Ci siamo. L’Ue pianifica il voto del 25 settembre 2024 per aumentare i dazi sui veicoli elettrici dalla Cina, dice Automotive News. Questo spianerebbe la strada all’entrata in vigore delle tasse a partire da novembre 2024. Controdazi di Pechino in arrivo: ha avviato indagini anti-dumping sulle esportazioni Ue di brandy, latticini e prodotti suini. Più le extra tasse alle supercar italiane e tedesche: BMW, Mercedes, VW (Audi e Porsche). Bruxelles protesta, perché vede le indagini cinesi come una ritorsione e intende difendere i propri interessi.
Mistero nella torre d’avorio Ue
Quindi, l’Ue fa un’indagine sulle auto elettriche cinesi e poi piazza i dazi. Il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha avviato l’indagine sui veicoli elettrici lo scorso anno, affermando che le aziende cinesi beneficiano ingiustamente dei sussidi statali e stanno inondando l’Europa con una produzione eccessiva. La Cina protesta e Bruxelles se ne infischia. Arriva Pechino, fa un’indagine sui prodotti Ue, nella torre d’avorio dell’Unione si scandalizzano in vista dei controdazi del Dragone. E perché? Misteri del Vecchio Continente.
Il blocco
Tutto crolla se una maggioranza qualificata (15 stati membri che rappresentano il 65 percento della popolazione Ue) si oppone agli extra dazi. La Cina fa pressione su Germania, Spagna e Italia affinché votino no. Con un guadagno: cooperazione commerciale, niente dazi sulle supercar tedesche, una bella fabbrica cinese in Spagna e magari chissà in Italia.
La Cina spazzerà via economicamente l’Ue
L’Ue ha proposto di colpire SAIC Motor, la casa madre di Volvo. Quindi Geely. Poi batosta per BYD. Con dazi rispettivamente del 36,3 percento, 19,3 percento e 17 percento, in aggiunta alla tariffa del 10 percento a cui sono già soggetti gli esportatori dalla Cina. Magari leggermente riviste al ribasso. Motivo: un contentino. Povera illusa Bruxelles. Primo: pensa di fermare l’avanzata del Dragone, ma non ci riuscirà mai. Secondo: pensa che – ammorbidendo appena la legnata – la Cina dica grazie. In realtà, tutto questo porta alla guerra economica fra una potenza assurda, ossia Pechino, e un qualcosa di impalpabile piena di guai di ogni genere, con le tensioni sociali che esploderanno pure dentro, in Germania, per via dei licenziamenti VW.
I dazi Ue abbasseranno i profitti immediati della Cina, rallenteranno il Dragone, facendolo imbestialire diverrà ancora più sputafuoco. Il suicidio totale nella tempesta perfetta nata col bando termico 2035 dei Verdi proprio in Germania.
Tesla (fa la Model Y in Cina) dovrà affrontare unìaliquota aggiuntiva di poco inferiore all’8 percento, più il dazio di base. Pertanto, i consumatori troveranno solo elettriche care come il demonio. Queste macchine – già rifiutate dall’europeo medio – verranno lasciate marcire. Perderanno valore. Un disastro automotive. Con tagli nell’industria e nell’indotto.
Le discussioni continueranno la prossima settimana quando il ministro del commercio cinese Wang Wentao visiterà l’Europa per incontrare il capo del commercio Ue, Valdis Dombrovskis. Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha fatto storcere il naso ai burocrati Ue all’inizio di questa settimana quando ha affermato che l’Unione dovrebbe riesaminare il suo piano di imporre i dazi durante una visita in Cina. Anche la Germania ha spinto Bruxelles a trovare un’alternativa. Sono contro la spirale di restrizioni occhio per occhio. Siamo in retromarcia storia: la legge del taglione, i dazi medievali. Un’Unione che va indietro, come un gambero economico.