L’Ue ha imposto il bando termico 2035, ma non ha fatto altrettanto con le colonnine elettriche: quindi nessuno compra macchine a batteria (Tesla coi Supercharger fa storia a sé): “Per accelerare la decarbonizzazione bisogna allineare strumenti e obiettivi – ha detto Draghi -. Non si può forzare lo stop ai motori a combustione, dicendo a un intero settore produttivo che deve interrompere una grande linea di produzione, e allo stesso tempo non imporre, con la stessa forza, l’installazione di sistemi di ricarica, senza creare le interconnessioni per farlo”. Così, l’economista italiano aggiunge un concetto rispetto a quanto già affermato nel suo rapporto sulla competitività dell’Ue: “Un esempio chiave della mancanza di pianificazione dell’Unione e dell’applicazione di una politica climatica senza quella industriale”, a proposito dell’auto.

Stop ideologia
Draghi consiglia l’Ue: bisogna “abbandonare l’ideologia e adottare un approccio neutrale basato sui fatti”. Occorre “gestire la transizione per le nostre industrie tradizionali”. In un “mondo in cui le relazioni geopolitiche si stanno evolvendo e il protezionismo è in aumento, mantenere industrie come l’acciaio e i prodotti chimici che forniscono input all’intera economia e sono fondamentali per la difesa è diventato strategico”.
Costo dell’energia da abbassare
Per Draghi l’Europa deve agire intervenendo sull’energia: “È diventato imperativo abbassare i prezzi”). Con investimenti adeguati. “Non si può dire no al debito pubblico comune, no al mercato unico, no alla creazione dell’Unione del mercato dei capitali. Non possiamo dire di no a tutto. Altrimenti bisogna ammettere di non essere in grado di mantenere i valori fondamentali per cui questa Unione europea è stata creata”.
Meno burocrazia
L’ex banchiere sostiene che occorra, standardizzare, armonizzare e semplificare le normative nazionali e spingere per un mercato dei capitali più basato sul capitale azionario. In questo senso, spesso siamo noi stessi i nostri peggiori nemici. “Abbiamo un mercato interno di dimensioni simili a quello degli Stati Uniti. Abbiamo il potenziale per agire su larga scala, ma il Fondo monetario internazionale stima che le nostre barriere interne equivalgano a una tariffa di circa il 45% per la produzione e del 110% per i servizi. E abbiamo scelto un approccio normativo che ha dato priorità alla precauzione rispetto all’innovazione, soprattutto nel settore digitale”. La soluzione per Draghi: ancora più Ue, più unità, come se fossimo uno Stato unico.
Cina affamata
Ricordiamo che intanto la Cina punta forte su auto termiche e carbone. L’Ue ha sacrificato la nostra industria automobilistica, la nostra economia, la nostra occupazione. Con un obbligo ad acquistare le auto che nessun consumatore vuole: le elettriche. Regalando un vantaggio competitivo immenso. Inoltre, adesso l’Ue è in crisi profonda: può davvero aiutare l’auto a riprendersi mentre viene isolata da Usa e Russia che neppure la consultano per l’Ucraina? È una comunità spaccata in mille pezzi, con le ex stampelle Germania e Francia molto pericolanti. È che il Green Deal 2019 non si doveva mai e poi mai fare, con gli influencer nei siti e nei social a fare danni: l’auto elettrica è un disastro epocale in Ue.