Colonnine di ricarica elettrica per le auto in Italia a marzo 2025: guida definitiva

Ippolito Visconti Autore News Auto
Sul territorio nazionale ci sono 64.391 punti di ricarica (+27% sul 2023) con un ottimo trend di crescita dei punti di ricarica veloci in DC (+47%). 
Sul territorio nazionale ci sono 64.391 punti di ricarica (+27% sul 2023) con un ottimo trend di crescita dei punti di ricarica veloci in DC (+47%). 

Motus-E sforna i dati delle colonnine a marzo 2025, aggiornati a fine 2024 sulla scorta di una ricognizione totale in Italia. Sul territorio nazionale ci sono 64.391 punti di ricarica (+27% sul 2023) con un ottimo trend di crescita dei punti di ricarica veloci in DC (+47%).  Con 54.093 punti attivi, si è ridotto il peso sul totale dei punti di ricarica installati ma non ancora attivati, attestandosi a meno del 16%. Quindi, quante colonnine funzionano? Grosso modo 27.000: una stazione per due prese.

I punti attivi sul territorio nazionale sono quasi tutti interoperabili tutti i provider del servizio di ricarica (91,5%), con possibilità di ricaricare con app e abbonamenti preferiti. Per quanto riguarda le altre modalità di pagamento, si vanno sempre più diffondendo i pagamenti elettronici (3,5%) e Plug&Charge (3,4%), cresciuti di oltre il 40% nel corso dell’anno. Rispetto alla prima rilevazione del 2019, si registra una crescita media annua dei punti di ricarica del 43%

Sul territorio nazionale ci sono 64.391 punti di ricarica (+27% sul 2023) con un ottimo trend di crescita dei punti di ricarica veloci in DC (+47%). 

Italia spaccata

È rimasta stabile negli anni la distribuzione dell’installato a livello regionale, con il Nord che concentra la maggioranza delle stazioni (57% del totale), mentre il restante 43% tra Centro, Sud e isole. Buone notizie per quanto riguarda la potenza minima su circolante BEV: secondo la nostra stima, con 277.365 veicoli BEV circolanti e oltre 2,2 GW di potenza installata presso i punti di ricarica attivi, la potenza di uscita media per ogni veicolo è di 8,1 kW, ben al di sopra degli 1,3 kW di potenza stabiliti dall’AFIR (regolamento sull’infrastruttura per i combustibili alternativi).

La Lombardia è la regione leader in Italia con 11.317 punti di ricarica attivi, il 21% del totale. Seguono Piemonte e Lazio con il 10%, e Veneto ed Emilia-Romagna con il 9%. Toscana e Sicilia si posizionano sesta e settima rispettivamente con 3.320 e 2.735 punti. Lombardia in testa anche per crescita dell’infrastruttura nel 2024, con 3.531 nuovi punti di ricarica installati, seguita dal Lazio (+2.258), Piemonte (+982), Veneto (+966) e Sicilia (+945).

Quali città vanno forte

Analizzando la distribuzione territoriale dei punti attivi ad alta potenza in DC, si confermano sul podio Milano, Roma e Torino, rispettivamente con 909, 759 e 449 punti attivi, seguite da 3 Province, non città metropolitane, Brescia, Bolzano e Bergamo, rispettivamente con 438, 328 e 275: chiudono la classifica quasi tutte province del sud e delle isole, con l’eccezione di Prato e Trieste, confermando, quindi, la necessità di uno sforzo di installazione di punti di ricarica più omogenea, soprattutto ad alta potenza, per consentire una diffusione del circolante elettrico anche in queste regioni e garantire ai turisti che viaggiano in elettrico la possibilità di rag- giungere tali località.

Ci sono “abbastanza” punti di ricarica in Italia? L’Italia si posiziona al sesto posto per numero assoluto di punti di ricarica a uso pubblico, con un sostanziale distacco dalle principali economie europee. Nel 2024 in Italia ogni 1000 abitanti vi è una disponibilità complessiva di prese a pari a 0,92. Tale valore è in crescita rispetto al 2023 dove si osservava un dato di 0,83 (+10,8%).

