Cina diabolica: aggira i dazi europei sulle auto elettriche con due trucchi

Ippolito Visconti Autore News Auto
Le Case automobilistiche cinesi puntano sulle termiche ibride plug-in per contrastare le tariffe sui veicoli elettrici in Europa.
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Psicodramma a Bruxelles: la diabolica Pechino aggira in modo perfettamente legale i dazi europei sulle elettriche cinesi mandando in tilt l’Unione del Vecchio Continente. In due modi: termiche ibride e fabbriche sul posto. Adesso, l’Ue potrebbe pensare a tasse anche alle macchine a benzina con batteria. E barriere pure sugli stabilimenti del Dragone in Europa.

Primo: le ibride

Come riporta la Reuters, le Case automobilistiche cinesi stanno incrementando le esportazioni di veicoli ibridi in Europa e pianificando più modelli per il mercato chiave, mostrando i limiti del sistema tariffario sui veicoli elettrici dell’Unione europea. La difesa di Bruxelles pare uno scolapasta: copre un buco, ma il Regno di Mezzo s’infila in un altro. 

Le tariffe sui veicoli elettrici del blocco per proteggere la sua industria automobilistica da un’ondata di importazioni cinesi a costo ragionevole (non basso) non si applicano alle auto ibride. Ciò potrebbe vedere grandi marchi come il principale produttore cinese di veicoli elettrici BYD continuare l’espansione nella regione.

Come spiega l’Ispi, queste tariffe aggiuntive si applicano al 10% già in essere per tutte le importazioni di automobili da quei Paesi con cui l’Unione europea non ha siglato un accordo di libero scambio. La mossa di Bruxelles segue, a ruota ma in misura meno draconiana, l’annuncio dell’amministrazione Biden di maggio sull’aumento delle tariffe sugli EV cinesi del 102,5% (in precedenza, 27,5%). Dal 2020 al 2023, le esportazioni globali di EV della Cina sono aumentate dell’851%, con la quota maggiore di tali esportazioni (quasi il 40%) destinata all’Europa.

Le indagini anti-sovvenzioni sulle importazioni cinesi di veicoli elettrici, iniziate nell’ottobre 2023, e il rallentamento delle vendite di auto in Cina dovuto a un rallentamento economico, hanno portato alcune Case automobilistiche a cambiare la loro strategia europea per concentrarsi maggiormente sulle esportazioni ibride, come mostrano i dati. Gli acquirenti le considerano un compromesso conveniente tra la combustione e l’elettrico.

ibrido plug-in

Termiche ibride plug-in: che pasticcio

Parliamo soprattutto di auto termiche (hanno il motore a benzina, a combustione, molto grande) ibride (con batteria) plug-in (ricaricabili, tipo smartphone). Il disastro nasce dall’equivoco. Per anni, in Europa, molti politici hanno mischiato le due cose: elettriche e termiche ibride plug-in. Dissertando sui numeri dell’elettrico in espansione che in realtà includevano il termico ricaricabile: insomma, un bel po’ di caos e di fake news nei social, sparate in malafede da pseudo influencer. Ora, ci si accorge della voragine dentro cui la Cina s’infila, sogghignando soddisfatta per le nostre debolezze sistemiche: ecco le termiche ibride alla spina per tutti. A costo non eccessivo: di low cost non ce n’è, e questa del prezzo basso è un’altra fake.

Secondo: fabbriche in Ue

Alcuni produttori stanno anche spostando la produzione e l’assemblaggio in Europa per abbassare i costi delle tariffe. Vedi Ungheria. Qui, il gas arriva dalla Russia: energia a basso costo. Una pacchia per le aziende e per la nazione: lavoro diretto e indotto, stabilità sociale, zero disoccupazione, nessuna tavola rotonda per studiare come evitare di morire. Ma il Celeste Impero ama anche Turchia e Spagna: specie SAIC (MG) interessata. Seguirà magari qualche gigafactory da quelle parti.

ibrido plug-in

Elusione: tutto in regola

“L’aumento è guidato dagli OEM cinesi che si stanno spostando verso i PHEV come un modo per eludere le nuove tariffe UE sulle importazioni di BEV dalla Cina”, ha affermato Murtuza Ali, analista di Counterpoint Research. Tutto in regola. Se è per questo, ci sono multinazionali Ue che eludono le tasse, in modo lecito: sede non nella nazione deve le tasse schizzano al 60%, ma altrove.

Quali previsioni

Si stima che le esportazioni di veicoli ibridi dalla Cina verso l’Europa crescano del 20% nel 2024, e ancora più velocemente nel 2025. Le tariffe Ue fino al 45,3% sulle importazioni cinesi di veicoli elettrici sono entrate in vigore alla fine di ottobre 2024 per contrastare quelli che, secondo la Commissione europea, sarebbero sussidi ingiusti da Pechino. La quale dice: gli aiuti ingiusti li danno gli europei alle loro aziende, e per questo via ai dazi su vari prodotti Ue in Oriente. C’è una capacità produttiva inutilizzata di 3 milioni di veicoli elettrici all’anno in Cina, il doppio del mercato Ue.

