Le elezioni Ue di giugno seminano il terrore fra gli scranni del Parlamento dell’Unione europea: così tanto che molti politici pensano di ritirare il bando alle auto a benzina e diesel del 2035. Lo riporta l’autorevole politico.eu. D’improvviso, finiscono nel dimenticatoio riscaldamento globale, CO2, Green Deal. È stata la prima cosa menzionata da Manfred Weber, leader del Partito popolare europeo (PPE), di centrodestra, che ha conquistato il maggior numero di seggi al Parlamento europeo alle elezioni, mentre usciva da una chiassosa festa elettorale a Bruxelles.
Ora, i piani storici dell’UE per limitare il riscaldamento globale sono sotto attacco dopo un’elezione in cui i partiti di destra sono aumentati mentre i Verdi europei sono crollati. Peter Liese, il principale parlamentare del PPE sul clima, ha dichiarato che i risultati elettorali confermano la visione del suo partito per un Green Deal meno restrittivo, il piano fondamentale dell’UE per azzerare l’inquinamento da gas serra entro il 2050. “Dovremo apportare alcune modifiche. Il divieto dei motori a combustione deve essere eliminato”, ha affermato.
Caos infernale sull’auto elettrica
Alexandr Vondra, un eurodeputato ceco che ha lavorato alla legislazione sul clima per il gruppo di destra dei Conservatori e Riformisti europei (ECR), ha affermato che la politica climatica diventerà più “realistica” nei prossimi cinque anni. “Se confronto la formulazione delle politiche del Green Deal alla guida di un’auto, mi aspetto che anche il nuovo Parlamento europeo utilizzerà un volante o un pedale del freno, non solo il pedale dell’acceleratore”. Quindi, stop all’assolutismo sull’auto elettrica.
L’annullamento del divieto automobilistico contraddirebbe direttamente il candidato principale del PPE, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha introdotto il divieto e lo ha sostenuto mentre faceva campagna per un secondo mandato quinquennale come massimo dirigente dell’UE. Qualsiasi mossa per abolire la legge darebbe anche inizio a una guerra totale con i partiti di sinistra che hanno sostenuto l’idea. La von der Leyen fa i conti degli alleati rimasti per non perdere il potere.
“Il Green Deal non è morto. Ma dovremo vedere cosa porteranno le prossime settimane”, ha affermato Michael Bloss, un eurodeputato verde tedesco. “Se ci sono maggioranze in cui sono coinvolti partiti di destra, il passo indietro è una possibilità”.
Von der Leyen proporrà ora un secondo mandato alla guida del ramo esecutivo dell’UE, che richiederà il sostegno del Parlamento europeo. Per arrivarci, cercherà di costruire una coalizione di partiti di centrosinistra e PPE. Ma se perdesse anche solo una manciata di seggi da quei partiti, potrebbe non ottenere la maggioranza di cui ha bisogno. Ciò significa che potrebbe cercare di trattare con i Verdi o con l’estrema destra.
Germania e Francia: fra auto elettrica e realtà
Dramma della sinistra pro elettrico in Germania e Francia. I tedeschi hanno considerato la pace, la sicurezza sociale e l’immigrazione questioni decisive per il loro comportamento elettorale. Il cambiamento climatico, che occupava il primo posto nel 2019, è sceso al quarto posto, anche se due terzi delle persone hanno affermato di temere che il riscaldamento globale possa distruggere i loro mezzi di sussistenza.
In Francia, i Verdi hanno si aggirano intorno alla soglia del 5% necessaria per assicurarsi un seggio al Parlamento europeo. Alla festa dei Verdi a Bruxelles, la gente è scoppiata in applausi e applausi quando sono arrivati i sondaggi francesi: un momento significativo, dato che stavano celebrando una sospensione dell’esecuzione, non una vittoria.
Le preoccupazioni per le devastanti ricadute del cambiamento climatico, contro il termico e pro auto elettrica, semplicemente non stanno guidando l’agenda politica come hanno fatto quando l’Ue ha tenuto le ultime elezioni nel 2019. Il capogruppo del Ppe a Strasburgo, Manfred Weber, ha recentemente detto a Politico: “Siamo il partito dell’industria, siamo il partito delle aree rurali, siamo il partito degli agricoltori d’Europa”. La sconfitta dei Verdi, soprattutto in Francia e Germania, sembra far leva proprio sulle insofferenze del del mondo industriale rispetto ad alcune lacune delle politiche europee sul clima.
Abbiamo scherzato: retromarcia
Adesso i politici cosa diranno? Abbiamo scherzato, retromarcia? Prima hanno aperto le porte alla Cina, poi le Case occidentali hanno investito miliardi nell’elettrico, e ora si torna indietro. Che caos. Forse di potevano ascoltare i consumatori prima, che dicevano: amiamo il termico, anche usato. L’avvento dell’elettrico non c’è stato, né fra i privati né nel noleggio. Senza bonus, vendite delle macchine a batteria in picchiata. Chissà, magari ci sarà lo slittamento al 2040/2045 con la clausola di revisione del 2026. A settembre 2023 il numero uno Renault, Luca de Meo, sosteneva: “Il tema della review è un coltello a doppio taglio. Se ti siedi sull’idea che nel 2026 si possa tornare indietro, ti fermi, perdi tre anni e sei morto. Se vai in una direzione unica e non hai un piano B, sei morto lo stesso. Noi siamo abituati ad avere due o tre scenari strategici. E abbiamo scelto di essere competitivi sull’elettrico pur avendo un piano B. Ma poi come definisci il successo dell’elettrico? Il 13-15% attuale di quota di mercato in Europa, come lo valuti? Se tu non hai flessibilità vai contro un muro”.
