Batosta multe Ue da 16 miliardi alle Case auto: devastazione per il settore

Ippolito Visconti Autore News Auto
Legnata ai costruttori, mentre Bruxelles parla di un misterioso Dialogo strategico.
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Dopo transizione ecologica, elettrificazione, decarbonizzazione, Green Deal, che hanno portato diritti dritti a disoccupazione generalizzata e terrore per il futuro auto, l’Ue dà multe da 16 miliardi alle Case. L’1 gennaio  2025 sono entrati in vigore i nuovi limiti alle emissioni di anidride carbonica per le vetture commercializzate nel Vecchio Continente. Ora, l’Unione europea parla di Dialogo strategico nel 2025. È un qualcosa di indefinito promosso dal presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che verrà intavolato nel corso delle prossime settimane. Primo: nessuno sa cosa sia. Chiedete ai Ceo delle aziende, e vi risponderanno: boh? Secondo: il Dialogo strategico si farà con tutta calma, dopo le feste. Sicché – mentre il Titanic affonda – si rimanda a dopo.

Un caos da paura

C’è il nuovo limite per il periodo 2025-2029 dei 93,6 grammi per chilometro di CO2, oltre 20 in meno rispetto ai 115,1 imposti per il 2020-2024. Si applica all’intera flotta di vetture di nuova immatricolazione. Ogni costruttore ha limiti specifici che devono ancora essere stabiliti sulla base di una complessa formula matematica. Un caos da film horror. Sono multe di 95 euro per ogni grammo/km in eccesso, moltiplicato per il numero totale dei veicoli targati. 

Pagano dipendenti e consumatori

Non è un dramma per le Case auto. Pagheranno le multe da 16 miliardi di euro all’Ue. Sono società per macinare profitti: se gli utili calano, la soluzione è tagliare dipendenti e fabbriche. Facile, legittimo. I Ceo rispondono agli azionisti: non ai governi, non a Bruxelles, non ai consumatori. Per ridurre le multe, le società avvieranno pooling con costruttori elettrici come la statunitense Tesla. O con aziende che fanno sia elettriche sia termiche ibride plug-in come la cinese BYD. Usciranno soldi direzione Usa e Cina. Addio a piani di investimento sul full electric. Acquisto di crediti verdi, i crediti green per ricavi superiori abbassando le sanzioni. Inoltre, si alzeranno i listini delle termiche: si ipotizza un taglio dei volumi per almeno 2,5 milioni di veicoli endotermici, l’equivalente di otto/dieci fabbriche. Mente i prezzi delle elettriche restano stellari. E il mercato dell’usato vede prezzi esorbitanti. Un settore sfasciato.

Dialogo strategico: incognita

Dopodiché, ecco il Dialogo strategico. Siccome sono due anni che si parla di multe, fa sorridere che nel 2025 ancora ci si ritrovi per dialogare. O c’è un accordo o c’è divorzio. L’Ue punta alle multe, alla clausola di revisione del bando delle endotermiche da discutere nei tempi previsti, al bando termico 2035. Al massimo, c’è una micro apertura per gli e-fuel pro Germania.

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Il Regolamento del 2019 prevede di proteggere l’auto elettrica

Eppure, il Regolamento del 2019 impone vari obblighi al governo centrale e agli esecutivi periferici: ecosistema per l’auto elettrica (gioiello tecnologico), bonus pro domanda e offerta, costo dell’energia basso, scudo anti Cina. Zero di tutto questo è stato fatto. I politici cinesi se la spassano, osservando tutti i regali che l’Ue fa a Pechino: il trionfo del Dragone, col controllo totale della filiera dell’auto elettrica. Perdipiù, ci sono i dazi sulle elettriche Made in China, in contrasto sia con la libera concorrenza sia con la decarbonizzazione. È l’apocalisse automotive Ue. I giochi si possono riaprire solo se la sinistra green tedesca – che ha voluto tutto questo – dovesse perdere, assieme alla sinistra francese, alle elezioni: senza la stampella di Berlino e Parigi, la traballante Commissione Ue – in piedi per miracolo – crollerebbe. Da valutare anche se poi si vorrà ancora punire in modo molto severo la Russia non comprando più da Mosca il gas, col costo dell’energia che vola.

Il silenzio del 2019

Va detto che – nel 2019 – l’azione Ue sul Green Deal ha avuto l’ok da tutti, o almeno non ha incontrato forti resistenze, neppure dai Ceo delle Case. La Germania ha detto sì, e tutti dietro a essa. O come treni appresso a una locomotiva, o come Paesi pecoroni in coda a chi comanda, fate voi. Si arriva al 2025, ci si accorge del dramma, ma è tardi. In quanto ai dazi anti auto elettriche cinesi, faranno la fine dei dazi sui pannelli solari cinesi: un disastro. Chissà, magari un Piano Marshall per l’auto e per l’economica – con un’iniezione potentissima di denaro fresco – potrebbe essere la soluzione. Per metterla in pratica, occorrono politici concreti. Appunto. Noi siamo al Dialogo strategico dopo le feste. 

Il grande dubbio

Il dubbio: qualcuno ha detto sì alle nuove regolamentazioni europee pensando di obbligare facilmente milioni di automobilisti a rottamare precocemente le loro auto? C’era il desiderio di  un enorme giro d’affari sulla vendita di quelle nuove, poi non realizzatosi? Ci si è dimenticati di una parola divina: libertà. Di comprare l’auto che si vuole nel libero mercato con una libera scelta per viaggiare su un mezzo che è sinonimo di libertà. Vuoi costringere una marea di individui ad acquistare un veicolo solo perché la legge dei tecnocrati Ue dice così? Pia illusione. Tutto questo è un assist formidabile a – nell’ordine – Cina, Usa, Russia, Brasile, India, cui si aggiungeranno Malesia, Thailandia, Indonesia e Vietnam.

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