Commissione Ue fragile e instabile: guai anche per l’industria dell’auto

Ippolito Visconti Autore News Auto
La Commissione europea è stata approvata dal Parlamento con il più basso sostegno di sempre.
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Dopo litigi, sotterfugi, guerriglie urbane, la Commissione europea è stata approvata dal Parlamento con il più basso sostegno di sempre. Tramite abbracci, ammiccamenti, tradimenti, un doppio gioco via l’altro. E non è chiaro su quali gruppi politici possa contare. Motivo: il Parlamento Ue è instabile. Impossibile seguire una linea unica con decisione del settore dell’industria dell’auto, il più delicato visto l’inferno di chiusure e disoccupati, con la gigantesca incognita Volkswagen. Non è dato sapere che fine faranno Green Deal e obbligo di auto elettrica col bando termico 2035. Un nulla, un regolo, e vien giù tutto. Basta uno col raffreddore che non vota, o un mezzo vecchino di centrosinistra.

Zattera in un mare tempestoso

Questa nave Ue farà i salti su acque tempestose, mentre la vecchia Commissione godeva di una navigazione tranquilla. I 370 voti a favore rappresentano il 54 per cento di tutti i voti espressi, e ancora meno (51 per cento) del numero totale di eurodeputati, 719. È il sostegno più risicato della storia europea per una nuova Commissione: una maggioranza stabile durante i cinque anni di legislatura su auto elettrica e politiche verdi non ci sarà. Anche perché la Germania forte – Paese chiave della vecchia Commissione – è solo un lontano ricordo: la stampella dell’Ue avrebbe essa stessa necessità di una stampella, dilaniata da disoccupazione e tensioni sociali. Vedasi dramma Volkswagen.

Quanti gruppi formeranno la maggioranza

I tre gruppi centristi – Partito popolare europeo (Ppe), i Socialisti e democratici (S&D) e Renew Europe – hanno ottenuto insieme 308 voti, ben lontani dalla soglia dei 360 voti. Erano la vecchia maggioranza. Adesso, nei giochi di potere (poco green e poco edificanti), hanno tirato dentro altri nell’avventura. Appena si deve fare una mezza norma, sarà necessario qualche appoggio sia da destra sia da sinistra dell’emiciclo. Altri compromessi. Un caos mai visto, che cozza contro la solidità di Trump in Usa, di Putin in Russia e della Cina. I quali hanno le idee chiare sulle politiche auto.

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Instabilità fattuale: occhio alle leggi ambientali

Sentiamo l’eurodeputato dei Verdi Marie Toussaint, che ha votato contro il collegio insieme all’intera delegazione francese: “Oggi non c’è una vera maggioranza nell’Unione europea. Manfred Weber pensa che un giorno possa rivolgersi all’estrema destra per costruire relazioni o alleanze, distruggendo in particolare le leggi ambientali. E poi il giorno dopo, quando gli fa comodo, rivolgersi alla coalizione dei democratici e delle forze europeiste. È assolutamente indegno”. Dentro le leggi ambientali, l’auto è protagonista.

Pasticcio elettrico: gli eurodeputati conservatori contro il Green Deal

Gli eurodeputati conservatori che hanno sostenuto la Commissione con un unico obiettivo: per ribaltare il Green Deal e cambiare le politiche della precedente legislatura. Cominciamo bene. Sarà tutto un terremoto continuo sull’auto elettrica e sul bando termico 2035. Morale: nell’Ue, la Commissione non è legata a una maggioranza del Parlamento europeo. Non c’è stata una maggioranza Ursula: ogni votazione avrà una maggioranza diversa; dipende da cosa si vota. Dagli interessi, dalle lobby. Sarà scontro frontale continuo fra gruppi di potere. 

Bussola della Competitività

Il politico tedesco fa riferimento è alla Bussola della Competitività, che “sarà la cornice del nostro lavoro per il resto del mandato. Si baserà sui tre pilastri del rapporto Draghi. Il primo è chiudere il divario d’innovazione con gli Stati Uniti e la Cina. Il secondo è un piano comune per la decarbonizzazione e la competitività. Il terzo è l’aumento della sicurezza e la riduzione delle dipendenze”. Per Draghi, non ci sono politiche adatte a dare un futuro al comparto automotive europeo.  

Riassumendo. L’Ue è instabile. Gode di scarsa prosperità e sicurezza. Non è unita. Con una maggioranza traballante del 51 per cento, l’auto elettrica barcolla. Assieme al Green Deal. Ci sono fratture nei gruppi di maggioranza: metà dei Verdi ha votato contro, molti distinguo tra i socialisti, popolari e i liberali. C’è poco tempo per voli pindarici, visto che Usa e Cina ci stanno schiacciando: serve massima concretezza, in tutti i settori industriali, a partire da quello automotive. Il leader della Sinistra europea, Manon Aubry, accusa von der Leyen di aver “srotolato il tappeto rosso all’estrema destra“, consegnando la vicepresidenza esecutiva a Fitto: “un post-fascista conosciuto per i suoi scandali di corruzione”. Siamo solo all’inizio.

Ursula von der Leyen: parole intelligenti di un politico navigato

Da politico navigato, Ursula von der Leyen non ha mai detto in queste ore la parola “maggioranza”. Sa bene che la maggioranza non c’è. Né mai ci sarà. Parla di forze politiche pro-Ue, pro-Ucraina e pro-stato di diritto. Quand’anche un disegno legge fosse approvato, verrebbe massacrato di emendamenti: è la paralisi. Da capire come potrà mai muoversi agilmente in materia di dazi (su auto e altro) contro Cina e Usa. Mistero green.

Dis-Unione europea sul percorso di transizione energetica

Nell’Ue, ogni Stato viaggia ritmo diverso verso gli obiettivi del Fit for 55. Con divergenze interpretative sulle modalità attuative, sui tempi di transizione. Massima incertezza sia per le Case auto sia per gli automobilisti. Vedremo come questa Commissione fragile gestirà la pessima eredità della Commissione forte. Se quella di prima è andata in tilt e aveva una maggioranza solida, con la Germania a fare da collante, resta da capire in che modo potrà mai agire con efficacia questa compagine. Dal 30 ottobre 2024, sono entrati in vigore i dazi definitivi sulle importazioni di auto elettriche dalla Cina: da valutare le trattative con Pechino per risolvere il problema evitando la guerra commerciale. Non ultimo, in Ue abbiamo poche colonnine e lente, oltreché mal distribuite: si pensi al Sud Italia, fra l’altro. Manca anche un cronoprogramma per lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica pubbliche.

Milioni meno decine di migliaia

Il presidente riconfermato della Commissione Ue condurrà personalmente le trattative con il settore auto. Obiettivo: trovare soluzioni comuni e attuarle. Sarà il regista insomma. Un abile gioco di equilibrismo del politico tedesco: sullo stop ai motori endotermici al 2035, annuncia che supervisionerà direttamente un “dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica“. Ossia un “orgoglio europeo da cui dipendono milioni di posti di lavoro”. Dipendevano. Adesso, sono milioni meno decine di migliaia.

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