Ed eccoci al punto: immaginiamo che al 30 giugno del 2026 uno arrivi e dica “Oh, sapete la notizia? Abbiamo scherzato”. “Ma io ho messo 20 miliardi di euro su quest’affare, che faccio, li prendo e li cancello dal bilancio così? Questa cosa è partita, mettetelo tutti quanti in testa – ha detto il manager italiano -. Quello che diciamo è che il mondo non potrà essere tutto bianco o tutto nero, ci saranno dei grigi, ci saranno dei colori”. Per quello de Meo parla di neutralità tecnologica, di apertura ad altre soluzioni, “perché abbiamo bisogno di avere un business che stia in piedi, come d’altro canto hanno fatto i cinesi, che mica hanno vietato i motori termici. Del resto, ha anche un senso il passaggio all’elettrico. Non si tratta solo della questione dell’anidride carbonica, ma anche di quello della qualità dell’aria, un problema soprattutto delle aree densamente popolate”.
I cinesi osservano, stupiti
Col ripensamento, con la retromarcia, i top manager… sprizzeranno gioia da tutti i pori: vedranno svanire miliardi di euro di investimenti nell’elettrico, per i quali non ci sarà ritorno economico nei tempi previsti. Intanto, i cinesi ringraziano. Godendosi lo spettacolo.
Scenari fra auto elettrica e termica
Per varie paure, tra cui quella di perdere consenso elettorale e altro a cascata, magari modificheranno qualche parametro. Oppure faranno slittare la data del bando. Le nazioni che hanno la capacità di produrre l’energia dalle fonti rinnovabili, andranno ancora sulla strada del full electric. Costi ciò che costi. Con politiche per disincentivare l’uso di auto termiche. E dare l’addio ai carburanti. L’alternativa è un cambiamento radicale: ogni nazione si regola come crede col termico, purché si rispettino le omologazioni moderne a basso impatto inquinante.
La Cina preme quei politici Ue
Ora i politici Ue sono sotto pressione con sollecitazioni provenienti da tutte le parti. Risulteranno capaci di resistere? La Cina esorta l’Ue a chiudere il prima possibile l’indagine sui sussidi statali ai veicoli elettrici made in China. Obiettivo: evitare di danneggiare la stabilità della cooperazione economica e commerciale bilaterale. Nonché le catene di approvvigionamento industriale. Il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian non sa se dovrà fronteggiare dazi del 10-25%. Comunque sia, ecco la seconda parte fondamentale del suo discorso: Pechino non resterà a guardare, adotterà tutte le misure necessarie per difendere con fermezza i suoi legittimi diritti e interessi, perché “l’essenza dell’indagine è il protezionismo commerciale”. Fa sorridere, ma tant’è: lezioni di liberismo politico ed economico dal Partito Comunista Cinese a parecchi politici Ue.
Cosa dice la legge e come fare retromarcia sull’elettrico
La legislazione approvata prevede l’obbligo per nuove vetture e nuovi veicoli commerciali leggeri di non produrre alcuna emissione di CO2 dal 2035: zero termiche e solo elettriche. Emissioni allo scarico: del ciclo vita nessuno parla, non esiste. L’obiettivo è quello di ridurre del 100% le emissioni di questi tipi di veicoli rispetto al 2021. Gli obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni per il 2030 sono stati fissati al 55% per le autovetture e al 50% per i furgoni.
Entro il 2025, la Commissione presenterà una metodologia per valutare e comunicare i dati sulle emissioni di CO2 durante tutto il ciclo di vita delle auto e dei furgoni venduti sul mercato.
Entro dicembre 2026, la Commissione monitorerà il divario tra i valori limite di emissione e i dati reali sul consumo di carburante ed energia. Inoltre, la Commissione presenterà una metodologia per l’adeguamento delle emissioni di CO2 specifiche per i costruttori. Qui potrà esserci la svolta.
Prima deroga: esenzione totale per chi produce meno di 1.000 nuovi veicoli l’anno. Seconda: i costruttori con un volume annuo di produzione limitato (da 1.000 a 10.000 nuove autovetture o da 1.000 a 22.000 nuovi furgoni) possono avvalersi di una deroga sino alla fine del 2035. Con cadenza biennale, a partire dalla fine del 2025, la Commissione pubblicherà una relazione per valutare i progressi compiuti nell’ambito della mobilità a zero emissioni nel trasporto su strada.
Cosa succederà alle attuali auto con motore a combustione? Sarà possibile continuare a guidare una delle auto in circolazione. Le nuove regole non impongono che entro il 2035 tutte le auto in circolazione siano a emissioni zero. Queste regole non riguardano le auto in circolazione. Poiché la vita media di un’auto è di 15 anni, dal 2035 dobbiamo iniziare, per consentire che entro il 2050 tutte le auto diventino CO2 neutrali dal punto di vista climatico. Ma il prezzo dell’usato ha fatto e farà ancora più boom. Sarà ancora possibile acquistare e vendere automobili d’occasione a benzina o diesel e rifornirle di carburante dopo il 2035. Tuttavia, il costo totale di proprietà (carburante, manutenzione, acquisto e assicurazione) potrebbe aumentare.
Le bizzarre parole di Adina Ioana Valean, commissario uscente Trasporti Ue
Adina Ioana Valean, una politica rumena, deputata europea dal 2007, dal 1º dicembre 2019 commissaria europeo uscente per i Trasporti della Commissione von der Leyen, dice di aver ottenuto risultati tangibili. Lo ha dichiarato dopo le elezioni Ue. Problema: non dice quali risultati. Meno emissioni? Su quali report scientifici si basa?