BYD, c’è posto anche per la componentistica Made in Italy, nel suo piano per rifornire le proprie fabbriche europee

Dario Marchetti Autore
A tessere la tela diplomatica è Alfredo D’Altavilla, da qualche mese special advisor di BYD per l’Europa
BYD Seal

Mentre Ungheria e Turchia vedono avvicinarsi il varo delle delle prime fabbriche europee di BYD, a sorpresa anche l’Italia potrebbe far parte della complessa strategia messa in campo dal più grande produttore automobilistico cinese per evitare i dazi aggiuntivi emessi dalla Commissione Europea a danno degli EV prodotti all’ombra della Grande Muraglia.

Nella ricerca di luoghi strategici che possano aiutare a neutralizzare le decisioni di Von der Leyen e soci, l’azienda si è infatti messa alla ricerca anche dei fornitori specializzati da affiancarsi per poter contare sul necessario approvvigionamento per i siti produttivi. Una ricerca che dovrebbe terminare nel corso delle prossime settimane, considerando che i nuovi stabilimenti ungherese e turco inizieranno ad assemblare modelli tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026.

BYD, anche l’Italia rientra nel suo complesso piano produttivo per l’Europa

BYD non ha alcuna intenzione di rinunciare al mercato europeo. E, soprattutto, vuole insediarsi al suo interno senza tralasciare alcun aspetto. A partire dalla necessità di bypassare i dazi aggiuntivi dell’Unione Europea che potrebbero limitare la convenienza in termini di costi dei suoi modelli.

BYD Dolphin

Se Ungheria e Turchia sono state individuate come sedi perfette per i nuovi stabilimenti destinati a produrre modelli per il mercato del vecchio continente, non meno importante è però il reperimento dei fornitori per i nuovi siti produttivi. Aziende specializzate nella fornitura di componenti di qualità, ovvero un ambito in cui l’Italia continua a vantare grandi eccellenze.

Se sino a qualche settimana fa sembrava che la decisione del governo Meloni di appoggiare i dazi aggiuntivi UE avesse prodotto una crepa irrimediabile nei rapporti tra Roma e Pechino, già resi precari dall’uscita del nostro Paese dalla Via della Seta, sembra che le cose stiano ora mutando. Grazie in particolare all’opera di ricucitura condotta da Alfredo Altavilla. l’ex braccio destro di Sergio Marchionne in FCA.

Alfredo D’Altavilla sta fungendo da pontiere

Com’è noto, D’Altavilla ha assunto da qualche mese il ruolo di special advisor di BYD per l’Europa. E in questo ruolo sta favorendo il provvidenziale riavvicinamento tra l’azienda cinese e quelle della componentistica Made in Italy. Molte delle quali alla ricerca di nuove commesse, alla luce della crisi di Stellantis, che sta devastando il settore.

Sono proprio fonti interne a BYD ad affermare che tra il 20 e il 22 febbraio si terranno dei colloqui tra la casa cinese e alcuni fornitori italiani. Il motivo è da ravvisare nell’esigenza di far conoscere le tecnologie utilizzate dal marchio cinese e cercare di capire se esistano margini per una collaborazione.

Naturalmente, a promuovere questi incontri è stato proprio D’Altavilla. Il quale, forte dei suoi rapporti con la filiera tricolore, non aveva nascosto le sue intenzioni in tal senso. Tanto da affermare, in una recente intervista: “L’Europa ha una filiera di componentistica di assoluta eccellenza. Devo dire che mi piacerebbe tanto, ed è quello che sto cercando di fare, spingere in particolare la filiera italiana a essere quanto più protagonista possibile in questo percorso. Mi auguro che ci possa essere un’attenzione alla competitività della filiera europea, soprattutto alla competitività della filiera italiana”.

L’importanza di una collaborazione tra BYD e componentistica italiana è del tutto evidente

Le parole di D’Altavilla sono state naturalmente guardate con grande attenzione nella filiera italiana dell’automotive. Messa in grande difficoltà dalla sempre più evidente crisi di Stellantis e dalla scarsa attenzione della politica nel corso degli ultimi anni.

Alfredo D'Altavilla

Occorre ricordare che gli incontri di febbraio non implicano il varo di una collaborazione con BYD. Al tempo stesso si tratta di una prima occasione per cercare di annodare rapporti con l’industria automobilistica cinese. Rapporti che sembravano ormai impossibili, dopo gli avvertimenti lanciati dal governo di Pechino, ovvero di non investire nei Paesi europei ostili. Un novero in cui rientra anche l’Italia, dopo l’improvvida decisione di schierarsi dalla parte di Bruxelles.

Per BYD, però, è molto importante tessere la sua tela per rendere inattuabili i dazi ai danni delle sue auto elettriche. E in questa ottica, la collaborazione con i fornitori italiani potrebbe rivelarsi estremamente fertile. Non resta quindi che attendere il prossimo febbraio per capire meglio la questione.

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