Con la cinese Dongfeng, il governo punta a 1,3 milioni di auto l’anno fatte in Italia

Ippolito Visconti Autore News Auto
La cinese Dongfeng sarebbe in pole position per costruire uno stabilimento automobilistico in Italia, afferma il rapporto Il potenziale accordo potrebbe coinvolgere anche altri investitori chiave.
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La cinese Dongfeng sarebbe in pole position per costruire uno stabilimento automobilistico in Italia, afferma il rapporto Il potenziale accordo potrebbe coinvolgere anche altri investitori chiave, tra cui aziende italiane del settore dei componenti. Queste le indiscrezioni di Automotive News. I colloqui tra il governo italiano e la cinese Dongfeng Motor Group sono in una fase avanzata. Le trattative fanno parte degli sforzi per attrarre un altro importante produttore di automobili nel paese oltre a Stellantis, l’unico grande produttore di automobili del paese i cui marchi includono Fiat e Alfa Romeo. Il governo di Roma potrebbe unirsi a Dongfeng con una quota di minoranza nell’investimento che mira a creare un hub per l’intera Europa, hanno affermato le fonti. Il potenziale accordo potrebbe coinvolgere anche altri investitori chiave, tra cui aziende italiane del settore dei componenti. 

Quali numeri

Il governo Meloni vuole aumentare la produzione automobilistica nazionale a 1,3 milioni di veicoli all’anno nel 2030, da meno di 800.000 nel 2023. Ha discusso con Stellantis il possibile aumento della produzione annuale italiana del gruppo a un milione di unità entro la fine del decennio. La casa automobilistica ha raggiunto l’obiettivo l’ultima volta nel 2017. Pertanto, 300 mila da Dongfeng e un milione da Stellantis.

Cosa faranno? Improbabile elettriche, che da noi sono una iper nicchia. Per mesi si è parlato di auto ibride. Se si accordano, serviranno un paio di anni per andare in produzione, quindi 2026. Manderanno le linee delle ibride in dismissione dalla Cina? O faranno le linee nuove sulle elettriche rischiando?

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Non troppo sexy

Non ha il fascino di BYD e Geely, comunque Dongfeng sarebbe meglio di zero. L’Italia ha avuto colloqui anche con altre importanti case automobilistiche, tra cui la cinese Chery Auto, su potenziali investimenti nel Paese. In questi giorni ci sono stati incontri tecnici, che hanno visto impegnata l’unità attrazione investimenti esteri del ministero delle Imprese. 

Nel corso dei vertici, le parti avrebbero espresso soddisfazione per i progressi finora raggiunti, anche alla luce del recente sostegno dei governi italiano e cinese. Proprio l’ultima missione ha sancito la firma di un memorandum d’intesa per una collaborazione industriale, ma è l’Italia che costruisce in Cina. Adesso, Geely produrrà la EX 30 in Belgio, BYD aprirà in Ungheria, Chery in Spagna. E SAIC (ossia MG) anche, pare. Non siamo attraenti specie per l’eccesso di burocrazia che paralizza le imprese.

Viceversa, non c’è nessuna traccia di trattative con un costruttore giapponese, quindi conosciuto e ben radicato, piuttosto che per uno cinese quasi ignoto ai più.

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