Carlos Tavares (ex Stellantis): il darwinismo dà e toglie

Ippolito Visconti Autore News Auto
Tavares vittima della stessa teoria di cui parlava spesso.
Darwins-Theory-of-Evolution

L’ex capo Stellantis Carlos Tavares è, sotto il profilo economico, un vincente: il darwinismo lo premiava con 25 milioni di euro annui, e ora lo ricoprirebbe d’oro (queste le indiscrezioni) grazie a 100 milioni di euro di liquidazione. Magari, restando a capo del Gruppo per più tempo, avrebbe guadagnato dieci volte tanto, ma questo è un altro discorso, più complicato. Il fatto è che quello stesso darwinismo – di cui il manager parlava spesso – lo castiga sotto il profilo professionale e dal punto di vista storico.

Il darwinismo di Tavares

Cos’è il darwinismo di Tavares? C’è la crisi nel settore auto, diceva, e sopravvivono solo i più forti nella selezione naturale adattandosi all’ambiente: teoria evoluzionistica sviluppata dal naturalista britannico Charles Darwin nel 1800 (“L’origine delle specie nel 1859). Nel 2022, il manager (sulla cresta dell’onda) spiegò al Financial Times che la carenza di materie prime avrebbe potuto frenare la produzione di batterie per le auto elettriche. Aggiunse che da lì al 2025 le Case automobilistiche avrebbero avuto difficoltà nell’approvvigionamento, rallentando il mercato. Per il comparto – illustrò con una metafora – “ci sarà un periodo darwiniano: chi non sarà capace di trasformarsi avrà problemi. Verso il 2025 o 2026 scarseggeranno le batterie. E se non ci sarà carenza di batterie, ci sarà una dipendenza significativa del mondo occidentale nei confronti dell’Asia”. 

Insomma, o l’azienda auto muore senza accumulatori propri; o muore con gli accumulatori della Cina. In quel periodo, ossia nel 2022, l’obiettivo Stellantis dichiarato era vendere cinque milioni di elettriche l’anno entro il 2030, rispetto a 400.000 del 2021. 

darwin

Visione lucida

All’epoca, Tavares fu profetico. Aveva perfettamente ragione. “Tutti riverseranno veicoli elettrici sul mercato. Ma dov’è l’infrastruttura di ricarica? Chi sta guardando il quadro completo di questa trasformazione?”. Tutto corretto.

In seguito Tavares disse anche che il Gruppo Stellantis era pronto con l’elettrico, sicché gli pareva sbagliato protestare nel 2024 contro le multe Ue 2025 alle Case troppo inquinanti: troppo tardi, visto che le regole erano note da tempo, la sua tesi.

Il darwinismo boomerang

Tuttavia, due mesi fa arriva la sentenza: profit warning. Una parolaccia per gli azionisti. Non solo di Stellantis, ma di qualsiasi Gruppo di ogni settore. Tu, boss aziendale (non Tavares, intendiamo un Ceo di qualunque società), hai enorme libertà per gestire al meglio i marchi, le fabbriche, i modelli, modulando storia e tradizione di quell’impresa. Ma servono utili a tutto spiano. Senza soldi da incassare, senza dividendi, le cose cambiano: ecco che si manifesta il darwinismo in tutta la sua cattiveria. La ferocia di Nostra Madre Natura. Scontro fra Tavares e azionisti. In questo caso, l’ex dirigente portoghese non se la vede con governo, politici, sindacati, consumatori, appassionati: ossia con i più deboli di lui nella lotta per la sopravvivenza. Arriva uno più forte, che si chiama azionista. Questi decide le sorti del boss.

Henri de Castries (Stellantis) ha accennato con stile ed eleganza a “opinioni diverse” emerse nella sala del consiglio dell’azienda: questo aveva reso insostenibile la posizione del capo portoghese di 66 anni. È vero che, durante la sua esperienza in Peugeot, Tavares fece cose egregie (a detta dell’azienda) con tagli intelligenti. Ma tutti ricorderanno il lusitano per la drammatica vicenda Stellantis.

Il secondo boomerang

Da quel momento in poi, il dimissionato se la vede con la terribile ondata di siti e social. Critiche pesantissime, parole al vetriolo. Il secondo boomerang di Charles Darwin: la storia. Che lo etichetta come perdente. D’altronde, le specie viventi derivano dalla selezione naturale di piccole caratteristiche ereditate, che incrementano le abilità dell’individuo di competere, e sopravvivere: a Tavares è mancata qualche qualità per restare in sella.

“Vae victis”

I conti (non quelli di Stellantis) tornano. “Vae victis” è la locuzione latina adatta per Tavares: guai ai vinti. Un beffardo accanimento di chi ha di fronte un avversario non più in grado di difendersi. Ossia di chi non è più il capo. Secondo lo storico Tito Livio, la frase sarebbe stata pronunciata da Brenno, capo dei Galli Senoni, che aveva sconfitto Roma nel 390 a.C.: i Romani stavano pesando su una bilancia l’oro da versare al condottiero gallo come tributo di guerra. Al che, qualcuno protestò perché i pesi erano truccati. Brenno rincarò la dose: piazzò pure la sua spada dalla parte che pareggiava il metallo prezioso. Urlando “Vae victis”. Io, vittorioso, ti do addosso, perché sei sconfitto. 

Certo, se Tavares volesse, chissà magari potrebbe anche diventare Ceo di un altro Gruppo. A tale proposito, il Romano Marco Furio Camillo, venuto a conoscenza della richiesta di riscatto, tornò a Roma e sconfisse Brenno dicendo: “Non auro, sed ferro, recuperanda est Patria”: “Non con l’oro si deve riscattare la Patria, ma con il ferro”.

Fusione Stellantis-Renault: la cooperazione di Pëtr Kropotkin 

A questo punto, entra in gioco Pëtr Kropotkin, geografo russo, con la sua raccolta “Il mutuo appoggio: un fattore dell’evoluzione” (1902). La sua teoria s’incentra sulla cooperazione come meccanismo di sopravvivenza, per uomo e animali. Il fattore che agevola maggiormente l’evoluzione sarebbe la cooperazione fra gli individui di uno stesso gruppo o società. In forte contrasto con la competizione spietata al centro della teoria evoluzionistica di Darwin. Se Stellantis e Renault si fonderanno, sotto la guida di Luca de Meo, maggiori sarebbero le possibilità di combattere contro il nemico: la terribile Cina con le sue imbattibili auto elettriche.

  Argomento: 
X