Batterie auto elettriche: la cinese CATL può allearsi con Northvolt

Ippolito Visconti Autore News Auto
La svedese Northvolt in difficoltà cerca alleati cinesi.
northvolt catl

Prosegue lo shopping della Cina in Europa, con l’industria dell’auto (inclusi accumulatori e pneumatici) cannibalizzata. Adesso, la svedese Northvolt (leader nelle batterie per vetture elettriche) è in gravissima difficoltà e cerca alleati cinesi. Ecco allora all’orizzonte il colosso orientale CATL (Contemporary Amperex Technology Co. Ltd.), che con BYD domina il settore delle batterie per full electric.

La fonte è la stessa Northvolt

La società scandinava ha dichiarato di essere in trattative con CATL e altre aziende cinesi per una partnership. Le aziende cinesi di batterie per veicoli elettrici potrebbero sfruttare i problemi europei come un’opportunità per crescere da noi. Potenziali alleanze in Asia potrebbero essere parte della ricerca di una soluzione alla crisi. 

Le discussioni su una possibile alleanza sono in corso dall’estate. C’è stato un incontro fra rappresentanti presso la sede centrale di CATL a Ningde, in Cina. Il produttore cinese detiene una quota di mercato vicina al 40% delle vendite globali di batterie per veicoli elettrici. Un portavoce di Northvolt ha rifiutato di commentare il rapporto quando contattato da Bloomberg News.

Qual è il guaio

La società nordeuropea ha presentato istanza di fallimento negli Stati Uniti la scorsa settimana dopo che un disperato tentativo di ottenere finanziamenti per il salvataggio è fallito. Ha ottenuto solo 30 milioni di dollari (28,42 milioni di euro) in contanti. In precedenza, aveva raccolto 15 miliardi di dollari (14,21 miliardi di euro) dagli investitori. L’amministratore delegato uscente Peter Carlsson ha affermato all’inizio di questo mese che potenziali alleanze in Asia rientravano nell’ambito delle discussioni per trovare una soluzione alla crisi aziendale. CATL vede un potenziale di crescita nel mercato europeo dei veicoli elettrici ed è in trattative per stabilire operazioni di riciclaggio delle batterie nella regione, ha riferito Bloomberg News questo mese. Tale mossa aumenterebbe la sua impronta mentre l’azienda si prepara ad avviare la produzione di celle in Ungheria.

Tutto lecito

Come sempre, in modo lecito, la Cina s’insinua nelle debolezze Ue. Bruxelles a nostro avviso ha le sue responsabilità, assieme ai governi: una volta detto sì all’elettrico, occorreva proteggere la transizione, l’industria, l’occupazione. L’auto elettrica è un gioiello di tecnologia, le batterie per full electric sono un prodigio, ma non è possibile accettare la sfida contro il Dragone combattendo senza mezzi. Ci si doveva attrezzare. Qui non è in discussione l’auto elettrica; piuttosto, la politica locale e centrale non ha svolto la propria funzione di scudo. Adesso, il Regno di Mezzo, affamato come non mai, vuole divorarci. Ne ha tutte le ragioni. Casomai siamo noi, coi dazi auto elettriche, che non rispettiamo le regole del commercio internazionale.

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Svezia contro Ue: Ebba Busch infuriata

L’Ue è spaccata. Bruxelles contro i Paesi. E nazioni divise. Lo prova l’attacco della Svezia a Bruxelles. L’approccio ingenuo dell’Ue alla regolamentazione e al commercio con la Cina e gli Stati Uniti è responsabile del fallimento del produttore di batterie Northvolt, riporta euractiv.com. E potrebbe rafforzare il dominio di Pechino nel settore delle tecnologie pulite. Lo ha dichiarato giovedì 28 novembre il vice primo ministro svedese: Ebba Busch (foto su) ha affermato che non è troppo tardi per salvare l’azienda svedese, a patto che da Bruxelles arrivi un “segnale forte” per facilitare la raccolta di nuovi capitali. “Direi che c’è ancora luce nel tunnel per quanto riguarda il progetto Northvolt”.

Produzione verde alla Cina

La produzione verde nell’Ue rischia di essere dominata da Pechino. “Siamo molto preoccupati di essere troppo ingenui. Non c’è parità di condizioni: L’Europa viene praticamente schiacciata in una sorta di guerra industriale tra i nostri cari amici statunitensi e una concorrenza asiatica piuttosto sleale”. I responsabili politici dell’Ue dovrebbero innanzitutto concentrarsi sulla riduzione degli oneri normativi per le imprese, dice. L’Europa dovrebbe anche fare di più per diversificare l’approvvigionamento di materie prime essenziali e facilitare l’accesso ai fondi da parte delle startup. “Stiamo praticamente affogando la competitività europea non solo in un’enorme quantità di norme, ma anche in un labirinto di norme. Parte della nostra stessa regolamentazione sta ora minando la possibilità di utilizzare le nostre forze e di ridurre la dipendenza dalla Cina. In caso contrario, potremmo ritrovarci in una situazione in cui la transizione verde europea finirà per diventare una transizione cinese sul territorio europeo”.

Quante fratture

Un documento di discussione dei ministri dell’Industria di Svezia, Germania e Francia, chiede una più rapida attuazione delle misure relative alle batterie del blocco, sottolineando che un “comune denominatore” che crea problemi ai produttori di batterie europei è che “la concorrenza globale non si basa su condizioni di parità”. Italia assente? Quindi, l’Italia chiede lo stop delle multe Ue, la Germania e la Francia no. Ma queste due fanno un secondo documento senza Roma. Servono migliori condizioni per la produzione di batterie in Europa, tra cui l’imminente bando del Fondo per l’innovazione e l’attuazione del regolamento sulle batterie e della legge sull’industria Net Zero. Con l’Ue spaccata, e la Commissione Ue fragile, per l’auto elettrica e i produttori di batterie il futuro è grigio. Si resta soffocati dalla burocrazia dei tecnocrati Ue.

Qui si scherza col fuoco

La recente richiesta di protezione dalla bancarotta negli Stati Uniti (Chapter 11) da parte di Northvolt, ha messo in luce la debolezza finanziaria dell’Europa. Si espone, ma non costruisce una catena del valore autosufficiente per la transizione energetica. Northvolt ha accumulato debiti per oltre 5 miliardi (dopo aver raccolto finanziamenti per oltre 10 miliardi dalla sua nascita, nel 2016). La Commissione europea è sostenitrice da sempre del progetto. Domanda: era stata fatta un’analisi seria della sostenibilità di modelli di crescita così ambiziosi a fronte di una concorrenza asiatica (Cina, Corea del Sud, Giappone)? Johanna Bernsel, portavoce della Commissione Ue per il mercato interno, ha sottolineato che l’Unione è esposta per 298 milioni di euro tramite prestiti garantiti dal Fondo europeo. Soldi per gli investimenti strategici. Il tutto fa capo alla Banca europea per gli investimenti (Bei). 

Effetto domino

Il Gruppo Volkswagen, maggiore azionista di Northvolt con una quota del 21%, è tra i protagonisti più bersagliati. Il primo produttore automobilistico europeo ha progressivamente svalutato la propria partecipazione (al 2021 aveva investito in tutto 1,4 miliardi di euro), che a fine 2023 valeva 693 milioni. Nel 2024, la situazione è peggiorata. Goldman Sachs, secondo maggiore azionista di Northvolt, con una quota del 19,2%, ha annunciato la svalutazione del suo investimento di 896 milioni di dollari entro fine 2024.

Politica imbarazzata

La crisi di Northvolt, costretta a licenziare 1.600 persone in Svezia a fine settembre, un quinto della forza lavoro, mette in luce le fragilità strutturali del settore. Il Fondo monetario internazionale lancia l’allarme rosso: il divario di investimenti per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile è passato da 2,5 trilioni di dollari nel 2015 a oltre 4 trilioni all’anno. Politici europei nel panico: ha detto sì all’elettrico senza organizzarsi a dovere. 

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