In particolare, quella a danno di BYD ammonta al 17% per BYD, contro il 18,8% di Geely e il 35,3% di SAIC. Da aggiungere naturalmente alla tariffa standard dell’UE sulle importazioni di automobili, che è pari al 10%.

Dazi UE contro auto elettriche cinesi

Dagli atti del tribunale è possibile notare come le tre case cinesi hanno depositato i loro reclami presso la Corte generale, la più bassa delle due camere della CGUE, nella giornata di martedì. Ovvero un solo giorno prima della scadenza per la presentazione dei ricorsi. Occorre sottolineare che i procedimenti presso la Corte generale hanno una durata media di 18 mesi e possono essere impugnati.

Alle tre case si è poi aggiunta la Camera di commercio cinese per l’importazione e l’esportazione di macchinari e prodotti elettronici (CCCME), un organismo di settore al quale spetta la rappresentanza dei produttori cinesi di veicoli elettrici. Il suo reclamo è stato presentato proprio in coincidenza con la scadenza di mercoledì, come ricordato dalla Camera di commercio cinese presso l’UE (CCCEU).

Sui dazi è necessario un compromesso

Proprio il CCCEU ha dal canto suo esortato Pechino e Bruxelles affinché si proceda alla negoziazione di un compromesso teso ad evitare una guerra commerciale. Un invito che arriva dopo mesi di trattative iniziate a settembre, che vertono in particolare su un prezzo minimo per le auto elettriche prodotte in Cina. Teso ad evitare che le stesse, coi loro prezzi sensibilmente più bassi rispetto alla concorrenza, possano schiacciare le case europee.

In una nota diffusa oggi, la CCCME ha confermato dal canto suo di aver intrapreso un’azione per conto delle società rappresentate. Impegnandosi al tempo stesso a “continuare a rappresentare l’industria cinese dei veicoli elettrici attraverso contenziosi giudiziari e a difendere con risolutezza i legittimi diritti e interessi delle aziende cinesi di veicoli elettrici”.

La Commissione Europea ha affermato a sua volta di essere a conoscenza dei ricorsi. Aggiungendo che ha ora due mesi e dieci giorni per poter presentare la sua linea difensiva. Non senza aggiungere che i contatti con il governo cinese sono ancora in corso. Non è invece ancora chiaro se ci siano state contestazioni anche da parte di altri produttori di veicoli elettrici, in particolare da parte delle aziende europee che vantano impianti produttivi lungo lo sterminato territorio cinese.

I produttori cinesi si lamentano per il trattamento di favore riservato a Tesla

Tra gli argomenti alla base dei ricorsi, dovrebbero comparire in particolare la valutazione sulle effettive sovvenzioni di cui hanno goduto le case cinesi e l’insolita decisione presa dalla Commissione Europea. Occorre sottolineare, a questo proposito, che solitamente la stessa si attiva su denunce ben precise, mentre in questa occasione si è attivata in maniera del tutto autonoma. Tanto che le case europee si sono dichiarate apertamente contrarie all’apposizione dei dazi. Nella linea di difesa UE, è invece molto probabile la presenza dell’accertamento del danno arrecato all’industria automobilistica europea.

Dazi UE contro auto elettriche cinesi

Per quanto concerne più specificamente le case interessate, si prevede che SAIC contesterà la sua tariffa, in effetti molto più elevata rispetto alle consorelle. A questo proposito occorre ricordare che a motivare tale provvedimento è stato il rifiuto della casa di collaborare all’indagine. In tal modo ha permesso alla Commissione di riempire il suo fascicolo con fatti che potrebbero essere non veritieri.

A loro volta, i produttori di veicoli elettrici con sede in Cina non hanno nascosto la contrarietà per il trattamento di favore riservato a Tesla. La casa di Elon Musk rappresenta il maggior esportatore di veicoli elettrici dalla Cina verso l’UE e non è stata inclusa nel campione ufficiale, da cui viene calcolato il tasso per le altre aziende, a differenza di BYD, Geely e SAIC. Ove ci fosse rientrato, con la tariffa aggiuntiva più bassa, pari al 7,8%, avrebbe permesso alle case che hanno collaborato di beneficiare di una tariffa inferiore al 20,7% prospettato.

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