Dacia, il marchio rumeno low cost del Gruppo Renault, è una delle storie di successo del nuovo millennio. A partire dal 1999, infatti, ha dato vita ad una intensa trasformazione, tale da farne un protagonista di grande rilievo del mercato continentale. Tanto da assumere un ruolo di sempre maggior rilievo all’interno delle strategie del gruppo in cui gravita. Favorito del resto dal saggio posizionamento di cui è stato protagonista, andandosi a insediare soprattutto nei segmenti bassi del mercato. Ora, questa strategia potrebbe essere replicata da Citroen, uno dei tre marchi transalpini della galassia Stellantis. Ove ciò accadesse, quali potrebbero essere le possibilità di ripercorrere il successo di Dacia?
Citroen, la strada del futuro è la sfida a Dacia?
Dacia è nata nel 1966, a Bucarest. Soltanto dal 1999 ha però iniziato ad assumere una reale importanza nel panorama automobilistico europeo, ovvero quando è stata acquisita dal Gruppo Renault. Nel corso di questi 25 anni, la casa di Pitesti ha dato vita ad un posizionamento ideale sul mercato, mixandolo ad una strategia dei costi rivelatasi molto accorta.
Il risultato di questa politica può essere desunto dai dati, nudi e crudi. Durante lo scorso anno, Dacia ha commercializzato quasi 660mila unità, che diventano 943.200 ove nel mazzo si includano i modelli ribattezzati Renault. Mentre nei primi nove mesi di quest’anno, tra gli uni e gli altri siamo a quota 682mila unità.
A favorire questa storia di successo, è proprio il fatto di operare in quei segmenti inferiori che non sono molto praticati. Ora, però, la situazione potrebbe mutare in maniera significativa, anche perché la domanda di auto a costi contenuti è sempre più forte in un continente sempre più in affanno dal punto di vista economico. Citroen, infatti, sembra puntare con sempre maggiore decisione nella stessa direzione.
Citroen, gli esempi che sembrano indicare il nuovo posizionamento del marchio francese
A spingere gli analisti a pensare ad un imminente riposizionamento di uno dei tre marchi francesi di Stellantis, sono in particolare alcuni esempi. Il primo dei quali è quello relativo alla quarta generazione della C3. Indicata con il nome interno di CC21, è stata prodotta sulla piattaforma Smart Car e indirizzata ai mercati di Brasile e India. In origine è stata pensata come una vera e propria global car, ovvero in grado di concorre non solo sui mercato emergenti di America Latina e India, ma anche su quello più evoluto del vecchio continente.
Per cercare di favorirne la tenuta, è stata adottata una formula incentrata su costi di produzione contenuti, in modo da poter riservare ai consumatori un prezzo finale basso. Una formula che è in pratica la stessa della seconda generazione di C3 Aircross, diventata un SUV a 7 posti che riesce a proporre un prezzo più contenuto rispetto alla prima generazione. I due modelli in proposito, sono parte integrante dei cosiddetto piano C-Cubed, che si propone un obiettivo di fondo: trasformare Citroen in un marchio globale.
Il terzo esempio in tal senso è rappresentato da Basalt, il SUV coupè presentato da qualche mese ancora in Brasile e India, ma non in Europa. Il suo varo sembra rispondere ad una precisa esigenza, quella di presidiare una nicchia che sta crescendo proprio nei mercati emergenti.
Infine, la Citroen C5 Aircross Concept presentata da poco al Salone di Parigi, sotto forma di concept. Un concept che, da quanto trapelato, dovrebbe essere per il 95% uguale alla versione di serie, che si propone di contrastare la Dacia Bigster. Una missione, quindi, estremamente ardua.
I risultati commerciali dei tre modelli che hanno già fatto il proprio ingresso sul mercato non sono esaltanti. Solo la Basalt è riuscita a farsi effettivamente apprezzare, considerando che ha venduto 920 esemplari in India, in un solo bimestre.
Non sono invece decollate le vendite della nuova C3 nel gigante asiatico, considerato che i modelli venduti nei primi nove mesi dell’anno sono 3.700, con un calo di quasi la metà rispetto allo stesso periodo del 2023. Mentre sono migliori i dati provenienti dal Brasile, ove i modelli venduti sono 16mila, anche in questo caso però in evidente flessione, -14%, rispetto all’anno passato. Per quanto concerne la C3 Aircross, in India, poi, il dato conseguito è di appena 1.073 unità vendute nel periodo da gennaio a settembre.
Ora, resta da capire se realmente Citroen intende proporsi come rivale di Dacia in Europa. Ciò significherebbe cambiare posizionamento sul mercato e in un momento molto critico per il vecchio continente. Ove, però, cresce la domanda di modelli economici, da parte di quelle classi popolari alle prese con bilanci domestici sempre più risicati. Si tratta quindi di un rischio, ma anche di una sfida che potrebbe premiare la casa. Non resta che attendere per vedere se Stellantis vorrà gettare il guanto di sfida, o meno.