Bollo auto: ecco le cose che gli italiani dovrebbero sapere della tassa

giacomo mazzarella
bollo auto

Che sia una delle tasse che meno piace ai contribuenti è una cosa risaputa. Parliamo naturalmente del bollo auto, principale balzello relativo al mondo delle auto in Italia. Sul bollo auto però, tra dicerie e fake news, non tutti i contribuenti sanno quello che bisognerebbe sapere. E perfino il sito di informazione legale “laleggepertutti.it”, con un approfondimento, affronta l’argomento. Da un lato per fugare qualsiasi dubbio al riguardo, dall’altro per sottolineare davvero le cose che molti non conoscono sul bollo auto, o credono di conoscere sbagliando praticamente tutto.

Bollo auto, scadenze, pagamento ed esenzioni, sicuri di sapere tutto?

La prima incongruenza tra normativa vigente e credenza popolare è senza dubbio la natura del bollo. Il bollo auto secondo molti è una tassa di circolazione. Ma stando a questo credo collettivo, una auto inutilizzata, ferma in garage, non dovrebbe pagare il bollo. Nulla di più sbagliato. Perché il bollo auto è una tassa di proprietà. E come tale, va pagata da qualunque proprietario di un veicolo, a prescindere dal suo utilizzo o meno. Fintanto che una auto è intestata ad un automobilista e iscritta al PRA, il bollo auto grava su questo contribuente. L’iscrizione nel Pubblico Registro Automobilistico la fa da padrona in quanto a obbligatorietà del versamento della tassa.

Pagamento bollo auto, ecco cosa conoscere

Ed il pagamento è annuale, ma non c’è un anno di tempo per pagarlo come molti credono. Non esiste una scadenza fissa per il bollo auto, perché non va pagata entro il 31 dicembre di ogni anno. In genere la data di scadenza fa riferimento alla data di immatricolazione di un veicolo. In pratica, ogni anno la tassa scade entro la fine del mese successivo al mese in cui un veicolo fu immatricolato la prima volta. Una auto immatricolata a settembre 2020 per esempio, nel 2023 sarà assoggettata ad un bollo auto da versare entro fine ottobre 2023.

Evasione dal bollo auto in aumento da quando non si espone più il bollo sul parabrezza

Tantissimi anni fa sul parabrezza dell’auto andavano esposti il contrassegno di assicurazione e pure la ricevuta del bollo auto pagato. Adesso nessuna delle due ricevute va esposta, ed anzi, non vanno nemmeno portate in auto. La polizza RCA obbligatoria per circolare infatti, ormai è tutta telematica. Le Forze dell’Ordine possono controllare il pagamento semplicemente interrogando le banche dati con i loro tablet portatili inserendo il numero di tarda del veicolo. La copertura assicurativa presente o meno si controlla adesso così. E pure il bollo auto sortisce lo stesso effetto. Certo, senza assicurazione non si può circolare, ma senza bollo invece l’auto è perfettamente in regola per andare in giro. Ma questo non vuole dire che la tassa si può non versare. Un credo questo che è aumentato da quando la ricevuta del bollo non va più mostrata.

Dal bollo alla cartella esattoriale il passaggio è breve

E così che forse l’hanno pensata quanti hanno iniziato ad evadere il bollo in maniera più frequente di prima. Ma chi evade la tassa finirà con il pagare di più, tra interessi e sanzioni. E per entrambi questi surplus di pagamento, l’aumento è proporzionale ai giorni di ritardo nel versamento. Oltretutto, se l’evasione dura per molto tempo o fa riferimento a più annualità, la tassa può diventare cartella esattoriale. Con tutto ciò che ne consegue, fino al fermo amministrativo del veicolo. Il fermo amministrativo, chiamato anche ganasce fiscali infatti è uno dei principali strumenti in mano al Fisco per costringere un contribuente a pagare una tassa precedentemente evasa.

Vendere una auto salva chi non lo ha pagato prima
Bollo auto

Molti credono anche di poter non pagare il bollo semplicemente vendendo o rottamando l’auto. Anche in questo caso una falsa credenza. Infatti il bollo auto resta una tassa evasa ed a carico di chi era intestatario del veicolo alla data di scadenza di quel pagamento annuale. Per esempio, l’auto di cui parlavamo prima, immatricolata a settembre 2022 e con bollo da pagare entro fine ottobre 2023, può essere un caso emblematico. Il pagamento di questo bollo sarà a carico dell’intestatario del veicolo al PRA, il 31 ottobre 2023. In altri termini, vendere l’auto a novembre non salva il vecchio proprietario da questo adempimento. E non lo salva dai bolli evasi degli anni precedenti.

Rottamare l’auto conviene per non pagare la tassa?

Anche la rottamazione dell’auto non salva il proprietario dai bolli precedenti, e nemmeno dal nuovo se non rottama l’auto prima del 31 novembre. Senza considerare che vendita o rottamazione del veicolo possono essere impedite proprio dal mancato pagamento della tassa. Un bollo evaso che diventa cartella e che finisce con il fermo amministrativo, blocca l’auto non solo per quanto concerne la circolazione. Impedisce anche la vendita o la rottamazione del veicolo. Un’auto assoggettata a fermo può essere venduta solo rendendo edotti gli acquirenti della situazione di fermo amministrativo. Ma anche in questo caso, tutti i bolli pregressi e le cartelle prima o poi andranno pagati. Perché il fermo amministrativo può essere caricato anche sulle successive auto di un contribuente. Ed a prescindere dal fatto che sul nuovo veicolo i pagamenti del bollo auto siano regolari.

 

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