Calenda attacca Stellantis: “Hanno distrutto Maserati, poteva essere la Porsche italiana”

Francesco Armenio
Carlo Calenda attacca Stellantis e Carlos Tavares per come hanno ridotto Maserati, marchio che poteva diventare la “Porsche italiana”.
Carlo Calenda Maserati

Carlo Calenda, leader del partito Azione, ha fatto visita alla sede storica di Maserati a Modena. Il marchio di Stellantis negli ultimi giorni ha annunciato di aver registrato un crollo del 60% delle vendite rispetto al 2023, dati a dir poco preoccupanti per un marchio come Maserati. Calenda ha raccontato: “Io lavoravo alla Ferrari (quando il Cavallino Rampante acquistò Maserati, ndr), l’abbiamo rilanciata e rimessa sul mercato negli Stati Uniti visto che era assente da tanti anni. Abbiamo cambiato i modelli facendoli con i motori Ferrari e ed è stato veramente un caso di rilancio del marchio. Ha continuato a crescere fino a che ad un certo punto dei cattivi investimenti hanno portato a un crollo verticale”.

Maserati, Calenda attacca Tavares e Stellantis per la situazione attuale

Maserati

Dopo i risultati deludenti del 2024, le redini dell’azienda sono state affidate a Santo Ficili, ora alla guida anche di Alfa Romeo: “Le attività di Ricerca e Sviluppo che dovevano essere implementate sono state abbandonate. E quello che succede è che oggi non c’è visibilità sui tre stabilimenti. Ora qui si producono meno di 600 auto sostanzialmente”, ha continuato Calenda. “Tra l’altro è crollata anche la quota di mercato ed è estremamente difficile recuperarla”.

“Un esempio di insensatezza, un marchio su cui era necessario investire in innovazione di prodotto, che poteva potenzialmente diventare la Porsche italiana, ora è completamente emarginato e trascurato e il mio cuore piange pensando a come era stato rimesso tutto a posto e vedere che ora lo stabilimento che si sta svuotando”, ha aggiunto Calenda.

Infine, conclude con una frecciata a Carlos Tavares: “Quando abbiamo fatto l’audizione con Tavares gli ho fatto presente la situazione e lui mi ha detto andare a visitare lo stabilimento. Abbiamo fatto domanda, ma non ci hanno permesso di vederlo”.

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