Chery in Italia, ora si parla di un centro di progettazione, oltre a uno stabilimento

Dario Marchetti Autore
A confermare le voci è stato il CEO di Omoda e Jaecoo, Shawn Xu, in un incontro con la stampa italiana
Jaecoo 7

Di Chery si continua a parlare molto, nel nostro Paese. In un momento in cui Stellantis è in aperta crisi e fa temere licenziamenti di massa e chiusura di fabbriche, la prospettiva di un arrivo dei marchi cinesi, nonostante le nostalgie su un Made in Italy dell’automotive che già non esiste più, estrinsecate da Matteo Salvini, sembra farsi sempre più concreta.

A rilanciarla, peraltro, è proprio una voce interna alla casa cinese. Stiamo parlando di Shawn Xu, amministratore delegato dei marchi Omoda e Jaecoo, e alle dichiarazioni rese nel corso di un incontro con la stampa italiana a margine della Global Innovation Week. Dichiarazioni che sembrano il prologo ad uno sbarco di Chery lungo il Belpaese, con un rafforzamento del ruolo italiano nei piani di espansione europea del gruppo.

Chery: le dichiarazioni di Shawn Xu aprono nuove prospettive per l’Italia

Occorre partire da una premessa: Chery è già presente in Europa, vantando uno stabilimento a Barcellona in cui sarà prodotta la Omoda 5, modello su cui la casa cinese ripone grandi speranze per conquistare preziose quote sul mercato europeo.

Omoda C5

Al proposito, Shawn Xu ha affermato: “Di sicuro, quanto abbiamo fatto in Spagna non è abbastanza, quindi l’Italia è una delle candidate per una seconda fabbrica.” E, alla successiva domanda su quanta verità ci sia nelle voci relative ad uno sbarco di Chery nel nostro Paese, il CEO di Omoda e Jaecoo è stato molto chiaro. Ha infatti affermato a precisa domanda sull’apertura di un centro di progettazione: “Sì, puntiamo ad aprirlo molto presto. Abbiamo piani per una sede con un numero significativo di addetti, circa un centinaio all’inizio, ma poi saranno molti di più: in Italia ci sono molte competenze ingegneristiche, ma anche e soprattutto nel campo del design. Siamo attualmente in una fase di trattative e posso confermare che tra le alternative è in considerazione l’area di Torino.”

Probabilmente, a qualcuno nel governo a questo punto avranno fischiato le orecchie. Il riferimento è, naturalmente, alle incaute parole con cui Matteo Salvini qualche settimana fa aveva dichiarato di volere un automotive Made in Italy. Ipotesi che sicuramente sarebbe preferibile allo sbarco di aziende estere nel nostro Paese. Peccato che proprio in queste ore lo stesso governo si stia agitando molto per impedire i licenziamenti che Stellantis sta invece prendendo in considerazione.

Senza dover tornare alla questione relativa al fatto che secondo molti ormai di italiano in Stellantis ci sia ben poco, crediamo che siano preferibili le assunzioni prospettate dalle case cinesi ai licenziamenti cui invece sembrerebbe essere intenzionata a ricorrere l’azienda guidata da Carlos Tavares.

E nel frattempo, iniziano a circolare le indiscrezioni che vorrebbero Chery interessata a Maserati

Nel corso della conversazione coi giornalisti italiani, la discussione è anche caduta su alcune indiscrezioni che sembrano montate ad arte per indispettire quella parte di opinione pubblica che vorrebbe erigere barricate di fronte ad una supposta invasione cinese.

Jaecoo 7

Il riferimento è alle voci relative all’interesse di una acquisizione di Maserati da parte di Chery. Rumors che hanno iniziato a circolare con una certa insistenza nel corso degli ultimi giorni e che non sembrano del tutto campati per aria. Ad una precisa domanda sul tema, questa è stata la risposta di Shawn Xi: “Ho sentito qualcosa, ma non posso commentare. Si tratta solo di rumors, al momento.” Un commento condito però da un sorriso che potrebbe significare tutto o niente.

Intanto, però, sembra sempre più evidente l’interesse della Cina per il nostro Paese. Un interesse derivante dalla presenza di un indotto di grandissima qualità, tale da rappresentare un valore aggiunto per chi volesse sfruttarlo. E, proprio stando alle dichiarazioni rilasciate sul centro di progettazione, Chery sembra assolutamente intenzionato a non sfruttare l’occasione di agevolarsi di competenze simili. Ora, naturalmente, la palla passa al governo e sarà interessante capire se Giorgia Meloni sarà in grado di dimostrare la stessa apertura mentale di Viktor Orban, il premier ungherese che è stato ben lieto di sorvolare sulle differenze ideologiche pur di avere investimenti cinesi in patria.

  Argomento: