BMW, Mercedes e Volkswagen sul piede di guerra: dicono no agli extra dazi cinesi, riporta Automotive News. Le tariffe avranno un impatto sulle loro operazioni in Cina. Il Ceo della BMW Oliver Zipse ha affermato che le barriere Ue danneggeranno le aziende europee e gli interessi europei, perché protezionismo rischia di innescare una spirale: i dazi portano a nuove tariffe, all’isolamento piuttosto che alla cooperazione. Le misure protezionistiche non contribuiscono a competere con successo sui mercati internazionali.
Invece l’amministratore delegato della Mercedes, Ola Kallenius, ha dichiarato: “Non abbiamo bisogno di aumentare le barriere al commercio. Dovremmo lavorare sullo smantellamento delle barriere commerciali nello spirito dell’Organizzazione mondiale del commercio”.
Infine Volkswagen (in rigoroso ordine alfabetico, non di importanza): le tariffe non raggiungeranno l’obiettivo dell’Ue di rafforzare la competitività dell’industria automobilistica europea, perché la tempistica della decisione della Commissione europea è dannosa per l’attuale debole domanda di veicoli elettrici in Germania e in Europa. Gli effetti negativi superano qualsiasi potenziale beneficio per l’industria automobilistica europea e soprattutto tedesca.
Berlino in “guerra” sui dazi alle auto cinesi in Ue
L’organismo industriale tedesco VDA ha affermato che le tariffe aumentano il rischio di una guerra commerciale e non rafforzeranno la competitività del settore automobilistico europeo, in quanto il danno potenziale che potrebbe derivare dalle misure potrebbe essere maggiore dei potenziali benefici per l’industria automobilistica europea e in particolare per quella tedesca, ha affermato in una nota la presidente della VDA Hildegard Mueller.
Ora la Germania combatterà la sua battaglia dentro l’Ue affinché i dazi non siano definitivi. È quasi da sola, ma col lavoro di lobbying (un’arte in cui eccelle da sempre in Europa) può fare proseliti.
Quali tariffe anti Cina
Per combattere quelli che definisce sussidi eccessivi a disposizione delle case automobilistiche cinesi in Cina, la Commissione europea ha affermato che applicherà tariffe aggiuntive che vanno dal 17,4% per BYD al 38,1% per SAIC, proprietario di MG, a partire da luglio. Si somma al 10% che già c’era. Totale massimo 48,1%.
Per il Kiel Institute for the World Economy, una tariffa del 20% ridurrebbe le importazioni cinesi di veicoli elettrici del 25%, in gran parte controbilanciate da una maggiore produzione in Europa, anche se le case automobilistiche europee non necessariamente riuscirebbero a colmare le importazioni. il divario.
I cinesi non ci stanno
Il ministero degli Esteri cinese ha affermato che prenderà tutte le misure necessarie per “salvaguardare fermamente” i suoi diritti e interessi legittimi, ma non ha menzionato alcuna azione specifica. L’Associazione cinese delle autovetture sembra meno preoccupata: “Le tariffe provvisorie dell’UE rientrano sostanzialmente nelle nostre aspettative, in media intorno al 20%, il che non avrà un grande impatto sulla maggior parte delle aziende cinesi”, ha affermato il segretario generale dell’CPCA Cui Dongshu. “Quelli che esportano veicoli elettrici fabbricati in Cina, tra cui Tesla, Geely e BYD, hanno ancora un enorme potenziale di sviluppo in Europa in futuro”, ha affermato Cui. Anche i produttori e i fornitori cinesi di veicoli elettrici stanno iniziando a investire nella produzione europea, il che eviterebbe i dazi. BYD sta costruendo un nuovo stabilimento di autovetture in Ungheria e Chery Automotive ha detto che inizierà a produrre automobili in un’ex fabbrica Nissan a Barcellona, in Spagna quest’anno.
Pechino ha approvato una legge in aprile per rafforzare la sua capacità di risposta nel caso in cui gli Stati Uniti o l’Ue dovessero imporre tariffe sulle esportazioni della seconda economia mondiale. Ha già avviato un’indagine antidumping sulle importazioni di brandy, per lo più di produzione francese, e i produttori francesi di cognac sono “profondamente” preoccupati per ritorsioni per le tariffe sui veicoli elettrici, ha affermato un organismo commerciale il 12 giugno. Paura per l’Italia: in particolare per le esportazioni di prodotti come olio, vino, pasta, che in Cina vanno fortissimo.
L’industria automobilistica cinese, un mix di aziende statali e private, ha avuto sussidi dal governo di Pechino? Si tengano presente due fattori. Uno: il predominio nazionale nella raffinazione dei minerali delle batterie. Due: l’iper competizione nel mercato cinese dei veicoli elettrici, il più grande al mondo, con le aziende che innovano in modo da ridurre i costi.