Le maggiori densità di punti di ricarica si trovano vicino a grandi città e arterie stradali, anche in considerazione della particolare topografia del territorio italiano che comprende zone montuose per circa il 35% del territorio. Dall’analisi emerge una disparità significativa nella disponibilità delle stazioni tra il Meridione e il resto d’Italia; in particolare, molte aree del sud Italia presentano un numero insufficiente di stazioni di ricarica.

Sul territorio nazionale ci sono 64.391 punti di ricarica (+27% sul 2023) con un ottimo trend di crescita dei punti di ricarica veloci in DC (+47%). 

Tutto passa attraverso il GSE 

GSE (Gestore dei Servizi Energetici) è la società che ricopre un ruolo centrale nell’incentivazione e nella promo- zione delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica e della mobilità sostenibile, attraverso la Piattaforma Unica Nazionale, gioca un ruolo cruciale nel promuovere e incentivare la mobilità elettrica, integrando fonti di energia rinnovabili e facilitando lo sviluppo di una rete di ricarica diffusa e sostenibile. Invece RSE (Ricerca sul Sistema Energetico) è impegnata nell’analisi e ricerca nel settore energetico e della sostenibilità. Le sue attività coprono tutta la filiera energetica, con focus su progetti strategici nazionali ed europei, collaborando con pubblica amministrazione, imprese e associazioni di consumatori. 

Inferno burocrazia

Le criticità possono sorgere durante tutto il processo installativo. Specialmente nei Comuni sottodimensionati, sono state riscontrate difficoltà di disponibilità della potenza di rete e nel trovare spazi per nuove cabine. Durante il processo autorizzativo, diverse complessità:

errori tecnici nella procedura telematica per l’istanza di manomissione del suolo pubblico.

Ci sono difficoltà nel dialogo con più uffici (Comune, soprintendenza, Polizia locale, commissione paesaggio) e lunghe tempistiche per il rilascio delle autorizzazioni (60-120 giorni, fino ad arrivare a periodi di 6-12 mesi nel caso di Comuni più strutturati). Esistono interferenze con più gestori e necessità di più sopralluoghi congiunti. In fase esecutiva, possono insorgere ulteriori problemi legati a prescrizioni degli enti e mancanza di un piano per la segnaletica.

La norma c’è, ma non basta

La difficoltà di allaccio da parte del distributore può ritardare i lavori, specialmente per scavi estesi. È consigliabile valutare le caratteristiche del sito in fase di progettazione e applicare il Decreto Semplificazioni del 2021 (articolo 57), sebbene pochi Comuni si siano adeguati.

La potenza conta

Si evidenzia inoltre una media di 2,9 punti di ricarica per ogni sito (location), in aumento rispetto alla media degli ultimi anni. C’è anche un incremento negli anni del numero di CPO (Charging Point Operator) presenti sul territorio nazionale che installano e gestiscono i connettori, sia in AC che DC, con il 70% di questi con punti a potenze elevate (sopra 100 kW). Si sta assistendo a installazioni con potenze sempre più elevate: la quota dei punti in DC, infatti, continua a crescere con ritmi maggiori rispetto agli scorsi anni e la quota dei punti Ultra-Fast (≥150 kW) cresce anche nei numeri assoluti.

Nell’ultimo anno sono stati installati 6.494 nuovi punti in DC di cui 1.341 Ultra-Fast, con un aumento dell’86% rispetto ai punti DC al 2023 e del 53% se si considerano solamente i punti sopra i 150 kW. Questo indica un’evoluzione verso esigenze di lunga percorrenza, dopo una fase iniziale focalizzata su potenze più basse per soste più lunghe.

Autostrade: si può fare meglio, specie al Sud

La realtà italiana rispetto all’infrastrutturazione della rete autostradale conta, al 31 dicembre 2024, 1.044 punti di ricarica ad uso pubblico in aree di servizio e altri 43 installati e in corso di

connessione alla rete: i punti coprono 167 sulle circa 4.071 aree di servizio lungo la rete autostradale italiana (41%). Più della metà dei punti attivi ha una potenza pari o superiore a 150 kW. Il numero delle installazioni in autostrada risulta in aumento rispetto al 2023 (+17%) quando erano state installati 932 punti: tale crescita si traduce in circa 15 punti di ricarica ogni 100 km di rete autostradale. 

