Carlo Tavares s’è dimesso da amministratore delegato di Stellantis: tempistica a sorpresa

Ippolito Visconti Autore News Auto
Il manager ha presentato le dimissioni e il consiglio d’amministrazione le ha accettate. 
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Pochi minuti fa, Carlo Tavares s’è dimesso da da amministratore delegato di Stellantis. Il manager portoghese ha presentato le dimissioni, e il consiglio d’amministrazione le ha accettate. Lo rende noto l’agenzia Bloomberg.

Perché le dimissioni

Ufficialmente, il motivo sarebbe una mutata condizione familiare. Pesano probabilmente i risultati poco incoraggianti del mercato americano, dove i profitti hanno subìto un crollo verticale; e le vendite statunitensi si sono indebolite. Jeep non è più la gallina dalle uova d’oro, con ripercussioni pesantissime per il Gruppo euroamericano. Tavares è uno dei padri delle nozze nel 2020  tra FCA e PSA: le cose non sono andate come nelle più rosee previsioni. Coi profit warning, gli azionisti erano molto preoccupati. Da capire pure se credano davvero nella scommessa cinese Leapmotor.

Che numeri brutti

Tavares lascia quando Stellantis è in crisi in ogni Paese big e in ogni mercato in cui opera: l’ultima trimestrale è brutta. Crollo del 27% dei ricavi, a 33 miliardi di euro. Le consegne consolidate si sono stoppate a quota 1,148 milioni vetture, giù di 279.000 unità, con una diminuzione del 20% rispetto all’anno precedente. La fortuna che l’ha sempre accompagnato durante tutta la sua carriera, negli ultimi mesi aveva brutalmente voltato le spalle a Tavares: scherzi della Dea Bendata.

Quel tremendo calo in Borsa

Lo stesso manager lusitano, alla presentazione dei conti semestrali a giugno 2024 al Capital Market Day, aveva fatto ammenda rispetto ai risultati e alla strategia. Comunque, gli obiettivi finanziari non erano stati toccati. Il 30 settembre il profit warning: il Gruppo rivedeva al ribasso i target. In buona compagnia: BMW, Mercedes, Volvo, Aston Martin, per non parlare di VW. La revisione degli obiettivi finanziari faceva crollare il titolo in Borsa, con un meno 14% da incubo, provocando un terremoto di tutti i valori delle principali Case automobilistiche. Da lì, il batticuore degli azionisti. Per i problemi di performance in Nord America, e per il deterioramento nelle dinamiche globali del settore in un contesto in cui le dinamiche competitive si sono intensificate per effetto sia della maggiore offerta sia dell’accresciuta concorrenza cinese.

Investitori Usa su tutte le furie

Negli Stati Uniti, vista la situazione di Stellantis, gli investitori hanno fatto una class action. Le concessionarie, deluse per la gestione della distribuzione, si sono messe contro Tavares. I sindacati gli hanno rimproverato varie scelte. Il manager ha tentato di risolvere come già in passato aveva fatto in altri Gruppi, ma stavolta il suo tocco non è risultato magico: la sostituzione del direttore finanziario e di altri dirigenti di primo livello non hanno avuto esito positivo. Le azioni della società sono precipitate del 38% negli ultimi 12 mesi, mettendo altra agitazione nell’animo degli azionisti.

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Tempistiche anomale

Si sapeva che Tavares non sarebbe stato confermato. Ma la notizia è inattesa nei tempi. Il produttore automobilistico aveva già annunciato due mesi fa che l’ad avrebbe lasciato la guida dell’azienda alla fine del contratto. Sarebbe cioè rimasto per tutto il 2025 e fino all’inizio del 2026. Il tutto è stato anticipato. I poteri del manager saranno assunti da un comitato interno guidato dal presidente di Stellantis, John Elkann. L’azienda a ottobre 2024 aveva avviato un processo per trovare un successore di Tavares. Coinvolto nella scelta.

Cosa dice l’azienda

“Il processo per la nomina di un nuovo ad è già in corso, gestito da un Comitato Speciale del Consiglio, e si concluderà entro la prima metà del 2025 – dice l’azienda -. Nel frattempo, sarà istituito un nuovo Comitato Esecutivo presieduto da John Elkann”. Stellantis comunque conferma i target presentati alla comunità finanziaria il 31 ottobre 2024 in relazione ai risultati dell’intero anno 2024. Alla base delle dimissioni visioni differenti sul futuro prossimo. Sentiamo il senior independent director, Henri de Castries: “Il successo di Stellantis sin dalla sua creazione si è basato su un perfetto allineamento tra gli azionisti di riferimento, il consiglio e il ceo. Tuttavia, nelle ultime settimane sono emerse vedute differenti che hanno portato il Consiglio e il ceo alla decisione di oggi”.

Le parole del presidente John Elkann

“Siamo grati a Carlos per il suo impegno costante in questi anni e per il ruolo che ha svolto nella creazione di Stellantis, in aggiunta ai precedenti rilanci di Psa e di Opel, dando avvio al nostro percorso per diventare un leader globale nel settore – dice Elkann -. Intendo mettermi subito al lavoro con il nostro nuovo comitato esecutivo ad interim, con il supporto di tutti i nostri colleghi di Stellantis, mentre completiamo il processo di nomina del nuovo ceo. Insieme garantiremo la puntuale attuazione della strategia della società nell’interesse di lungo termine di Stellantis e di tutti i suoi stakeholders”.

Battaglia contro il governo Meloni

Da mesi, era battaglia fra Tavares (Stellantis) e governo Meloni. Che puntava a un milione di auto l’anno fatte in Italia dal Gruppo, anche grazie agli incentivi. Invece, si girerà forse a mezzo milione. Esecutivo spiazzato peraltro dai no dei cinesi, che nel nostro Paese non costruiscono fabbriche: d’altronde, noi abbiamo detto sì ai dazi anti Dragone, e questo è il risultato.

Il governo accusava Stellantis, in sostanza, di volersene andare dall’Italia per riparare altrove: in Paesi dove il costo della manodopera è inferiore. Ossia Polonia, Marocco, Serbia. Da qui la querelle che ha riguardato il nome dell’Alfa Romeo Milano, ribattezzata Junior: esprimeva un’italianità che per l’esecutivo non le è propria, essendo Made in Polonia by Stellantis. Poi i sequestri a Livorno delle Fiat Topolino con tricolore italiano, ma prodotte in Marocco. Infine, la terribile notizia: lo storico stabilimento di Mirafiori non ripartirà prima dell’8 gennaio 2025. A Termoli niente gigafactory italiana per la mobilità elettrica: altra enorme delusione per il governo.

La reazione dei sindacati

“Tavares si è dimesso. I lavoratori italiani rimangono. E noi vogliono un piano industriale e occupazionale subito”, ha scritto su Facebook, a commento della notizia, Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil.

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