Bruxelles se ne esce con l’ennesima imposizione sugli automobilisti, lo strano caso spagnolo dovrebbe far riflettere

Dario Marchetti Autore
L’UE pretende imposizione di pedaggi autostradali e un prezzo del gasolio più elevato per dare il via libera ai fondi di Next Generation
Pedro Sanchez

Nel recente passato, più di una volta alcuni osservatori hanno avanzato il sospetto che le decisioni politiche di Bruxelles sembrano prefigurare un modello di mobilità molto particolare. In cui il trasporto privato diventerebbe un lusso riservato alla parte alta della piramide sociale, con le classi popolari costrette ad arrangiarsi con un trasporto pubblico fatto letteralmente a pezzi dalle politiche di bilancio imposte dall’UE.

Se ad una prima occhiata sembrerebbe l’ennesima tesi complottista, occorre però sottolineare che in Spagna si sta levando più di una voce che sembra confermarne la fondatezza. Suffragata anche dall’insistenza con cui i burocrati dell’eurozona stanno cercando di imporre provvedimenti impopolari al governo di Madrid se questi intende avere la quinta tranche dei sussidi previsti nell’ambito di Next Generation.

L’UE pretende l’imposizione dei pedaggi autostradali da parte della Spagna

Sono passate poche settimane da quando Bruxelles ricordava alla Spagna, tra gli altri paesi europei, di non aver ancora rispettato l’attuazione dei pedaggi autostradali garantita da Madrid in cambio degli aiuti del piano Next Generation. E per far capire l’aria che tira, l’UE ha aggiunto un ulteriore carico da undici, pretendendo dal governo di sinistra capeggiato da Pedro Sánchez un aumento del prezzo del gasolio, che costerebbe agli automobilisti del Paese iberico undici centesimi al litro in più.

Autostrada in Spagna

Le pretese in questione derivano dal fatto che per poter ricevere gli aiuti previsti nell’ambito di Next Generation, il leader socialista ha dovuto assicurare alla controparte una riforma fiscale vincolante che prevedeva misure non negoziabili. Come, appunto, i pedaggi o l’aumento del diesel, senza i quali i soldi promessi resteranno sulla carta.

Il problema per il PSOE è ora di non poco rilievo. Se entrambi i punti sono stati inseriti nella riforma fiscale presentata da María Jesús Montero, il partito del primo ministro non riesce a portarli avanti al Congresso, dove è sinora riuscito a convincere i suoi partner parlamentari ad approvarne alcuni punti.

A porsi di traverso sono stati in particolare i comunisti di Sumar. Il motivo di questa contrarietà è molto semplice: i pedaggi e l’aumento del diesel colpirebbero soprattutto i redditi bassi. Ovvero quella parte di popolazione di cui il partito cura da sempre gli interessi.

Il caso spagnolo può diventare una cartina di tornasole sulle reali intenzioni dell’Unione Europea?

La politica spagnola non sembra intenzionata a farsi condizionare da decisioni considerate assurde provenienti dall’Unione Europea. Già nei mesi passati Sanchez ha provato a smarcarsi dalle assurdità della Commissione Europea, in particolare sui dazi nei confronti delle auto elettriche cinesi.

La Spagna, infatti, sembra intenzionata ad attrarre capitali cinesi, ovvero quelli delle case del Dragone intenzionate ad aprire siti produttivi lungo il continente europeo. E Il Premier iberico lo ha fatto capire quando ha cercato di proporsi come mediatore nella controversia tra Bruxelles e Pechino. Anche perché le ritorsioni cinesi, sotto forma di dazi sui prodotti europei, andrebbero a colpire anche le esportazioni spagnole verso il gigante asiatico.

Pompa carburante

Il caso di Next Generation, però, sembra andare ben oltre la semplice Spagna. Imporre ai Paesi membri decisioni che vanno a scapito dei ceti popolari sembra ormai uno sport ampiamente praticato dagli euroburocrati. Nel caso della mobilità, però, si andrebbe a toccare un diritto abbastanza importante, quello alla mobilità privata anche per chi non possiede un portafogli tappezzato di denaro.

E proprio su questo punto l’opposizione di Sumar sembra intenzionata a richiamare l’attenzione. Soprattutto perché sembra prefigurare un modello di mobilità privata riservato a pochi fortunati, alla stregua di un vero e proprio lusso. Se qualcuno sta pensando ad una distopia da fiction televisiva, forse dovrebbe iniziare a riguardare con attenzione le politiche condotte in sede UE sull’auto elettrica. Un prodotto che, ad oggi, è assolutamente fuori dalla portata dei redditi bassi. E che lo sarà ancora di più grazie ai dazi nei confronti di quei modelli più economici provenienti dalla Cina.

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