Codice della Strada, la guida al fermo amministrativo

giacomo mazzarella
Fermo amministrativo
Non è difficile incorrere in uno dei provvedimenti che gli agenti della riscossione in Italia utilizzano per spingere i contribuenti a pagare i loro debiti con le amministrazioni pubbliche. Sono davvero tanti i cittadini che hanno a che fare con il tristemente noto fermo amministrativo. Si chiamano anche ganasce fiscali perché, tale provvedimento, pur lasciando l’auto nella piena disponibilità del contribuente indebitato, ne impediscono l’utilizzo. Infatti come vedremo, un’auto su cui è stato imposto il fermo amministrativo, non potrà, non solo circolare, ma anche essere venduta o alienata.

Cos’è davvero il fermo amministrativo

Per fermo amministrativo si intende quella misura di esecuzione forzata che l’Agenzia delle Entrate Riscossione (oggi è questo il concessionario alla riscossione che ha preso il posto di Equitalia) usa nel momento in cui un contribuente indebitato con il fisco, non provvede a mettere a posto la sua situazione debitoria. Infatti quando un contribuente ha dei debiti e delle cartelle esattoriali non pagate, non è raro arrivare alla segnalazione di preavviso di fermo amministrativo. In pratica dopo i solleciti di pagamento dell’ente a cui un debito era dovuto, e dopo la cartella esattoriale del concessionario della riscossione, può capitare che un contribuente continui a non pagare quanto dovuto. Ed è in questo caso che al contribuente interessato finisce con l’arrivare questa misura di esecuzione forzata.

Il meccanismo del fermo amministrativo, la guida dettagliata

L’Agenzia delle Entrate Riscossione invia al contribuente una lettera con dentro il preavviso di fermo amministrativo. In pratica è la minaccia che continuando a non pagare le cartelle dovute, il provvedimento diventerà effettivo. In genere l’Agenzia delle Entrate da al diretto interessato 30 giorni di tempo per provvedere ad adempiere al pagamento. Infatti per evitare il fermo amministrativo al contribuente viene offerta la possibilità di sanare la situazione. Il pagamento delle cartelle da cui il fermo prende i natali, è la soluzione più semplice per fermare le procedure. Servirà innanzitutto pagare quel debito da cui scaturisce l’ipotesi di applicare il fermo.

Quali alternative al pagamento delle cartelle per bloccare il fermo amministrativo

Ma potrebbe anche bastare il tentativo di annullare il debito in altra maniera. Magari contestando le cartelle, oppure dimostrando il pagamento precedente. O ancora, chiedendo al concessionario il rientro rateale che se concesso, blocca l’eventuale fermo. Infatti sul preavviso di fermo si può intervenire chiedendo ed ottenendo un percorso di rientro rateizzato. Cosa che non serve per un provvedimento di fermo amministrativo già apposto. L’unica soluzione che un contribuente ha per poter evitare di incorrere in questo limite all’utilizzo del veicolo è pagare i debiti o intervenendo subito verso l’Agenzia delle Entrate Riscossione. Una cosa oggi abbastanza facile perché è possibile chiedere una rateizzazione anche da casa, con procedura telematica accedendo al sito istituzionale dell’Agenzia delle Entrate Riscossione con autentica tramite le credenziali SPID, CIE o CNS. Parliamo di strumenti ormai noti e cioè del Sistema Pubblico di Identità Digitale, della Carta di Identità Elettronica e della Carta Nazionale dei Servizi.

La guida al fermo amministrativo, ecco alcune cose da conoscere

Se decorrono 30 giorni senza pagamento o senza intervento, il fermo da semplice preavviso diventa effettivo. Un’auto assoggettata a fermo amministrativo non può circolare perché assoggettata alle multe previste dal Codice della Strada per casi di questo genere. Oltre alle sanzioni amministrative previste in caso di circolazione con fermo amministrativo di un veicolo, si può incorrere nel ritiro della carta di circolazione. Oltretutto, sempre un’auto assoggettata a fermo amministrativo, non può essere venduta, rottamata e neppure esportata all’estero. A dire il vero vendere l’auto è una cosa ammessa dalla legge, solo che bisogna rendere edotto l’acquirente della situazione che grava sul veicolo.

Quando le rate o le rottamazioni delle cartelle non servono

Una volta imposto il fermo amministrativo, l’unica soluzione utile per sbloccare l’auto è sempre la stessa e cioè il pagamento delle cartelle esattoriali. In pratica nessuna modalità diversa dal saldo delle cartelle può liberare l’auto da un fermo amministrativo. Oggi vanno di moda i provvedimenti di rottamazione delle cartelle o di rateizzazione ordinaria delle stesse. In questo caso il contribuente ottiene dall’Agenzia delle Entrate Riscossione la possibilità di rientrare dei debiti maturati con il pagamento rateale delle cartelle. Aderire alle sanatorie come possono essere la rottamazione delle cartelle o ricevere l’ok ad un provvedimento di rateizzazione non sblocca automaticamente il veicolo. Va pagato tutto il debito, cioè arrivare all’ultima rata. Unica alternativa, per chi dimostra che il veicolo è necessario per lavorare o per questioni salva vita, è la sospensione del fermo. Si tratta di una deroga che serve per utilizzare l’auto nonostante il fermo, ma che non elimina il provvedimento del tutto. Infatti non si può vendere lo stesso l’auto, e non la si può nemmeno rottamare.
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