La Cina nega le accuse, affermando che la leadership cinese sia frutto della superiorità tecnologica, dell’integrazione della supply chain dai metalli alle celle per 62 batterie. Poi c’è mercato domestico solido: i dati della China Passenger Car Association (Cpca) mostrano che lo share di penetrazione degli EV in Cina abbia superato a luglio il 50% delle vendite al dettaglio.

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Ma sono green? Dipende

Premesso che l’auto ecologica è un’invenzione, in quanto produzione e smaltimento delle batterie inquinano, comunque l’elettrica è a zero emissioni allo scarico. L’ibrida termica, dipende. Se chi la usa sfrutta il motore a benzina, col piffero che è a zero emissioni. Se il guidatore sfrutta la batteria, le cose cambiano, purché voglia caricarla sempre. Molte flotte si sono liberate delle termiche ibride plug-in, perché gli utilizzatori le spremevano a benzina: nessun risparmio. Ah sì, c’è anche l’ambiente: nessun utilizzo ecologico.

Da luglio a ottobre, le esportazioni ibride in Europa sono più che triplicate, arrivando a 65.800 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, invertendo la tendenza delle vendite in calo fino all’inizio di quest’anno e nel 2023 (fonte China Passenger Car Association). Ciò ha aiutato le esportazioni di ibridi plug-in e ibridi convenzionali a rappresentare il 18% delle vendite totali di veicoli della Cina in Europa nel terzo trimestre, raddoppiando rispetto al 9% del primo trimestre. La percentuale di spedizioni di veicoli elettrici, tuttavia, è scesa al 58% dal 62% nello stesso periodo. È probabile che la tendenza acquisisca ulteriore slancio.

La Cina, che ha superato il Giappone come maggiore esportatore di auto al mondo lo scorso anno, aiutata dal suo predominio nei veicoli elettrici, sta intensificando la sua spinta all’esportazione per affrontare la sovracapacità interna. Considerati i dazi del 100% sui veicoli elettrici di fabbricazione cinese negli Stati Uniti e in Canada, l’Europa è anche uno degli sbocchi più ovvi per i produttori di automobili cinesi. La Commissione europea non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento sulle crescenti importazioni di veicoli ibridi dalla Cina.

BYD

BYD sfida Volkswagen e Toyota in Europa con il suo primo modello ibrido plug-in, il Seal U DM-i a 35.900 euro, 700 euro in meno rispetto al modello PHEV più venduto della VW, la Tiguan; e il 10% in meno rispetto alla C-HR PHEV della Toyota. Sta anche prendendo in considerazione la produzione di veicoli elettrici e ibridi nel suo stabilimento ungherese (fonte China Auto News). Come si evince, non c’è nessun low cost. Ma prezzi inferiori, e qualità elevatissima.

SAIC

“Il segmento potrebbe vedere maggiori potenziali di crescita con le case automobilistiche cinesi che portano in Europa opzioni più convenienti che sono attraenti per i consumatori attenti ai costi”, ha affermato Yale Zhang, amministratore delegato di Automotive Foresight. SAIC, le cui esportazioni di veicoli elettrici in Ue affrontano il più alto tasso aggiuntivo del 35,3%, ha affermato di pianificare prodotti con vari sistemi di propulsione per il mercato europeo.

Geely

Geely, la seconda casa automobilistica cinese per vendite, ha lanciato un nuovo ibrido plug-in con il suo marchio Lynk & Co per l’Europa il mese scorso. “La recente maggiore introduzione di modelli ibridi elettrificati nei mercati di tutto il mondo da parte delle case automobilistiche globali è in linea con le richieste dei consumatori e le tendenze di acquisto”, ha detto la Casa alla Reuters. 

Il Giappone imita la Cina

Anche le Case nippo si tuffano sulle ibride in Europa quest’anno e stanno affrontando i loro problemi di sovracapacità in Cina. Honda, che ha subìto un crollo del 29% nelle vendite di veicoli nel Paese del Dragone nei primi nove mesi di quest’anno, esporta due ibridi convenzionali, più un ibrido plug-in più un modello EV puro. 

Adelante, con juicio

Se BYD esportasse in Ue la berlina Qin Plus a 20.000 euro, farebbe sfracelli. Ma i cinesi non intendono esagerare. Si muoveranno con cautela per paura di innescare un altro giro di tariffe Ue, stavolta sulle termiche ibride plug-in. Non puntano a vincere la partita dieci a zero. Si “accontentano” di un cinque a zero. Questo vale anche con le fabbriche in Europa: avanti con giudizio. Sanno bene che l’Ue è lentissima a rispondere ed eternamente indecisi: a ottobre 2023 inizio l’indagine sui sussidi cinesi, e sino a qualche settimana fa non v’erano novità sui dazi elettrici. I quali peraltro sono tuttora oggetto di trattative. In quanto al percorso per arrivare al full electric, con Germania e Francia instabili, e con la maggioranza della Commissione Ue fragile, se ne vedranno delle belle.

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