I dazi auto elettriche Ue contro i cinesi sono diversi secondo il gruppo: SAIC, proprietaria di MG, affronta tariffe molto più elevate di BYD. Lo riporta Automotive News. La prima pagherà un extra del 36,3% sui veicoli elettrici venduti in Europa, che è più del doppio dell’importo che sta versando la rivale. In aggiunta ai dazi doganali esistenti del 10%. Il duro trattamento riservato dai negoziatori dell’Unione europea è un “avviso pubblico”: chi non coopera viene sanzionato.
La casa madre di Volvo, Geely, è nel mezzo con un addebito aggiuntivo del 19,3%. Il fattore principale che determina il trattamento non uniforme qual è? La variabilità dei “livelli di cooperazione”, ha affermato la Commissione europea nel suo documento di decisione provvisoria di 208 pagine pubblicato a luglio. Che includeva una parte dettagliata solo per SAIC. In particolare, le risposte della Casa automobilistica di proprietà di Shanghai sono state “ritenute altamente carenti”, ha affermato.
Paure di spifferare segreti
Da parte sua, SAIC era preoccupata per la sicurezza delle sue informazioni e semplicemente non aveva accesso ad alcuni dati dei suoi fornitori. Insomma, di spifferare segreti industriali. Una scarsa familiarità con la documentazione richiesta e la burocrazia interna sono state altre sfide, hanno aggiunto le persone.
I rappresentanti di SAIC, meglio conosciuta al di fuori della Cina per i suoi modelli MG, non hanno risposto a una richiesta di commento. Ma hanno detto una cosa precisa: la fornitura della formula chimica che utilizza nelle batterie è al di fuori dell’ambito dell’indagine.
Alla scarsa cooperazione di SAIC fanno da contraltare BYD e Geely, che hanno coinvolto attivamente studi legali internazionali e condotto una raccolta dati approfondita e, nel caso di BYD, hanno assunto esperti politici a Bruxelles.
“Guardate le diverse case automobilistiche e dove si collocano in termini di livello di tariffe ed è quasi come una tabella di marcia per dirvi chi è più bravo nelle pubbliche relazioni locali o nelle lobby governative”, ha affermato Stephen Dyer, amministratore delegato della società di consulenza AlixPartners. Un fattore potrebbe essere l’apertura di un produttore ad abbracciare le differenze culturali aziendali e la sua capacità di adattarsi, ha affermato.
Non sanno destreggiarsi?
È un’ulteriore prova che, mentre i produttori cinesi di veicoli elettrici stanno conquistando una quota impressionante del mercato automobilistico del continente, non mostrano la stessa abilità quando si tratta di influenza immateriale che le aziende potenti di solito esercitano. Come destreggiarsi nella delicata danza con i negoziatori dell’UE o anche cose relativamente banali: far sentire la propria voce ai saloni automobilistici globali, terreno privilegiato per i dirigenti del settore. Il fatto che le imprese statali in Cina abbiano obiettivi multipli oltre al solo profitto tende a renderle meno agili in queste situazioni.
C’è il pericolo che le aziende cinesi diano per scontato che tutto sia politico e quindi sentano che non ha senso cooperare, ha aggiunto. Dato che non è realistico per i produttori cinesi di veicoli elettrici abbandonare i loro piani di espansione in Europa, un migliore coinvolgimento con la società civile e i sistemi normativi europei aiuterebbe, ha affermato Gregor Sebastian, analista senior di Rhodium Group.
The Battery Show Europe 2024: cosa non quadra
La disconnessione è stata messa in mostra al The Battery Show Europe 2024, un evento commerciale per presentare le ultime novità in fatto di progettazione e ingegneria delle celle. Le aziende cinesi erano così diffuse che rappresentavano più di un quinto del totale degli espositori all’evento di Stoccarda a fine giugno. Eppure, durante il seminario di tre giorni che si è svolto in parallelo, quasi nessun relatore cinese ha condiviso il palco con le decine di dirigenti automobilistici bianchi, per lo più uomini, perché per lo più hanno rifiutato gli inviti a parlare.
Le Case cinesi impiegheranno del tempo per adattarsi al loro nuovo ambiente culturale, tra cui richieste della stampa, pubblicità e appartenenza ad associazioni di settore, ha affermato Jochen Siebert, amministratore delegato della società di consulenza JSC Automotive. Non hanno ancora compreso l’importanza dei giornalisti e dei recensori locali, che svolgono un ruolo sostanziale nell’influenzare i consumatori in Europa.
BYD rimandata
Anche BYD, che ha ottenuto la tariffa più bassa tra quelle proposte, non sta azzeccando il suo approccio al 100%. Il suo sito web europeo ora spiega pazientemente che NEV non sta per “veicolo elettrico di quartiere” ma “veicolo a nuova energia”. Dopo la confusione pubblica in seguito alla sponsorizzazione da parte della casa automobilistica del Campionato europeo di calcio UEFA 2024, dove il termine NEV è stato ampiamente utilizzato nei materiali di marketing.