Se consideriamo, come previsto dall’AFIR, una distanza del raggio di 3 km dall’uscita autostradale, i punti di ricarica attivi e disponibili per gli utenti che viaggiano per lunghe percorrenze, raggiungono quota di 3.447 unità, con un aumento del +78% rispetto alla rilevazione precedente, andando a coprire tutto il territorio nazionale. Con delibera 130/2022 del 4 agosto 2021, l’ART (l’Autorità di Regolazione dei Trasporti) ha approvato le misure per la definizione degli schemi dei bandi relativi alle gare cui sono tenuti i concessionari autostradali per gli affidamenti dei servizi di ricarica dei veicoli elettrici.

Tuttavia, diverse regioni, in particolare quelle del Centro-Sud, presentano ancora una limitata disponibilità di stazioni di ricarica lungo le principali arterie autostradali. Ciò costringe gli utenti a percorrere distanze significative dall’uscita per trovare un punto di ricarica, aumentando notevolmente i tempi di viaggio e scoraggiando l’utilizzo di veicoli elettrici verso tali destinazioni.

Le soluzioni con power unit e satelliti 

Il sistema supporta fino a 8 punti di ricarica collegati a una Power Unit e distribuisce energia ad alta potenza in corrente continua (DC) tramite dispenser. Il power cabinet, posizionabile fino a 80 metri dai dispenser, riduce i costi infrastrutturali, grazie a minori cablaggi in AC. Inoltre, la funzione di power sharing aumenta l’efficienza, distribuendo la potenza tra dispenser in base alle necessità di ricarica dei veicoli, tramite algoritmi avanzati e sistemi di controllo implementati nel power cabinet. Grazie al design economico e scalabile, la soluzione centralizzata è una scelta affidabile sia per infrastrutture di ricarica pubbliche che private.

Zone a fallimento di mercato

L’Italia mette a disposizione di 100 automobilisti BEV, 19 punti di ricarica, al di sopra di Paesi come la Norvegia, la Germania, il Regno Unito e la Francia. Inoltre, gli automobilisti possono usufruire di circa 3,4 punti di ricarica in DC, al di sopra di tutti gli altri paesi considerati tranne la Spagna. Uno dei nodi principali riguarda le cosiddette zone a fallimento di mercato, ovvero quelle aree in cui l’iniziativa privata fatica a investire a causa di un ritorno economico incerto. Per colmare questo divario, è indispensabile un intervento pubblico mirato, attraverso l’allocazione di fondi specifici come, l’utilizzo dei fondi residui del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), semplificandone però l’accesso e privilegiando le aree più svantaggiate. Inoltre, potrebbe essere utile esplorare modelli di partenariato pubblico-privato (PPP) che incentivino gli investimenti, garantendo una maggiore rapidità di messa a terra delle infrastrutture e al contempo diano una copertura uniforme del territorio nazionale.

Un’altra questione cruciale è rappresentata dalla necessità di un piano strategico nazionale per la ricarica dei veicoli pesanti. La transizione elettrica del trasporto merci richiede un’infrastruttura ad alta potenza, con punti di ricarica collocati lungo le principali arterie logistiche e nei centri di distribuzione. Senza una pianificazione chiara e coordinata tra istituzioni, aziende e operatori del settore, il rischio è di creare una rete frammentata e insufficiente rispetto alle esigenze di un mercato in rapida evoluzione.

Chi è Motus-E

Motus-E è l’associazione italiana costituita su impulso dei principali operatori industriali dei settori automotive ed energia e del mondo accademico per favorire la transizione energetica nel mondo dei trasporti, promuovendo la mobilità elettrica e divulgandone i benefici economici, sociali e ambientali. L’associazione riunisce oggi oltre 100 tra associati e partner lungo l’intera catena del valore della e-mobility e rappresenta il più autorevole interlocutore del comparto per le istituzioni a tutti i livelli.

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