Black out a Roma: con tante auto elettriche diverrebbe la Città Eternamente al buio

Ippolito Visconti Autore News Auto
Roma devastata dal caldo africano: gli abitanti e i turisti si difendono col condizionatore. Così, ecco spiegati i black out a ripetizione.
roma black out
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Roma devastata dal caldo africano: gli abitanti e i turisti si difendono col condizionatore. Così, ecco spiegati i black out a ripetizione. Riguardo ai casi di guasti sulla rete elettrica con interruzione delle forniture registrati in questi giorni di alte temperature e forti consumi per climatizzazione, Areti (Gruppo Acea, insomma il fornitore di corrente) ha fatto sapere di aver dispiegato squadre operative per un totale di 500 tecnici. L’incremento delle temperature degli ultimi giorni ha aumentato significativamente la domanda di energia elettrica della città fino ad arrivare a una potenza massima distribuita di circa 2.000 MW. L’improvviso aumento della domanda in alcune aree ha creato sovraccarichi alla rete che, congiuntamente alle rilevanti sollecitazioni termiche, hanno generato distacchi elettrici.

Una nostra aggiunta: la rete non regge con i climatizzatori e qualche sporadica auto elettrica in ricarica qua e là. Se mai le macchine a corrente aumentassero, con le ibride plug-in (il governo vuole un circolante di 6,6 milioni di ricaricabili per il 2030 in Italia), la Città Eterna diverrebbe la Città Eternamente al buio.

Areti sta monitorando la situazione in tempo reale per garantire un pronto intervento, in qualche caso utilizzando gruppi elettrogeni per rialimentare le aree rimaste prive di energia elettrica. Occhio: gruppi elettrogeni che han bisogno di energia a loro volta e non funzionano senza limite.

Tanta buona volontà

Areti ha lavorato costantemente per incrementare la resilienza dell’infrastruttura elettrica della città, eseguendo negli ultimi dodici mesi interventi di potenziamento e ampliamento su 700 cabine secondarie e su 270 km di reti di media e bassa tensione. Sì, ma i miracoli, anche da quelle parti, fare non si possono. E in Italia? Dati preliminari di Terna: a livello nazionale picchi di domanda orario per il 2024, con 57,9 GW circa alle ore 14:45. Con un circolante di auto elettriche di 251.023 su scala nazionale. Figuriamoci con milioni di elettriche.

Un milione di auto elettriche assorbono in un anno un volume di energia compreso tra 2 e 3 TWh. Poco? Sì. È una goccia che si aggiunge a un vaso già stracolmo, con acqua che va giù da tutte le parti. In teoria, molto in teoria, in Italia l’energia prodotta da fonti rinnovabili potrebbe coprire almeno il 65% dei consumi finali nel settore elettrico entro il 2030. La stessa teoria che porta a parlare di 6,6 milioni di macchine alla spina nel 2030. 

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Urge pragmatismo

Lo stress delle reti di distribuzione locale è un fenomeno ricorrente negli ultimi anni, con l’aumento delle temperature e la forte diffusione dei condizionatori. Frequenti problemi alla continuità del servizio: ko spesso Milano e Palermo.

In sé, l’auto elettrica è splendida: non inquina allo scarico, si può migliorare l’impronta nel ciclo vita. Tuttavia l’Italia non è pronta: la rete non è adeguata. Sì, si può adeguare. Ma da anni se ne parla, come si parla di varie riforme nazionali in altri settori senza che nulla accada. Occorre pragmatismo: per adesso, il termico. L’auspicio è che sia il nostro governo sia quello di nazioni dove l’elettrico non può sfondare faccia legittima opera di lobbying in Ue affinché il bando termico non scatti nel 2035. Discorso diverso in altre nazioni, dove ci sono margini di manovra molto ampi: vedi la Norvegia su tutti. E pure la Germania, nonostante il più recente esecutivo ne stia combinando di ogni.

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