Neanche il tempo di sbarcare che già il marchio BYD fa grandi proclami. Peccato di vanità? Forse no. Il colosso cinese vanta, infatti, dalla sua un grande potere commerciale, dimostrato a più riprese nei confini locali e negli altri undici Paesi del Vecchio Continentale dove mette le radici. Lungo la nostra penisola entra soltanto ora, con un paio di proposte, la berlina large size Han e il suv medio Atto 3. Comunque, si tratta giusto di un primo approccio, in vista dell’ingresso di new entry già programmate per il prossimo mese.
BYD: dalla Cina con furore
Difatti, a luglio verrà il turno della berlina di dimensioni limitate Dolphin, mentre, nel prosieguo, le rappresentanti del segmento D dovranno vedersela con la Seal. Pur appartenendo a segmenti diversi, ciascuno dei veicoli appena menzionati ha un tratto in comune: il powertrain full electric. In linea con le direttive dell’Unione Europea, la quale ha bandito le endotermiche nel 2035 e già fra un paio d’anni introdurrà lo stringente standard di emissioni Euro 7, la BYD fa full in sulle bev.
Una scelta figlia pure del fatto che la terra dei dragoni è ben più avanti nello stato di avanzamento dei lavori. Ciò ha provocato pure delle critiche, lanciate dal Governo italiano contro la politica adottata dall’Ue. Ciò sicuramente giova, però, alle realtà cinesi, tra cui BYD si ritaglia un ruolo di primo piano. Per lei parla il grande volume d’affari, che potrà aumentare ulteriormente, qualora lo sbarco nel Belpaese venisse accolto dal consenso popolare. Pronti via e lungo la nostra penisola apre i punti vendita in diverse città d’Italia: Milano, Brescia, Torino, Verona e Firenze. Insomma, il cuore dell’attività si concentra al nord, ma un domani, nemmeno poi troppo lontano, pure al centro e al sud sorgeranno degli store.
Per competere con i colossi del Vecchio Continente, BYD ottimizza le uscite di cassa, ad esempio attraverso l’adozione della medesima piattaforma modulare e-Platform 3.0, che si presta a esemplari di diverse dimensioni. Inoltre, ciascun componente, dalle batterie ai motori, viene gestito internamente. La totale indipendenza (o quasi) da terzi ha consentito alla BYD di reggersi in piedi mentre fuori infervorava la crisi degli approvvigionamenti.
Una filosofia che realtà ben note agli italiani hanno cominciato a sposare, con la Stellantis reduce da un nuovo investimento in Brasile per procurarsi due zone minerarie, in un progetto al quale si è unita pure il gruppo Volkswagen. E, a dispetto dei pregiudizi, nemmeno sul design la BYD si lascia coglie impreparata, avendo in cima alla divisione design Wolfgang Egger, ex dipendente Alfa Romeo, Audi e Lamborghini, coadiuvato da Michele Jauch-Paganetti, fidato uomo Mercedes in passato.