BYD accelera in Europa con la prossima apertura della fabbrica in Ungheria a ottobre 2025, che avrà tre obiettivi, a nostro avviso. Primo, fare le auto elettriche direttamente in UE per non pagare i dazi sulle full electric Made in China (che beffa per Bruxelles). Secondo, produrre vetture ibride plug-in termiche a benzina che piacciono tanto agli europei, per adesso poco convinti dalle macchine a batteria per la presenza di un’infrastruttura di ricarica debole. Terzo, creare un triangolo magico con la fabbrica in Turchia e con i fornitori italiani, un tempo legati a Stellantis, la quale ora ha un destino poco decifrabile.
BYD ultra competitiva in Europa
Alfredo Altavilla, consulente speciale per l’Europa della cinese BYD, intervistato a PresaDiretta nella puntata “Europa, la sfida industriale” di domenica 13 aprile 2025, è stato chiaro: “Noi negli ultimi due mesi abbiamo presentato innovazioni tecnologiche sulla guida assistita, un’altra sulle batterie di nuova generazione, che oggettivamente spostano un po’ in avanti l’asse della competitività. Abbiamo bisogno di una filiera che abbia voglia di innovare”. Stando all’ex responsabile per la regione Emea e per lo sviluppo del business a livello globale di FCA all’epoca di Marchionne (Build Your Dream ha preso il meglio dall’Italia), “partiamo con la produzione nello stabilimento in Ungheria a ottobre 2025, ma abbiamo già avanzate discussioni per il secondo stabilimento. Vediamo come vanno i volumi, decideremo se due bastano”. Il riferimento è alla Turchia. Dopodiché, chissà, qualche Paese che ha votato contro i dazi anti Cina, non certo l’Italia che ha votato a favore. Il tutto mentre la componentistica italiana sta “soffrendo in maniera importante un problema di volumi”.

Dazi, imposizione poco intelligente
Gli ha fatto eco Stella Li, vicepresidente esecutiva della società cinese BYD: “Non penso che sia intelligente da parte dell’Unione Europea applicare i dazi, perché alla fine danneggia i consumatori finali europei, che dovranno pagare di più. Tuttavia l’azienda già due anni fa, prima che si iniziasse a parlare di dazi, aveva deciso di investire in Europa. Apriremo uno stabilimento in Ungheria. Siamo aperti a ogni Paese per la seconda o terza struttura. Man mano che continuiamo a crescere, avremo bisogno di maggiore capacità”.