Citroën C3, è in atto una escalation di furti dei sedili posteriori: quali i motivi?

Secondo gli esperti all’origine del fenomeno ci sarebbe la conversione delle auto aziendali omologate alla stregua di autocarro
Panca posteriore Citroen C3 Panca posteriore Citroen C3

I furti di auto sono una prassi che accomuna tutto il mondo. In Francia, però, si sta verificando una notevole anomalia, in tal senso. Oggetto di furto, infatti, non è in questo caso l’intero veicolo, bensì una parte ben precisa dello stesso e a danno di un solo veicolo. Stiamo parlando della panca posteriore della Citroën C3. Un’ondata talmente insolita, da destare non poche preoccupazioni non solo presso i proprietari, ma anche tra autorità e assicuratori. Spingendo l’opinione pubblica a cercare di comprendere i motivi di un fenomeno non solo solo curioso, ma sempre più vistoso.

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A cosa è dovuta l’ondata di furti della panca posteriore della Citroën C3?

L’allarme sui furti sempre più numerosi relativi alla panca posteriore della Citroën C3, è stato lanciato dall’associazione dei consumatori Que Choisir in collaborazione con il gruppo SRA (Sécurité et Réparation Automobiles), un ente il quale si dedica alla raccolta dei dati forniti dalle compagnie assicurative.

Citroen C3
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A causarlo numeri che non necessitano di ulteriori commenti. Sono infatti ormai svariate decine le denunce che si stanno accumulando nei commissariati dell’Île-de-France, in particolare nella zona di Parigi e della Seine-Saint-Denis. Tutte corredate da testimonianze molto simili, coi proprietari dopo aver parcheggiato la propria Citroën C3 in strada, la ritrovano al mattino priva dei sedili posteriori.

La domanda che ne consegue è del tutto logica: per quale motivo invece di portare via il il veicolo, i ladri si limitano a questa semplice parte? Sono alcuni operatori del settore automotive, in particolare i rivenditori e i carrozzieri, a fornire una spiegazione plausibile, in tal senso. Affermando che il motivo è da ricercare nella conversione delle auto aziendali omologate alla stregua di autocarro. Se in origine sono vendute con soli due posti posteriori, per motivi fiscali, al fine di poter essere cedute a privati devono essere essere ricondotte ai canonici cinque posti.

I costi elevati e i tempi lunghi all’origine del fenomeno

Per capire meglio il fenomeno, occorre sottolineare che per riuscire ad ottenere una panca posteriore dalla casa francese, i tempi di attesa sono molto lunghi, tanto da poter arrivare a otto mesi. Senza contare i costi collegati all’operazione, che valicano quota 6mila euro nel caso di un kit completo formato dai pezzi originali.

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Con tutta evidenza, qualche operatore ha pensato bene di bypassare le normative esistenti ricorrendo a questa scorciatoia, in modo da poter far conto su ricambi, nuovi o usati, in tempi minori e con una spesa contenuta. Andando a inserire il fenomeno all’interno di un trend estremamente preoccupante.

Stando ai numeri forniti dal SSMSI (Servizio Statistico Ministeriale della Sicurezza Interna), il 2024 si è chiuso con un aumento del 4% dei furti di accessori da veicoli in Francia. Una tendenza quindi che non è confinata alle sole Citroën.

Il mercato nero torna ad essere uno spauracchio

Il fenomeno relativo alle C3, quindi, può essere considerato alla stregua della classica punta dell’iceberg. Andando a dare conferma, in definitiva, sull’esistenza di un mercato parallelo per quanto concerne i pezzi di ricambio, sempre più fiorente proprio in ragione delle difficoltà di approvvigionamento. Di fronte ad una domanda relativa alla componentistica che non è evasa con la necessaria reattività dalle case, il ricorso alla scorciatoia è dietro l’angolo.

Sedili posteriori Citroen C3
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Il mercato nero, infatti, si rivela in grado di rispondere con grande rapidità e senza alcuna pratica burocratica da assolvere. Una realtà che stride con le problematiche con cui devono confrontarsi le catene di approvvigionamento di molte case costruttrici. Molte delle quali ormai da tempo hanno deciso di ridurre le scorte di magazzino, per fronteggiare la crisi del mercato.

E basta in effetti una rapida ricognizione sui social media, ove continuano a proliferare i gruppi che riuniscono le vittime del fenomeno. Molti dei quali non solo alla ricerca di informazioni, ma anche di pezzi di ricambio. E i quali rischiano a loro volta di alimentare il fenomeno, non ponendosi domande sulla provenienza dei pezzi offerti su queste particolari vetrine.

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